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Hong Kong e Singapore, smart cities da 1 miliardo di dollari

L’Asia nel suo complesso è uno dei mercati più importanti per le tecnologie e i servizi ‘smart cities’. Secondo un Rapporto di Navigant Research, gli investimenti in tali soluzioni nel Sud-est asiatico, supereranno gli 11 miliardi di dollari entro il 2023.

Il Governo della Città di Hong Kong ha annunciato quest’anno una spesa in progetti smart city di oltre 1 miliardo di dollari, con particolare attenzione alle imprese della manifattura digitale, al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, ai trasporti di nuova generazione.

Una settantina di milioni di dollari saranno destinati proprio ai servizi per l’innovazione sociale e l’inclusione delle fasce di cittadinanza più deboli e povere, tra cui principalmente gli anziani. Poco meno di un miliardo di dollari sarà investito in automazione/robotica, mentre 25 milioni di dollari andranno ai trasporti intelligenti e ai sistemi per la gestione del traffico.

La Città di Singapore, inoltre, ha annunciato lo scorso mese la nascita di una nuova piattaforma servizi per le smart cities. Si tratta della Global Environment Facility (GEF) platform, che nei prossimi 5 anni sarà in grado di mobilitare risorse per oltre 1,5 miliardi di dollari.

Coordinata dalla Banca mondiale, la piattaforma Gef è supportata dalle Nazioni Unite e da altri network internazionali per lo sviluppo urbano sostenibile, tra cui C40, Iclei e 100 Resilient Cities.

Hanno già chiesto l’adesione alla Gef 23 città di grandi e medie dimensioni. L’iniziativa è tesa a condividere soluzioni e informazioni tra le municipalità coinvolte e i consorzi di imprese, centri di ricerca e associazioni, con particolare attenzione ai big data e la sostenibilità economica e ambientale dei progetti.

Singapore come Hong Kong hanno deciso di sostenere una crescita più eco-compatibile, che tenga conto della salute dei cittadini, cercando di sviluppare tecnologie e soluzioni che siano in grado di avviare la low-carbon economy in tempi più rapidi, che consentano il taglio della CO2 e dei gas climalteranti, senza dimenticare una gestione più efficace delle risorse idriche e dei rifiuti, e una maggiore efficienza energetica (con ricorso crescente alle fonti energetiche rinnovabili).

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