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I pediatri a Milano curano più di 1000 bambini a testa

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Ad avere gli ambulatori più affollati è l’Alto Adige, dove i pediatri si devono prendere cura mediamente di 1.263 piccoli pazienti a testa, poi il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia, rispettivamente con 1.207 e 1.092. Dopo c'è la Lombardia, appunto, con 1.065. A Milano la mancanza di pediatri è anche più grave. Che sta succedendo al servizio sanitario nazionale?

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Più dell’80% si è specializzato più di 23 anni fa. Due terzi sono donne

In alcune aree di Milano si è arrivati addirittura a quota 1.400, in altre si è vicini, ma in generale in tutta la Lombardia e nel Nord Italia il numero di bambini che ognuno dei medici pediatri deve gestire è spesso ben sopra la media nazionale e i massimali teorici di legge. Così in occasione delle epidemie di influenza, come quella piuttosto pronunciata che in questo periodo sta colpendo l’Italia, l’emergenza della carenza di specialisti torna al centro dell’attenzione mediatica.

Lo strano caso dei pediatri di Milano

Secondo i dati ufficiali contenuti nell’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale, aggiornato al 2020, per una volta non è la sanità del Nord a presentare dati migliori. Ad avere gli ambulatori più affollati, infatti, è l’Alto Adige, dove ogni specializzato in pediatria si deve prendere cura di 1.263 piccoli pazienti, e poi il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia, rispettivamente con 1.207 e 1.092. Dopo c’è la Lombardia, appunto, con 1.065, ma è a Milano che la mancanza di pediatri è più grave.

È invece la Puglia la regione in cui vi sono meno bambini per professionista, 835 per la precisione. È quindi quella in cui, potremmo dire, i più piccoli sono assistiti meglio. Come si vede dalla nostra infografica poi vengono Molise, Emilia Romagna, Umbria, con rispettivamente 839, 857 e 880 under 15 a carico di ogni pediatra.

Quanti sono i pediatri a Milano e regione per regione

Complessivamente in Italia i pediatri sono 7.285, Naturalmente in Lombardia vi è il numero maggiore, 1.153, di cui 340 nell’Ats di Milano e solo 120 in città, mentre nel Lazio, la seconda regione più popolosa, sono in tutto 772, e in Campania, la terza, 739.

Stiamo parlando in realtà solo dei pediatri di libera scelta, quelli di famiglia per intenderci. Sono coloro che lavorano (anche) per il Ssn per garantire assistenza gratuita a tutti i minori tra 0 e 14 anni. I genitori dei bambini fino a 6 anni, infatti, devono obbligatoriamente selezionare uno specialista di fiducia, mentre per i 6-14enni è facoltativo: madri e padri possono scegliere se saranno seguiti ancora da questo oppure dal medico di base.

I pediatri totali, invece, sono quasi 24mila, ma la grande maggioranza esercita solo privatamente. Sono coloro ai quali ci si rivolge quando, come accade sempre più di frequente, quello di famiglia non è disponibile e non risponde alle chiamate, in particolare durante i picchi epidemici.

In dieci anni sono diminuiti del 5,6%

Per comprendere meglio la situazione conviene dare un’occhiata a come i numeri sono cambiati nel tempo. Esattamente 10 anni prima dell’ultima rilevazione, nel 2010, i pediatri di libera scelta italiani erano in tutto 7.718. Vuol dire che in un decennio c’è stato un calo del 5,6%. La riduzione non è stata omogenea sul territorio nazionale, è stata più pronunciata nel Mezzogiorno, per esempio in Sicilia, dove si è passati da 820 a 693, per un decremento di ben il 18,3%.

Nel Nord le cose sono andate diversamente. In Emilia Romagna c’è stato un aumento, da 595 a 612, mentre a Milano e in Lombardia i pediatri sono scesi di una sola unità, da 1.154 a 1.153.

C’è però la demografia che giunge in aiuto, per così dire, del Servizio Sanitario Nazionale. La crisi delle nascite negli ultimi 10 anni è stata feroce, e ha fatto calare la quantità di bambini residenti in Italia più di quello dei pediatri. Basti pensare che i minori fino ai 14 anni erano nel 2010 8,5 milioni e nel 2020 sono diventati 7,7 milioni, il 9,4% in meno.

Questo vuol dire che il numero di assistiti per pediatra è sceso mediamente dai 1.026 di allora ai 970 di due anni fa. È una diminuzione accentuata dal fatto che il segmento più interessato da queste prestazioni mediche, quello di chi ha tra 0 e 4 anni, ha visto un crollo demografico ancora maggiore, di circa il 20%.

I pediatri sono sempre più vecchi, e tra poco in tanti saranno in pensione

Questi dati solo apparentemente possono essere consolatori, però, perché siamo di fronte a un imminente grande esodo verso la pensione dei pediatri, che lasceranno sguarnite Milano, Roma e le grandi città dove il calo demografico è meno pronunciato.

Secondo la Federazione Italiana delle Associazioni e Società Scientifiche dell’Area Pediatrica (Fiarped) nei prossimi 4 anni quasi il 50% di coloro che smetteranno di lavorare non sarà sostituito da nuove leve.

Del resto l’Annuario del Sistema Sanitario mostra come nel 2020 ben 5.880 professionisti su 7.285, l’80,7%, avesse un’anzianità di specializzazione di più di 23 anni, ovvero più di 50 anni di età anagrafica. Nel 2010 erano solo 3.163, il 41%.

Questo rapidissimo invecchiamento dei medici pediatri è quindi ancora più veloce della diminuzione del numero dei nuovi nati e molto presto farà sentire i propri effetti.

La speranza per il futuro della pediatria risiede nelle donne

Il raddoppio dei posti disponibili nelle specializzazioni deciso in seguito alla pandemia è uno degli strumenti che il Governo ha messo in campo per ovviare a questa emergenza. Se il tracollo previsto nei prossimi anni sarà almeno in parte frenato da nuovi specialisti in pediatria, sarà però anche merito delle donne.

Solo il 33% dei pediatri italiani infatti è di genere maschile, in ulteriore calo rispetto al 36,3% del 2010, ed è a Milano e in Lombardia che la percentuale di pediatri di sesso femminile è maggiore, ben il 77,9%.

Se la sempre maggiore quota di ragazze che decide di intraprendere la carriera medica deciderà di indirizzarsi ancora più che in passato verso questa specializzazione forse vi sarà qualche speranza per l’assistenza sanitaria dei più piccoli.

I dati si riferiscono al 2020
Fonte: Ministero della Sanità