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AI, maxi ondata di licenziamenti e ristrutturazioni aziendali. La fine dei lavori d’ufficio?

Le grandi aziende statunitensi stanno drasticamente riducendo il numero di impiegati white-collar, con ondate di licenziamenti che riflettono un cambiamento strutturale del mercato del lavoro alimentato dall’adozione crescente dell’AI.

Amazon ha recentemente annunciato il taglio di 14.000 posizioni aziendali, UPS ha eliminato 14.000 ruoli manageriali in meno di due anni e Target ha ridotto di 1.800 unità il personale d’ufficio.

Anche aziende come GM, Rivian e Booz Allen Hamilton hanno avviato ridimensionamenti, mentre centinaia di migliaia di ex dipendenti si affacciano a un mercato del lavoro stagnante e ostile. Le cause di questa trasformazione sono molteplici: oltre alle pressioni degli investitori per una maggiore efficienza, i costi crescenti e le incertezze politiche, l’adozione dell’AI è una delle leve principali.

Le tecnologie automatizzate stanno progressivamente sostituendo professionisti nei settori contabili, finanziari e delle risorse umane.

Aziende come Chegg e SBI segnalano incrementi di produttività abbinati a tagli fino all’80% dei team tecnici, grazie all’impiego di AI capaci di scrivere codice e gestire processi complessi. Il fenomeno colpisce in particolare ruoli qualificati e retribuiti, lasciando molti lavoratori esperti senza alternative concrete.

La fiducia nel trovare un impiego di qualità è in calo, e i neolaureati faticano a ottenere il primo incarico.

Le testimonianze raccolte descrivono sacrifici personali estremi, come il ricorso ai risparmi pensionistici e la perdita della casa, mentre altri sono costretti a ripiegare su lavori a bassa specializzazione.

L’AI, pur offrendo nuove opportunità in settori come costruzioni, sanità e ospitalità, sta ridefinendo le regole del mercato professionale, riducendo drasticamente le prospettive per la classe media intellettuale americana.

Sam Altman afferma che OpenAI avrà un vero ricercatore AI entro il 2028

Sam Altman ha annunciato che OpenAI prevede di raggiungere un traguardo rivoluzionario entro il 2028: creare un ricercatore AI pienamente autonomo e capace di condurre progetti scientifici complessi.

Secondo Altman, il progresso dei sistemi di deep learning sta accelerando a tal punto che entro il 2026 l’azienda potrebbe già disporre di un assistente di ricerca a livello di stagista.

Il progetto è stato illustrato durante una diretta streaming che ha coinciso con la trasformazione ufficiale di OpenAI in una public benefit corporation, una mossa che consente maggiore flessibilità finanziaria pur mantenendo un impegno etico nella ricerca.

Jakub Pachocki, capo scienziato di OpenAI, ha chiarito che il futuro ‘ricercatore AI’ sarà in grado di portare a termine, in modo del tutto indipendente, studi di grande portata.

Tale ambizione si fonda su due strategie chiave: l’innovazione algoritmica continua e l’espansione drastica del cosiddetto ‘test time compute’, ovvero il tempo computazionale dedicato alla risoluzione di problemi.

Attualmente i modelli AI riescono già a competere con esseri umani in contesti come le Olimpiadi Matematiche Internazionali, ma OpenAI mira a prolungare notevolmente l’orizzonte temporale di ragionamento dei modelli, anche impiegando interi data center su singoli problemi scientifici.

Con un investimento infrastrutturale stimato in 30 gigawatt, pari a un impegno finanziario di 1,4 trilioni di dollari, l’azienda punta ad accelerare l’innovazione in ambiti come medicina, fisica e ingegneria.

La struttura non-profit di supporto, OpenAI Foundation, manterrà il 26% del controllo e un fondo di 25 miliardi per progetti con impatto sociale, in particolare la cura delle malattie.

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