Cinema

Hollywood VS Silicon Valley, la resa dei conti agli Oscar 2019

di |

Ecco perché quest’anno l’Academy non e’ chiamata semplicemente a decidere i migliori film del 2018, ma l’intera natura del cinema del futuro.

Da sempre considerati l’evento più importante dell’anno, la cerimonia di questo Febbraio si prepara ad essere forse uno dei momento più importanti nella storia del cinema. Quest’anno, infatti, l’Academy non e’ chiamata semplicemente a decidere i migliori film del 2018, ma l’intera natura del cinema del futuro.

Con il calo degli incassi al BoxOffice e l’ascesa dei servizi di streaming, l’industria cinematografica e’ giunta ad un bivio storico. Al centro di questo bivio, come e’ possibile immaginare, si trovano Netflix e il ruolo dello streaming nel cinema.

Negli ultimi anni il colosso della silicon valley ha investito decine di miliardi di dollari in contenuti cercando di ritagliarsi uno spazio nella Hollywood che conta; e quest’anno sembra aver finalmente ottenuto quel che stava cercando. Roma , il capolavoro in bianco e nero di Alfonso Cuaron ed interamente prodotto da Netflix, ha infatti ricevuto 10 nominations agli oscar tra cui miglior regia, miglior film, miglior film straniero e miglior fotografia, Nominations che sanno già di vittoria per lo streamer considerando che Ted Sarandos, Chief Content Officer di Netflix, ha sfidato tutte le leggi della distribuzione cinematografica per ottenerle.

La distribuzione di Roma nelle sale è stata infatti tutt’altro che ortodossa; il film è stato rilasciato in cinema noleggiati da Netflix stessa, e’ stato reso disponibile in streaming solo tre settimane dopo la prima proiezione e nessun dato è stato ancora pubblicato riguardo ai suoi incassi.

Le ragioni per queste scelte sono abbastanza chiare ad Hollywood. Roma per Netflix non è mai stato un progetto per il BoxOffice ma piuttosto una prova di forza. Anche e soprattutto perché il business model di Netflix non si basa sui guadagni da sala ma sugli abbonamenti mensili al suo servizio streaming.

La distribuzione di Roma è invece stata volta solamente a garantire l’eleggibilità del film per le nominations degli Oscar mantenendosi pero’ all’interno dei paradigmi operativi dello streaming; basti pensare che numerose catene di distribuzione hanno scelto di boicottare la proiezione del film stesso sapendo che Netflix lo avrebbe reso disponibile sulla sua piattaforma on-line dopo solo 3 settimane (generalmente le catene cinematografiche richiedono tre mesi dalla prima proiezione).

Con 15 miliardi di dollari messi a budget per la produzione di contenuti nel 2019, Netflix sta infatti cercando di attirare verso i suoi studios i nomi più importanti del mondo del cinema. Un’operazione che sarebbe praticamente impossibile se lavorare con Netflix significasse non essere considerati dall’Academy.

Tuttavia, le nominations sono arrivate e Netflix ha vinto la sua prima battaglia. La cerimonia di quest’anno dimostra infatti che Netflix e il cinema possono coesistere ed un eventuale vittoria aprirebbe le porte a partecipazioni finora inimmaginabili tra il grande schermo e lo streaming.

Ma il rapporto tra Netflix ed il cinema di domani non e’ l’unico interrogativo che potrebbe trovare risposta nella cerimonia di questo Febbraio. Hollywood sta infatti cercando di capire anche quale sarà il ruolo di Disney (17 nominations) nel prossimo futuro.

La nomination di “Black Panther” per il miglior film sono state un passo molto importante per l’Academy infatti. Il film e’ il primo esempio di un lungometraggio sui supereroi che viene nominato per la statuetta più ambita, un raro caso di film capace di vincere il botteghino ed il plauso della critica ed una totale eccezione sul tipo di film che funzionano nel cinema occidentale. Con i suoi $1,37 miliardi di dollari in tutto il mondo ed un cast quasi interamente nero, Black Panther ha letteralmente riscritto molte delle regole di Hollywood.

Considerando che l’acquisizione della Fox (20 nominations agli Oscar quest’anno) sembra essere ad un passo, e’ facile vedere come Disney si stia preparando ad assumere una nuova posizione ad Hollywood. Da sempre relegata ai soli film di animazione, lo studio di Burbank sembra adesso essere pronto ad assumere un ruolo da leader nel cinema di domani. Un ruolo che potrebbe essere doppiamente fondamentale quando si dovrà decidere se il grande schermo e lo streaming potranno convivere.

Così come Netflix sta cercando di entrare nelle grazie dell’Academy, Disney sta infatti cercando di entrare nel mondo del digitale. Con un streaming service interamente suo previsto per questo autunno, Disney ha deciso di entrare in un mercato in cui nessun altro, tra gli studios storici di hollywood, si e’ ancora azzardato ad entrare. Ed anche se, a differenza di Warner Brothers e Universal, Disney ha già dichiarato esplicitamente di non essere interessata ad accorciare le finestre tra le uscite teatrali e quelle di casa, e’ vero anche che alcuni film originariamente previsti per l’uscita teatrale – come un remake di “Lilly e il vagabondo” – sono stati adesso spostati sulla piattaforma digitale in arrivo, Disney +.

E chiaro quindi come, tra Netflix e Disney, le scelte dell’Academy quest’anno potrebbero rappresentare un vero e proprio spartiacque nella storia del cinema, segnando la fine del grande schermo come lo abbiamo sempre conosciuto e l’inizio di un nuovo avvincente capitolo