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Growth hacking, la ricetta del successo di Dropbox

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Dropbox è un caso di scuola molto noto fra gli operatori del settore nell'applicazione delle tecniche di growth hacking, ecco perché.

Vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Dropbox è un caso di scuola molto noto fra gli operatori del settore nell’applicazione delle tecniche di growth hacking: la sua crescita e la fiducia che ha saputo raccogliere da parte del mercato e dagli iscritti al suo servizio lo rendono infatti un esempio di cultura imprenditoriale e digitale capace di sfruttare al meglio la Rete per innovare il proprio settore e conquistarsi una quota di mercato negli anni sempre più significativa sia sul fronte consumer che small business.

In particolare, la capacità che ha dimostrato di premiare l’utente che decida di condividere una cartella con altri utenti grazie all’offerta di più spazio di archiviazione non ha rappresentato, nella diffusione del servizio, un elemento trascurabile: anzi questa è stata una delle leve grazie alle quali ha raggiunto nuovi contatti e, anche grazie alla social proof rappresentata dai propri iscritti, nuovi membri.

Se questa applicazione delle tecniche di growth hacking lo rendono un esempio da studiare, anche sul piano del project management Dropbox merita di essere approfondito. Techcrunch riporta come l’azienda, agli albori della sua attività, non abbia perseguito il classico percorso di perfezionamento del prodotto prima di rivolgersi al mercato, ma abbia saputo mettere in pratica l’approccio orientato al MVP (“Minimum Viable Product”) testando il proprio servizio inizialmente nell’ambito di una mailing list di early adopter per comprenderne i margini di miglioramento e, grazie ad un semplice video dimostrativo, ha poi saputo allargare le sue funzionalità senza perdere la “seamless experience” che intendeva offrire. Un processo di sviluppo che mira ad attestarsi su configurazioni efficaci di per sè, ma propedeutiche a nuove applicazioni è il tratto saliente dell’approccio MVP e Dropbox ne è stata un’applicazione illuminante.

Tale orientamento può essere adottato in molti casi nello sviluppo di un progetto e-commerce, ad esempio:

  • attivando la vendita online solo dopo aver verificato l’efficacia di soluzioni di minor complessità quali la lead generation o il drive to store;
  • introducendo l’e-commerce solo nei confronti di operatori professionali per un’azienda attiva nel mondo b2b;
  • delimitando la vendita online ad utenti profilati grazie all’invio di una newsletter dedicata; 
  • testando le offerte con una landing page ottimizzata e promossa con campagne pubblicitarie specifiche;
  • calibrando la promozione di nuovi prodotti grazie a forme di raccomandazione attente e di cui testare man mano il rendimento.

Come una salita in montagna non ha valore solo con la conquista della vetta, ma con il raggiungimento di alpeggi in quota sempre più elevati, anche l’e-commerce è un processo e la storia di Dropbox invita a considerarlo come un percorso il cui sviluppo deve essere maturato grazie a tappe di per sè significative.…