Hacking: lo spazio come nuovo fronte della guerra ibrida
Per anni le infrastrutture satellitari sono state considerate semplici strumenti tecnici. Oggi, nel pieno delle tensioni geopolitiche globali, lo spazio è diventato un asset strategico critico. Cyberattacchi, interferenze elettroniche e attività di spionaggio colpiscono sempre più spesso satelliti e stazioni di terra, inserendo la dimensione spaziale al centro della guerra ibrida. Lo scrive Politico.eu in un’analisi
Il punto di svolta è stato il 2022, quando un cyberattacco alla rete satellitare Viasat ha coinciso con l’invasione russa dell’Ucraina, mostrando in modo brutale quanto la sicurezza delle comunicazioni spaziali sia vulnerabile.
Groenlandia e Artico: infrastrutture sensibili e colli di bottiglia
In questo contesto si inserisce il progetto in corso a Kangerlussuaq, in Groenlandia, dove la società lituana Astrolight, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), sta costruendo una nuova stazione di terra basata su comunicazioni laser. L’obiettivo è scaricare grandi volumi di dati satellitari in modo più rapido e sicuro.
La mossa risponde a una criticità evidente: circa l’80% del traffico dati spaziale europeo viene oggi scaricato in un’unica località, Svalbard, area sensibile dal punto di vista geopolitico e vicina a interessi russi e cinesi. Ancora più grave, la stazione dipende da un solo cavo sottomarino, già danneggiato più volte. Un’interruzione, anche accidentale, comprometterebbe l’accesso a sistemi chiave come Galileo e Copernicus.
Hacking, più resilienza e meno dipendenza dall’estero
La Commissione europea ha lanciato l’allarme: lo spazio è sempre più “conteso”. Di qui la corsa degli Stati membri a rafforzare la resilienza delle infrastrutture e a ridurre la dipendenza da tecnologie straniere, attraverso nuovi strumenti normativi – come lo Space Act – e investimenti mirati.
Il messaggio politico è chiaro: l’autonomia strategica europea passa anche dalla capacità di proteggere i propri satelliti, civili e militari, da interferenze esterne.
IRIS²: la risposta europea all’“effetto Musk”
Il progetto simbolo di questa ambizione è IRIS², la futura costellazione europea di comunicazioni sicure, pensata per competere con Starlink di Elon Musk. L’invasione dell’Ucraina ha evidenziato quanto le comunicazioni strategiche europee dipendano oggi da infrastrutture private extra-UE.
IRIS² dovrebbe garantire connessioni veloci, criptate e certificate, rendendo inutili eventuali intercettazioni. Tuttavia, il sistema non sarà operativo prima di quattro anni, lasciando nel frattempo l’Europa in una fase di vulnerabilità.
Chi comanda la difesa spaziale?
Se sul piano tecnologico l’Europa accelera, sul piano della governance restano nodi aperti. La difesa cibernetica e spaziale è spesso divisa tra comandi cyber e spaziali, strutture relativamente giovani e non sempre ben coordinate.
Secondo gli esperti, servono mandati chiari, responsabilità definite e una migliore integrazione tra monitoraggio delle minacce, difesa e capacità offensive. Senza una catena di comando efficace, anche le migliori tecnologie rischiano di essere sottoutilizzate.
L’industria e il “buco nero” della cybersicurezza spaziale
Anche il settore privato fatica a tenere il passo. La cybersicurezza spaziale non è ancora riconosciuta come settore autonomo: i satelliti finiscono per essere classificati sotto categorie diverse (ambiente, media, internet), rendendo più difficile valutare i rischi e reagire agli incidenti.
Inoltre, molte soluzioni di cybersecurity pensate per reti terrestri non sono direttamente applicabili allo spazio, dove aggiornamenti, latenza e accesso fisico pongono limiti strutturali.
