Elettromagnetismo

I nuovi limiti del 5G alla verifica del territorio

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L'adozione della rete di nuova generazione 5G pone al centro il ruolo delle ARPA e del controllo dei limiti elettromagnetici

“L’ingresso nell’era del 5G ha rappresentato una scelta strategica per il nostro Paese. Il tutto in linea con gli investimenti previsti dal PNRR per l’innovazione in tutti i settori economici” le parole di Patrizia Catenacci, Direttore Generale, Ministero delle Imprese e del Made in Italy. 

“Il MASE prevede ingenti investimenit per modernizzare tanti scenari, come quelli dei catasti. Questo per semplificare la comunicazione con gli operatori di settori e i comuni, anche per l’installazione degli impianti e strumenti di controllo. Il progresso tecnologico deve essere accompagnato, non bloccato” lo ha detto Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Da 6 a 15 volmetro. Questo è lo spostamento dei limiti di emissione che entreranno in vigore entro questo mese, per amplificare l’adozione del 5G. Ma cosa comporta tutto ciò? “A 26 anni dal decreto 381 del 1998, l’Italia ha deciso di mettere mano ai limiti di esposizione delle emissioni radio” spiega Nicola Pasquino, Professore di Misure Elettriche ed Elettroniche, Università di Napoli Federico II. “Ad oggi, non ci sono limiti europei ma solo uno studio del 1999 con le raccomandazioni. Ci sono però linee guida aggiornate al 2020, che sono coerenti con le precedenti, a dimostrazione di come la ricerca abbia tratto conclusioni idonee”. L’Italia, come ricorda il Professore, è stata celere nell’adottare le nuove raccomandazioni. Del resto, la Commissione Scientifica su Salute e Rischi Emergenti, ha lavorato proprio in tale direzione: capire come l’esposizione ai campi elettromagnetici possa o meno avere un effetto alla lunga. “Deve essere sviluppato un sistema nazionale di monitoraggio dei campi, a cui partecipino tutti gli attori coinvolti. Dalle ARPA alle pubbliche amministrazioni locali, coordinate dall’ISPRA”.

L’innalzamento dei limiti comporterà che gli operatori di telefonia possano modificare la loro rete per riempire lo spazio che si sarà venuto a creare tra i voltmetro. “È importante che le agenzie, soprattutto in questo tempo, possano continuare a eseguire un controllo periodico, come facciamo noi” sostiene Sara Adda, ARPA Piemonte. “C’è una parte previsionale e di valutazione preventiva che rappresenta un lavoro fondamentale dell’ARPA anche a supporto della salute dei cittadini”. Le ARPA  si occupano di tutte le matrici ambientali: acqua, suolo e campi elettromagnetici. Un tema di interessa è il filone operativo, a diretto contatto con il territorio, ossia il controllo delle emissioni. Le caratteristiche tecnologiche del 5G hanno un impatto diretto sulla popolazione.

Il motivo? “Il fascio di irraggiamento, non dipendente dalla presenza degli utenti sul territorio, si passa ad un sistema con fasci che indirizza invece il segnale laddove serve, ossia verso i dispositivi” spiega Daniele Franci, ARPA Lazio. “Il vero tratto di discontinuità è che il 5G può localizzare fasci ad alto guadagno che puntano nelle direzioni degli utenti connessi alla rete. Abbiamo quindi un effetto deterministico da analizzare, valutando l’esposizione durante casi d’uso realistici”. Per Franci, bisogna cambiare il paradigma delle esposizioni, che cambia radicalmente dal 4G al 5G.

Quali saranno le conseguenze degli innalzamenti è una domanda priva di sorprese. I controllori, nel corso degli anni, hanno collaborato con enti e istituti per arrivare ad uno sviluppo armonico ed equilibrato della rete. “Abbiamo sempre visto il lavoro sui limiti come un’opportunità per rispettare al meglio il mondo circostante” sottolinea Giuseppe Marsico, Head of Non-ionizing radiations unit, ISPRA. “L’Italia ha una situazione eterogenea, a macchio di leopardo, nonostante si cerchi di avere sempre un livello di controllo puntuale sui livelli di radiazione su tutte le aree. I controlli ci sono, saranno ulteriormente effettuati a dimostrazione dell’assenza di rischi per la popolazione”.