Key4biz

I veri numeri di TIM. Semestrale oscurata dalla rete unica, ma il progetto va in salita

tim-ritardi-fibra

La presentazione dei numeri relativi al primo semestre 2020 è stata in qualche modo oscurata dalla irrituale intrusione a due tempi del governo, prima con una lettera a firma dei ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli e poi con una telefonata del premier Giuseppe Conte, che ha inevitabilmente attratto l’attenzione di tutti sul progetto di rete unica.

Numeri allarmanti

Prima di parlare di quest’ultima, ritorniamo però sui numeri della semestrale presentati due giorni fa.

Sono numeri allarmanti. 

Se si confronta il primo semestre del 2019 con il primo semestre 2020, si hanno questi risultati:

Se si guarda il livello di indebitamento, i dati destano ulteriori apprensioni

Se si fa poi un confronto tra il solo secondo trimestre 2020 con il secondo trimestre 2019 di TIM, si hanno:

Il progetto di rete in fibra ad alto rischio di realizzazione e con una previsione di tempi lunghi

Se dai numeri ci spostiamo ai progetti strategici, il quadro desta più di qualche interrogativo.

In cima alla lista c’è, ovviamente, il Progetto di rete in fibra, ad alto rischio di realizzazione e con una previsione di tempi lunghi (al netto del dibattito sulla rete di queste settimane che tende a drogare l’argomento).

Figura poi la valorizzazione della partecipazione in Inwit (l’accordo con Ardian), che consente di generare cassa sul momento, ma non renderà più in futuro e non risolve le criticità strutturali.

Tim-Google

C’è poi la partnership per i servizi Cloud con Google. Di questa partnership si è a lungo parlato, ma spesso a sproposito. L’accordo è infatti ridimensionato, rispetto alla narrativa corrente, e il ruolo di TIM è solo di supporto alla vendita di Google.

Infine, c’è l’offerta vincolante di Tim Brasile, con Vivo e Claro, per le attività mobili del Gruppo Oi, ma in questo caso non è chiaro come si finanzia l’investimento per l’acquisizione.

Come si vede, numeri di semestrale deludenti e zone d’ombra non irrilevanti sui progetti strategici.

Se, infine torniamo al dibattito sulla rete, tutto rientra nelle nebbie della ridda di ipotesi compulsive degli ultimi giorni, in cui può succedere tutto o il contrario di tutto, a dispetto delle dichiarazioni formali.

L’attesa attraverso la società unica della rete di nuove risorse dal Ricovery Fund?

Da una parte l’asse Conte-Gualtieri spinge per una rete unica centrata sul ruolo di TIM, che è da tempo in attesa di ricapitalizzazione, prevedibilmente con l’attesa attraverso la società unica della rete di nuove risorse dal Ricovery Fund. In tal caso sarà necessaria una consistente presenza pubblica, ma nella conference call con gli analisti l’amministratore delegato ha specificato ripetutamente che la maggioranza sarà assicurata a TIM. In questo caso, la rete andrebbe ad un soggetto verticalmente integrato e l’operazione sarà inevitabilmente azzerata dalla Commissione Europea.

Va anche considerato che, stando alle ricostruzioni odierne della Reuters, TIM conferirebbe alla nascente società (nella quale potrebbero confluire Open Fiber con CDP) la rete primaria (dalla centrale al cabinet) e la rete secondaria (dal cabinet all’utente finale, un segmento quasi sempre in rame e cementato).

Secondo Reuters l’intera operazione servirebbe a finanziare gli investimenti necessari al passaggio della rete TIM dal rame alla fibra entro il 2025

Ma da quando in qua si finanziano con soldi pubblici gli investimenti di società estere, a fronte della presenza di società italiane e pubbliche di valore ben maggiore che operano nello stesso settore? 

Come è possibile immaginare la diluizione di un pesce più grande, con reti ad alto tasso tecnologico, in un pesce più piccolo, con reti fatte di tecnologie superate?

Occhi puntati al 31 agosto, ma non solo…

Sono questi i temi su cui il dibattito si concentrerà nelle prossime settimane, con la consapevolezza che entro il 31 agosto succederà poco o nulla, nonostante le dichiarazioni di facciata. E quando dovesse accadere qualcosa a favore di una rete centrata su TIM, questa dovrà essere notificata in AGCOM, che a sua volta dovrà promuovere una apposita Analisi di mercati, sui cui risultati dovrà poi aprire una consultazione. A gioco chiuso il tutto dovrà poi essere inoltrato a Bruxelles, che boccerà il controllo della rete in capo ad un operatore verticalmente integrato. Ancora oggi TIM controlla al 48% il mercato delle linee fisse, ma controllare il 100% sarebbe insostenibile, tanto più se quelle linee si vendono poi ad altri operatori con cui parallelamente si compete sull’offerta al dettaglio.

Exit mobile version