qatar 2022

I mondiali Rai puntano sullo streaming

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Ma Rai non ha effettivamente motivo di preoccuparsi più di tanto per lo share soprattutto per l’impianto delle piattaforme web di streaming, ovvero per l’Italia RaiPlay, che in qualche modo “nascondono” il vero numero di spettatori complessivi.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Ride la Rai – almeno a giudicare dai comunicati stampa – nel comunicare i primi dati sugli spettatori dei mondiali di calcio in Qatar, la vera “chicca” sportiva visibile in chiaro in questo 2022. I motivi per essere pessimisti non erano pochi: il periodo, per la prima volta invernale invece che estivo; gli orari dei match, sparsi durante tutta la giornata in mesi che non sono di vacanza; le numerose polemiche legate alla scarsa attenzione ai diritti civili del Paese ospitante; e in particolare l’assenza – purtroppo ormai cronica – dell’Italia dalla competizione, che di sicuro alla stessa Rai ha dato parecchio fastidio, visto che i diritti per la trasmissione del mondiale sono costati una cifra tra i 150 e i 160 milioni di euro, necessari per battere la concorrenza delle altre parti interessate, in primo luogo Amazon, Sky e Mediaset (quattro anni fa Mediaset se li era aggiudicati per 78 milioni di euro).

Share in calo, ma c’è l’effetto Rai Play

Ciononostante, secondo l’azienda i dati permetterebbero alla televisione nazionale di cantare vittoria. Secondo l’ad Carlo Fuortes, questa sarebbe «la dimostrazione che mandare in onda queste partite rientra senz’altro tra i compiti del servizio pubblico. Questi mondiali stanno raccontando a tutti gli italiani, giorno dopo giorno, gli appassionanti cambiamenti in atto nel mondo del calcio con tutti i risvolti sociali, economici e politici a livello planetario».

In realtà le cose, almeno a giudicare dai primi turni dei gironi, non stanno proprio così, visto che lo share medio si aggira intorno al 22% contro il 26,6% di Mediaset ai tempi del mondiale in Russia. Ma Rai non ha effettivamente motivo di preoccuparsi più di tanto, non solo per le peculiarità evidenziate prima ma soprattutto per l’impianto delle piattaforme web di streaming, ovvero per l’Italia RaiPlay, che in qualche modo “nascondono” il vero numero di spettatori complessivi.

Rai: il calcio col telefonino

Se questo non è il primo mondiale in streaming, è di certo quello con più spettatori che, invece di accendere la tv in salotto, si collegano coi loro device allo streaming tv (anche se i mondiali sono in chiaro, su SOSTariffe.it è possibile trovare tutte le offerte per vedere chi offre commenti e contenuti aggiuntivi, come gli approfondimenti di DAZN).

Proprio a causa del programma particolarmente frammentato, avere uno smartphone o un tablet a disposizione (magari per guardarsi un pezzo di partita in pausa pranzo, o mentre si aspetta la metropolitana) fa la differenza, e infatti la Rai rimarca soprattutto lo share “tradizionale” per i match serali. I dati di RaiPlay sono molto buoni: all’inizio della competizione, dallo scorso 20 novembre al 24, ci sono stati 18 milioni di di visualizzazioni, 12,8% delle quali per le dirette e 5,2% con l’on demand.

A farla da padrone tra le categorie di dispositivi più utilizzati c’è appunto il telefonino: lo smartphone è utilizzato per guardare il mondiale dal 57% di chi si collega a RaiPlay, in particolare i giovanissimi (i ragazzi tra i 15 e i 24 anni hanno contribuito per il 23% alle visualizzazioni totali, e sono così risultati la fascia di età più interessata ai contenuti online). In cinque giorni, RaiPlay ha raddoppiato le sue visualizzazioni nella giornata media, e i dati sono destinati a migliorare ancora man mano che dai gironi si entra nelle fasi finali della competizione.

E, se qualche settimana fa si era parlato del successo di Twitch e della BoboTV di Christian Vieri, Daniele Adani, Antonio Cassano e Nicola Ventola, il mondiale ha fatto registrare una piccola rivincita – o, meglio, una possibilità di ibridazione a cui prestare attenzione: il programma sportivo più seguito sui social è infatti sbarcato sulla Rai con la “BoboTV – Speciale Qatar”, senza sacrificare la sua immediatezza (22 puntate da 4 minuti circa dopo le partite).

Streaming e confini, non è tutto rose e fiori

Certo: altre volte, i punti d’incontro tra la televisione tradizionale e lo streaming sono un po’ più difficoltosi. Ne sanno qualcosa i 40.000 tifosi di altri Paesi – al di fuori dall’Italia, non sempre c’è per la visione del mondiale in chiaro – che si sono collegati a un canale YouTube pensando che si trattasse di una diretta della sfida tra Germania e Giappone, come indicava il titolo, e si sono invece ritrovati a guardare una partita in streaming di FIFA 23, il popolare videogame calcistico (“trucco” che avrà permesso al proprietario del canale di guadagnarsi qualche centinaio di dollari di pubblicità).

E, su un piano meno goliardico, ci sono ripercussioni più serie dovute proprio alla pervasività dello streaming: gli spettatori della qatariota TOD TV (di proprietà di beIN Sports Media Group) in Arabia Saudita si sono visti comparire un avviso che li informava dell’inaccessibilità della rete, per via delle relazioni non propriamente cordiali tra i due Stati: l’Arabia Saudita si fece capofila di un boicottaggio nel 2017 contro il Qatar, accusandolo di finanziare gli islamisti, essere troppo legato all’Iran e finanziatore di Al Jazeera. E per qualche giorno è durata la voce secondo la quale la Cina stava offuscando le immagini dei tifosi senza mascherina ripresi durante le partite, in un momento particolarmente delicato per le nuove restrizioni anti-Covid che in patria hanno provato diversi disordini.

Il 4K e il futuro della pubblicità

Lo streaming non aiuta forse a fare la pace tra i popoli, ma di sicuro la passione per il calcio, a quanto sembra, ha contribuito a far superare perplessità sul mondiale in Qatar. È merito anche della tecnologia e della maggior ampiezza di banda ormai disponibile a milioni di spettatori: negli Stati Uniti, dove le partite della Coppa del Mondo sono trasmesse dalla Fox (quindi a pagamento, a parte il periodo di prova gratuita che possono sfruttare i nuovi utenti), le partite vengono trasmesse in 4K nativo (e non in 1080p upscaled, com’era accaduto per il cinquantaquattresimo SuperBowl tra le proteste degli appassionati). E il 4K c’è anche in Rai, anche se non su RaiPlay: il canale televisivo Rai 4K, grazie all’Hybrid Broadcast Broadband Tv, la tecnologia ibrida che aggiunge ai canali diversi servizi digitali. E con tutte queste novità, c’è da aspettarsi che la raccolta pubblicitaria cominci a puntare sempre di più sullo streaming e sulle smart tv.