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Guida ai modelli di business dell’azienda del futuro

Il futuro delle aziende passa sempre di più dall’impiego dell’Intelligenza Artificiale e di dispositivi IoT: questi potenti strumenti tecnologici, che costituiscono la base di ogni processo di transizione digitale in ambito enterprise, hanno il potenziale di rivoluzionare i modelli di business già esistenti e generarne altri.

Da vent’anni Neosperience guida le aziende nel cambiamento grazie a prodotti e servizi di ultima generazione nell’ambito della Process Innovation e della Digital Customer Experience.

Grazie alla nostra conoscenza dello scenario attuale abbiamo individuato quattro principali nuovi modelli di business, che in sinergia con gli strumenti tecnologici ad essi collegati consentono alle aziende di implementarli e utilizzarli al meglio.

Smart factory: l’industria intelligente

Integrando il digitale nell’ambito di tutte le attività operative, le industrie hanno la possibilità di massimizzarne l’efficienza. Le tecnologie IoT (Internet of Things) favoriscono l’interconnessione tra tutti gli impianti, i sistemi e i macchinari industriali,

Grazie all’IoT ogni fase delle attività di un’industria, dalla progettazione del prodotto fino all’utilizzo finale da parte del cliente, è mappata grazie all’utilizzo di sensori e dispositivi intelligenti: ciò permette di ottimizzare i processi di monitoraggio e controllo.

I dispositivi intelligenti raccolgono infatti  un’ingente mole di dati; grazie all’integrazione con configuratori di prodotto avanzati e potenziati dall’Intelligenza Artificiale, è possibile convertire questi ultimi in informazioni utili per migliorare e ottimizzare processi e risorse materiali.

Le tecnologie IoT consentono alle aziende di diminuire gli errori di progettazione in corso d’opera, andando ad agire laddove i dati raccolti segnalano un problema. Permettono quindi di migliorare la qualità finale, aiutando a prevenire difetti e dunque ridurre sprechi e consumi.

L’integrazione tra il mondo digitale e il mondo fisico dell’azienda con il controllo costante dei macchinari consente infine di ottimizzare la logistica interna, grazie al tracciamento in tempo reale dello stoccaggio e della spedizione, con un ritorno di investimento tangibile durante l’intero processo di distribuzione.

Platformization: verso un ecosistema aperto

Le aziende possono fare tesoro delle tecnologie digitali per superare la dicotomia tra produttore e consumatore: prende così vita la nuova figura del prosumer.

Il prosumer è il fulcro di un ecosistema esteso che connette persone, imprese e risorse, al fine di creare valore condiviso tra tutti i partecipanti: la platformization, termine che indica la possibilità per le aziende di fare riferimento a una piattaforma aperta anche a consumatori e fornitori esterni.

Grazie alle questo nuovo modello di business le aziende possono aumentare i flussi di conoscenza in entrata per mezzo della partecipazione a community virtuali di risorse esterne che favoriscono l’innovazione scambiando servizi e informazioni.

Si passa quindi da un’economia di scala a un’economia di rete, in cui il valore creato per ogni utente dipende in primis dal numero totale dei partecipanti alla stessa.

In quest’ottica il consumatore passa dall’essere utilizzatore passivo del bene o servizio a co-ideatore e co-produttore dello stesso: parteciperà in maniera attiva non più solo al consumo, ma anche alle attività di progettazione, produzione e distribuzione.

Il platform business model permette in questo modo alle aziende di ridurre costi e rischi d’impresa: all’impiego delle limitate risorse aziendali si aggiunge infatti il contributo delle risorse illimitate dell’ecosistema ad essa connesso.

Servitization: dal prodotto al servizio (e viceversa)

Già da tempo le aziende hanno compreso un insegnamento importante: affiancare la vendita di servizi aggiuntivi alla vendita del prodotto fisico permette di fidelizzare del cliente e apre alla possibilità di ottenere nuove fonti di profitto.

Questo principio si concretizza nell’associazione di servizi come l’installazione, l’assistenza post-vendita, la manutenzione e la riparazione (add-on hardware) o aggiornamenti software che si appoggiano al bene fisico per migliorare l’esperienza d’uso del prodotto (add-on software).  

La transizione digitale ha dato alle aziende un’opportunità inedita e promettente: la vendita di servizi in sostituzione alla vendita di beni fisici.

In questo consiste la servitization: un modello di business che considera everything as-a-service. La servitization va di pari passo con il modello di business ad abbonamento: che si tratti di software, hardware, servizi o dati, la scelta è quella di monetizzare il valore anziché la proprietà.

la tecnolgia diventa allora la leva per offrire servizi sempre più distintivi: il cliente vedrà ridotti, grazie alla formula dell’abbonamento, costi e rischi legati alla proprietà e all’uso del bene, ma sarà anche invogliato a pagare di più, in virtù della flessibilità dei costi variabili che caratterizzano il modello pay-per-use.

Grazie alla possibilità di costruire con i clienti legami di valore, l’azienda potrà generare nuovi ricavi a lungo termine, che apriranno le porte all’aumento di produttività, sicurezza e affidabilità del servizio a fronte di costi di produzione ridotti.

Come conseguenza della servitization l’azienda fabbricherà beni più duraturi, riciclabili o riutilizzabili al termine del loro utilizzo, in un’ottica di riduzione dei costi di produzione oltre che di green economy.

Data-driven business: dal dato al ricavo

Le aziende devono saper gestire l’enorme quantità di dati che hanno a disposizione al fine di migliorare processi, prodotti e Customer Experience.

Le tecnologie digitali rivoluzionano la Customer Experience sia nei momenti di interazione commerciale tra azienda e cliente (prevendita, vendita e post-vendita), sia sui canali di contatto fisico, digitale e phygital.

Per le aziende è diventato ormai imprescindibile adottare un approccio multicanale, arrivando dove possibile all’omnicanalità, ovvero alla gestione interconnessa di ogni touchpoint.

Anche nel B2B, infatti, i clienti tendono sempre di più a muoversi tra i canali fisici e digitali e preferiscono occasioni di contatto diretto e personalizzato con l’azienda, interagendo in prima eprsona tramite richieste avanzate sui social network, sul sito Web e su applicazioni.

Un esempio tangibile di multicanalità è lo sviluppo di assistenti virtuali e chatbot utilizzati per offrire servizi di customer care mirati tramite risposte rapide e personalizzate, potenziati dall’Intelligenza Artificiale e da tecniche di linguaggio naturale.

In questo modo le aziende possono incrementare le caratteristiche sia fisiche sia intangibili del prodotto o del servizio che offrono: immagazzinare e analizzare la maggior quantità di dati possibile consente di comprendere al meglio i comportamenti degli utenti per offrire loro l’esperienza più adeguata.

Raccogliendo dati su ogni singolo cliente e comprendendo in profondità i suoi bisogni, le aziende possono realizzare offerte di Customer Experience sempre più personalizzate e mirate e agire in tempo reale sulla customer journey, proponendo per esempio servizi aggiuntivi o complementari o suggerendo la vendita di un servizio al posto di un bene.

La raccolta e l’elaborazione di grandi quantità di dati consente inoltre di prevedere i comportamenti e le richieste dei clienti durante l’intera User Journey, così da progettare in anticipo prodotti e soluzioni innovative o migliorare le funzionalità dell’offerta attuale.

Nel complesso l’ottimizzazione dei processi produttivi in ottica data-driven, unita all’appoggio delle nuove tecnologie, permette alle aziende di ridurre i costi e di dare vita a nuovi ricavi, incentivando così i propri punti di forza in un mercato in continua evoluzione.

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