il racconto

I geopodcast dei Paesaggi Umani, ultima puntata

di Spiro Corfiota |

In una densa settimana, dal 4 al 13 dicembre, il progetto "Paesaggi Umani. Distillare storie dalle geografie per una mappa parlante" per Contemporaneamente di Roma Capitale, si è concentrato sullo "spettacolo della città": quel valore che emerge dalle storie inscritte nelle geografie urbane.

In una densa settimana, dal 4 al 13 dicembre, il progetto “Paesaggi Umani. Distillare storie dalle geografie per una mappa parlante” per Contemporaneamente di Roma Capitale, si è concentrato sullo “spettacolo della città”: quel valore che emerge dalle storie inscritte nelle geografie urbane.

All’ex Mattatoio di Testaccio si è esplorato l’EcoMercato del cibo etico con la Rete Per la Terra incontrando una performance di Mariella Fabbris in cui degustare acciughe in dodici modi diversi.

Il giorno dopo il walkabout (esplorazione radionomade) è al Pio Sodalizio dei Piceni, nel prezioso chiostro di S. Salvatore in Lauro, rilevando i paesaggi umani delineati dall’impronta picena data da Papa Sisto V (di cui ricorre il 13 dicembre il Cinquecentenario dalla nascita) focalizzando la figura di Raffaele Fabretti, “principe della romana antichità” (il primo sovrintendente ai beni culturali) che fu protagonista del Seicento romano, consigliere sia di tre Papi (in particolare di Alessandro VIII con cui risiedette al Quirinale) sia di Cristina di Svezia. In questo contesto è stata ripresentata (dopo la prima edizione di Paesaggi Umani) un’operazione di performing media: l’animazione digitale (realizzata con un sistema di Intelligenza Artificiale da Nuvola Project , con un lavoro ben più sottile dell’effetto deep fake, attraverso un morphing attoriale) del ritratto della “Regina di Roma” (come fu riconosciuta Cristina di Svezia dal popolo romano) e dei quadri parlanti di Sisto V e Raffaele Fabretti.

La mattina dell’8 dicembre si va a Tordinona per dedicarci a un altro “nume tutelare” di Roma, Paolo Ramundo, scomparso nello scorso agosto. E’ stato una straordinaria anima rivoluzionaria, insegnò a “riprenderci la città”. Lì dove campeggia il murales dell’ “Asino che vola” (ideato da Ramundo, durante la lotta per la casa negli anni Settanta), viene presentato il progetto visionario dell’Oculus, sviluppato con Nanni Morabito, che delinea oggi una prospettiva per il Distretto Artigiano che sta rinascendo proprio in quella periferia al centro di Roma. 

A San Lorenzo si va alla prima Casa dei Bambini della Montessori, parlando della battaglia alla povertà educativa del sindaco Nathan nel 1907. E poi parliamo di come questo sia stato il primo quartiere a ribellarsi ai fascisti nel 1922 durante la Marcia su Roma. 

Un walkabout psicogeografico è quello ispirato al paesaggio sospeso dell’attesa, seguendo quell’approccio per cui una parola chiave ci sollecita a porre uno sguardo sui luoghi che si attraversano. Un esercizio che abbiamo avviato anni fa con l’attrice-autrice Consuelo Ciatti, seguendo alcune suggestioni rese da Samuel Beckett, maestro dei paradossi urbani, come “rifiuti” al Centro Raccolta di Cinecittà (misurandoci con “Giorni felici”) e “desolazione” interpretando un frammento di “Cascando” al Roxy bar della Romanina (dove ci si rivoltò alla prepotenza dei Casamonica).

Venerdì 10 dicembre il walkabout scorre  lungo l’Acquedotto Felice per ripercorrere la memoria di Don Sardelli, con Matteo Amati, uno dei maggiori protagonisti dell’agricoltura sociale in Italia, che nel 1971 affiancò Don Roberto nella lotta alla povertà educativa in quella che fu considerata la Calcutta d’Europa. Ascoltiamo, estratti in podcast dal docufilm “Non Tacere” di Fabio Grimaldi, titolo anche del libro collettivo che testimomia l’esperienza della “scuola di strada” detta 725, per il numero della baracca in cui si sviluppò quell’esperienza nel 1968. 

Il pomeriggio dello stesso venerdì s’incontra Marco Baliani, il maestro del teatro di narrazione, in cui si parla di come la tensione politica rivoluzionaria forgiò poetiche inedite. Ciò vale anche per il walkabout di sabato ad Acilia dove si è ripercorsa la memoria della sua infanzia, messa in forma nel romanzo “Nel regno di Acilia”. 

Domenica all’Antiquarium di Lucrezia Romana,si narra una delle  storie più significative di Roma. E’ quella di Lucrezia, moglie di Collatino,  di cui abbiamo evocato la storia del suo suicidio dopo lo stupro subito dal figlio di Tarquinio il superbo. Ciò accade attraverso i versi che gli dedicò William Shakespeare, in un poema che rese famoso quel sacrificio che nel V secolo a.c. determinò la rivolta dei romani contro il re etrusco per cui nacque la Repubblica. Si è fatta parlare Lucrezia in un quadro animato da un tocco artigiano di intelligenza artificiale messo a punto da Nuvola Project. 

L’ultima mossa è al Quirinale, nel giorno del compleanno di Sisto V che segna il 500nario der “papa tosto”, nel luogo che ha fatto diventare sede istituzionale e che ha visto la fine dei suoi giorni. Lungo il percorso si innervano più chiavi di lettura, dall’impronta di Sisto V all’importanza di una percezione contemporanea per riconoscere il Quirinale come ” la casa degli italiani”, grazie all’operazione “Quirinale contemporaneo” in cui accanto alle vestigia secolari si combinano opere d’arte contemporanea e di raffinato design. 

Un focus è individuare gli appartamenti in cui risiedeva Raffaele Fabretti nel 1689. Monsignor Fabretti è stato una figura chiave del XVII secolo romano: è il trait d’union tra l’impronta picena di Sisto V un secolo prima e l’evoluzione del Barocco, seguendo da vicino Cristina di Svezia nella configurazione dell’Arcadia. E’ con lei, considerata la Regina di Roma, che portò a Roma la “Atene del Nord”, la prima Accademia Reale delle Scienze che poi fu concepita come Arcadia. 

Alla fine Nuvola Project presenta delle cartoline che funzionano come marker per una Realtà Aumentata che fa parlare Raffaele Fabretti. 

Questa visita istituzionale di Urban Experience al Quirinale ha scandito l’avvio del 500nario di Sisto V. Un vero e proprio primo passo pubblico per aprire uno sguardo prospettico sul Papa che rifondò Roma dopo essere stata devastata, come mai nella sua storia di declini, mezzo secolo prima, dai Lanzichenecchi nel 1527. Una violazione di una gravità tale che qualcuno associa a quel cinismo disincantato ormai congenito dei romani.