Il Rapporto

Green economy, per investimenti l’Italia è al 41° posto nel mondo

di |

Migliori posizionamenti per l’Italia: 4 primi posti nella quota raggiunta di rinnovabili sul consumo finale di energia, nel riciclo dei rifiuti speciali, nelle emissioni pro-capite di CO2 nei trasporti e nei prodotti agroalimentari di qualità certificata; 3 secondi posti nell’efficienza energetica per unità di Pil, nella produttività delle risorse e nell’agricoltura biologica.

Sono piuttosto contraddittori i risultati raggiunti dal nostro Paese nel settore della green economy, se confrontanti col resto del mondo. Nella “Relazione sullo stato della green economy 2016 – L’Italia in Europa e nel mondo”, presentata nei giorni scorso alla fiera Ecomondo di Rimini, l’Italia ottiene punteggi altalenanti rispetto agli altri grandi Paesi europei (Germania, Regno Unito, Francia e Spagna).

Lo studio è stato realizzato a patire da 16 indicatori chiave per 8 tematiche strategiche: emissioni di gas serra; efficienza energetica; fonti energetiche rinnovabili; riciclo dei rifiuti e produttività delle risorse; ecoinnovazione; agricoltura biologica e prodotti agroalimentari di qualità certificata; consumo di suolo e siti naturali protetti europei; emissioni di gas serra nei trasporti e peso del trasporto su gomma.

Ad esempio, tra il 1990 e il 2014 l’Italia ha ridotto le proprie emissioni di gas serra di circa il 20%, raggiungendo quindi in anticipo l’obiettivo al 2020, ma nel 2015 tali emissioni hanno subito un incremento improvviso del 3,5%, contro una media europea dello 0,7%, posizionandosi addirittura come peggiore performance tra i big 5 dell’Unione.

Oppure, per quanto riguarda il consumo lordo finale di fonti energetiche rinnovabili, nel 2014 l’Italia (secondo i dati Eurostat) ha raggiunto il 17,1%, dato superiore alla media europea del 16%, ottenendo il 1° posto fra i cinque grandi Paesi europei, seguita da Spagna (16,2%), Francia (14,3%), Germania (13,8%) e Regno Unito (7%), ma nel 2015 si posiziona al 4° posto per investimenti nel settore.

Così anche nell’eco-innovazione dove, secondo l’indicatore Eco-IS (Eco-Innovation Scoreboard), l’Italia si posiziona al di sopra della media Ue 28 al pari con Spagna e Regno Unito, ma in coda a Germania e Francia (Figura 18); nella classifica dei Paesi europei è al 10° posto.

Le start up ecoinnovative in Italia sono 1.365, pari al 23,65% del totale delle start up innovative.

In conclusione, l’Italia continua a ricevere un riconoscimento modesto, da parte degli esperti intervistati nel sondaggio della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, riguardo ai suoi meriti in fatto di green economy, classificandosi 29° sugli 80 Paesi inclusi nel sondaggio GGEI sulla percezione (Global Green Economy Index – GGEI, elaborato per 80 Paesi dal Dual Citizen di Washington DC). Come nelle edizioni precedenti, il marchio verde” italiano sembra continuare ad essere significativamente sottovalutato a livello internazionale.

Nello specifico, sembrano preoccupanti i dati dell’Italia per quanto riguarda la collocazione sul mercato e per gli investimenti. L’Italia si posiziona al 41° posto su 80 Paesi in termini di prestazioni e al 40° nei giudizi degli esperti. Questo ci suggerisce che, mentre esistono i presupposti per una crescita economica green dell’Italia, questi non si traducono nel miglioramento dei flussi degli investimenti e nella vitalità del mercato.