L'indagine

Hot web e ‘malattie informatiche trasmissibili’, 50% italiani contrae malware su siti a luci rosse

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In media, i nostri connazionali guardano contenuti per adulti cinque volte alla settimana e uno su cinque (21%) usa il proprio dispositivo di lavoro per accedere a siti pornografici. Uno su dieci non usa nessun tipo di ‘protezione’ informatica.

Nell’ecosistema digitale esistono “malattie informatiche trasmissibili”, tramite virus e malware. Basta entrare in un sito web per adulti e guardarsi un contenuto pornografico per mettere a repentaglio il proprio pc, laptop, tablet e smartphone.

Un adulto italiano su due circa, il 49%, è vittima di un virus informatico dopo aver visualizzato contenuti per adulti online. In media, i nostri connazionali guardano contenuti per adulti cinque volte alla settimana e uno su cinque (21%) usa il proprio dispositivo di lavoro per accedere ai contenuti pornografici.

Sono i dati contenuti in una recente indagine condotta da Kaspersky Lab, che ha coinvolto 1.000 adulti, secondo cui quattro italiani su dieci (39%) credono di rimanere al sicuro dai virus semplicemente usando la modalità di navigazione in incognito per guardare contenuti per adulti.

Molti inoltre si vergognano e tre utenti su dieci (28%) tendono a incolpare parenti o amici dell’infezione contratta dopo aver visitato siti per adulti.

Il problema vero è che l’8% degli intervistati ha dichiarato di navigare in modo non sicuro, non avendo installato alcuna soluzione di sicurezza internet sui propri dispositivi. La stessa percentuale crede erroneamente di essere al sicuro navigando su siti per adulti via tablet o smartphone, pensando che questi device non possano essere infettati.

Motivo per cui, come per le malattie trasmissibili per via sessuale nel mondo fisico, anche in quello digitale il meccanismo è lo stesso: se non ti proteggi da navigazione insicura in questo tipo di ambienti ad alto rischio, potresti infettare con un virus informatico il device del tuo partner e quelli dei tuoi famigliari.

Nel 2017 abbiamo identificato almeno 27 varianti di malware per PC specificatamente pensati per cercare le credenziali dei siti a pagamento di contenuti per adulti. Questo genere di siti è interessante per i cyber criminali perché hanno un elevato numero di utenti che possono essere presi di mira e che saranno meno disposti a riferire l’infezione per non dover spiegare come l’hanno contratta”, ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab.

Con 323.000 bug malware scoperti, progettati per il furto d’identità, la corruzione dei file e il ricatto, è sempre più importante che gli utenti adottino comportamenti sicuri online e prendano le giuste precauzioni”.

Le minacce più diffuse sui siti web per contenuti pornografici sono trojan, malware diffusi tramite sistema drive-by download, soluzioni di click-jacking, bot di Tinder, cat phishing, ransomware, classici worms, pomware, spyware e i tradizionali anti virus ovviamente falsi.

Nel 2016, tanto per avere un’idea della minaccia informatica di cui parliamo, sono stati rubati oltre 72 milioni di set di credenziali di account privati per siti web destinati ad un pubblico adulto. Tali blocchi di dati sono stati poi rivenduti in rete e comunque resi pubblici. Nel dettaglio, questi dati sono stati sottratti illecitamente da Cams.com (62,6 milioni di account), da Penthouse.com (7,1 milioni), da Stripshow (1,42 milioni), da xHamster (380 mila) e da Brazzers (791 mila).

Un’azione criminale di grandi proporzioni, che comunque non include quella condotta in grande stile contro AdultFriendFinder, che portò alla razzia di 400 milioni di set di credenziali relative agli account degli utenti.

Navigare da rete mobile, come erroneamente creduto da tanti utenti italiani del web, non ci mette al riparo dai cyber criminali e infatti, nel 2017, oltre 1,2 milioni di utenti in tutto il mondo hanno contratto malware proprio guardando contenuti pornografici online via smartphone/tablet.

I mobile malware sfruttano proprio tali siti a luci rosse per attrarre nuove potenziali vittime