La recente ondata di licenziamenti annunciata da Amazon ha avuto un impatto significativo sul cuore tecnico dell’azienda: gli ingegneri.
Secondo quanto riportato da CNBC e basato su documenti ufficiali statali, quasi il 40% delle oltre 4.700 posizioni eliminate riguarda ruoli tecnici, tra cui sviluppatori software, ingegneri senior e figure di livello intermedio.
Questi licenziamenti, che si inseriscono in un piano di ridimensionamento aziendale da oltre 14.000 tagli, rappresentano la più profonda ristrutturazione della forza lavoro nei 31 anni di storia di Amazon.
La riorganizzazione riflette una strategia guidata dall’amministratore delegato Andy Jassy, volta a snellire la struttura interna, rimuovere livelli gerarchici e accrescere l’agilità operativa, con l’obiettivo dichiarato di rendere Amazon ‘la più grande startup del mondo’.
Sebbene l’AI non venga indicata come causa diretta di questa riduzione, viene sottolineato che la tecnologia sta ridefinendo l’efficienza aziendale, migliorando i processi e influenzando indirettamente la composizione della forza lavoro.
Beth Galetti, responsabile delle risorse umane, ha evidenziato in una comunicazione interna che questa ‘generazione di AI’ rappresenta una trasformazione simile all’avvento di Internet.
Tuttavia, Amazon precisa che l’obiettivo non è sostituire le persone con macchine, ma ridurre l’inerzia decisionale interna. I tagli hanno toccato anche altri settori come cloud, pubblicità, retail, dispositivi e gaming.
Parallelamente, Amazon sta investendo nello sviluppo di propri strumenti AI come la piattaforma di coding assistito Kiro, segnando un cambio di paradigma nel modo in cui l’azienda immagina e costruisce i suoi prodotti.
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Le offerte di lavoro nel settore tech sono diminuite di un terzo rispetto all’era pre-pandemica
Una nuova analisi condotta da Indeed mette in luce un declino sostanziale delle opportunità occupazionali nel settore tecnologico: le offerte di lavoro sono diminuite di circa un terzo rispetto ai livelli pre-pandemia.
La ricerca, aggiornata fino al 31 ottobre, indica che le assunzioni per ruoli chiave come analisti di dati e specialisti IT sono calate rispettivamente del 13% e del 9% su base annua.
Laura Ullrich, direttrice della ricerca economica presso Indeed Hiring Lab, evidenzia che questo rallentamento è dovuto in parte all’eccessivo reclutamento post-pandemico, ma anche all’adozione crescente dell’AI.
Quest’ultima, pur non avendo causato il crollo, ne sta frenando il recupero. I grandi fornitori tecnologici come AWS, Intel e Microsoft hanno ristrutturato le proprie strategie aziendali, spesso accompagnandole da licenziamenti massicci, indicando l’AI come fattore centrale di trasformazione.
I ruoli entry-level risultano i più colpiti, soprattutto quelli associati a termini come ‘developer’ o ‘analyst’. L’automazione resa possibile dall’AI riduce la domanda per mansioni ripetitive e di basso livello, influenzando negativamente le prospettive occupazionali per i neolaureati o per chi è alle prime armi nel settore tech.
Nonostante ciò, secondo Ullrich la richiesta di competenze tecniche rimane cruciale per l’intero ecosistema economico.
Le competenze IT continuano ad avere un valore trasversale, suggerendo che la domanda, pur evolvendosi, non si estinguerà. Il messaggio chiave resta quello di non cedere al pessimismo, poiché la trasformazione digitale, guidata anche dall’AI, richiederà ancora ampiamente talenti tecnologici.


