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I mercati degli NFT, un futuro di regole e standard?

di Paolo Zagaglia, Professore di Economia Unibo |

Né i mercati degli NFT né quelli delle criptovalute sono attualmente soggetti a regole specifiche: la fiducia regna da padrona in assenza di un soggetto che possa tutelare tutte gli interessi congiunti di tutte le parti coinvolte nelle transazioni.

La fiducia in un mercato non regolamentato

In un precedente articolo, abbiamo suggerito che le scelte di natura tecnica coinvolte negli scambi di NFT possono creare rischi per le parti coinvolte. Se link che punta all’opera digitale che acquisto tramite un NFT si ‘rompe’, potrei perdere l’accesso esclusivo all’opera per il quale ho pagato. Non facciamoci ingannare: in assenza di termini o norme che allocano responsabilità precise a soggetti chiaramente delineati, la ‘fiducia’ tra chi vende e chi acquista è la forza centrale che permette di concludere le transazioni. Ed è logico aspettarsi che questa ‘fiducia’ coinvolga anche la piattaforma di marketplace sulla quale avvengono gli scambi. Se non mi fido di ciò che Ebay farà con le informazioni personali che metto a disposizione nel momento in cui acquisto o vendo qualsiasi oggetto, sceglierò di acquistare o vendere altrove.

Criptovalute ed NFT: le dimensioni della fiducia

Si potrebbe dire che le dimensioni economiche della fiducia sono legate alla dimensione di un mercato. L’agenzia Reuters riporta che le transazioni di NFT hanno raggiunto un controvalore pari a 2.5 miliardi USD nella prima metà del 2021 (https://www.reuters.com/technology/nft-sales-volume-surges-25-bln-2021-first-half-2021-07-05/). La stampa ha anche riportato diversi casi di singole transazioni per controvalori di decine di milioni USD. Ora mettiamo i mercati degli NFT in un contesto più ampio: i mercati delle criptovalute sono valutati per più di 2 trilioni USD al momento.

Proprio ad inizio Settembre 2001, Gary Gensler – presidente della Security and Exchange Commission – ha ammonito il mercato delle criptovalute: un’industria valutata per 2 trilioni USD è troppo grande per operare al di fuori di qualsiasi quadro regolamentare specifico.

Al di là delle dichiarazioni ufficiali – o meno – da parte di ‘potenziali’ regolatori, né i mercati degli NFT né quelli delle criptovalute sotto attualmente soggetti a regole specifiche: la fiducia regna da padrona in assenza di un soggetto che possa tutelare tutte gli interessi congiunti di tutte le parti coinvolte nelle transazioni.

I legami tra cripto e NFT da una prospettiva regolamentare

Le nostre considerazioni fanno sorgere due domande rilevanti. La prima è la seguente: qual’è il principale punto in comune tra i mercati delle cripto e degli NFT secondo l’ottica di un potenziale regolatore? Possiamo leggere tra le righe dei recenti commenti di Gensler. E’ logico aspettarsi che all’aumentare del valore delle transazioni, aumenterà anche la litigiosità giuridica tra le parti quando il fallimento degli aspetti tecnici delle transazioni comporta perdite finanziarie. Tutto questo può accadere soprattutto in mercati basati su una dirompente forza tecnologica, che può portare operatori di mercato ‘storici’ a scomparire. E’ divertente come l’espressione ‘to disrupt markets’ venga spesso utilizzata da fondazioni o società che hanno creato le infrastrutture di blockchain.

La seconda domanda: la regolamentazione dei mercati delle criptovalute può avere un impatto sui mercati degli NFT? Riteniamo di si, per ragioni di diverso ordine ed importanza. Innanzitutto, le transazioni degli NFT avvengono tramite infrastrutture blockchain, sulle quali si basano anche – e soprattutto – gli scambi in criptovalute. Le criptovalute stesse vengono utilizzate direttamente nelle transazioni di NFT. Dotare un regolatore di poteri chiari può significare assegnargli la possibilità di intervenire in mercati indirettamente collegati con quelli che sono oggetto primario di attenzione. Allo stesso tempo, se un regolatore viene dotato di un mandato con poteri di intervento in un mercato precedentemente non regolamentato, può avere incentivi ad intraprendere azioni ad ampio raggio per stabilire la propria reputazione.

E se i mercati degli NFT si auto-regolamentassero?

Se la litigiosità tra le parti mettesse in pericolo l’esistenza del mercato stesso, ci si potrebbe aspettare che gli attori di mercato si adoperino per mettere in piedi meccanismi a tutela della stabilità del mercato stesso. Per esempio, ci si può aspettare che vengano proposti ed adottati standard comuni di scambio e gestione degli NFT nel tempo. Questi standard possono riguardare anche la sicurezza dei dati, quindi dei token e delle opere digitali.

Chi offre l’infrastruttura tecnologica è il naturale candidato per porsi la questione della standardizzazione verso la protezione delle controparti di mercato. Si tratta di società che siedono su una parte dell’Atlantico o del Pacifico. Quindi, tipicamente al di fuori dei confini dei paesi Europei.

Ma questa prospettiva può divenire importante anche per chi siede nel lato della domanda della tecnologia. Ci riferiamo a coloro che creano e vendono opere virtuali o NFT. E le opere virtuali possono nascere anche da opere ‘reali’, tangibilmente reali. Pensiamo al direttore del museo che decide di creare un NFT su un’opera pittorica in disponibilità presso la propria struttura. Tutto ciò può coinvolgere – direttamente o indirettamente – anche gli operatori dell’arte in un paese – come l’Italia – che gode di un enorme patrimonio artistico e culturale. Nel paese del ‘bello’, sarebbe ‘bello’ se i settori privato e pubblico non aspettassero l’intervento dei legislatori e dei regolatori pubblici.