Il Rapporto

Green economy: ecco il Rapporto 2015 sull’Economia circolare in Italia

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Pubblicato il Rapporto ‘Waste End’ di Symbola e Kinexia sull’economia circolare e la gestione intelligente dei rifiuti nel nostro Paese: opportunità di crescita da una gestione sostenibile e innovativa dei rifiuti urbani a vantaggio di imprese, occupati e competitività della nostra economia.

Da una gestione intelligente e sostenibile dei rifiuti possono derivare nuove opportunità di crescita economica per le imprese, tanti posti di lavoro e una maggiore competitività del nostro sistema di produzione nel suo complesso.

È quanto hanno affermato Symbola e Kinexia durante la presentazione del nuovo Rapporto “Waste End. Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy, che presto diventerà anche un progetto a livello nazionale.

Il principio ispiratore è quello adottato anche dalla Commissione europea dell’economia circolare: un modello non più lineare, dalla materia al prodotto al suo smaltimento, ma pensato per potersi ‘rigenerare’.  Che parte dalla progettazione di un sistema più efficiente nell’uso di risorse: con l’utilizzo di fonti e risorse rinnovabili; con chi produce (e anche chi consuma) responsabile dell’intero ciclo di vita del prodotto; con una forte capacità di innovazione e un design di prodotto fatto per durare, per il disassemblaggio, il riciclaggio e il riutilizzo.

Questi gli obiettivi che fissati in ‘Waste End’ per il 2020:

  • ridurre di due terzi i rifiuti avviati in discarica (dal 38% al 12% del totale);
  • raddoppiare la raccolta differenziata (dal 43% all’82%);
  • tagliare il rifiuto urbano residuo indifferenziato ad un terzo (dal 57% al 18%);
  • più che dimezzare l’incenerimento (dal 17% al 7%);
  • aumentare il numero di occupati nella green economy.

Nel ciclo di gestione dei rifiuti si avrebbero, infatti, circa 22.000 occupati in più (+37%), per effetto di una forte crescita nei settori a più alta intensità di lavoro (soprattutto nella raccolta e preparazione al riciclo). Un cambiamento radicale che impatterebbe positivamente sull’ambiente, con meno risorse utilizzate e meno emissioni (fino a 19 milioni di tonnellate di CO2), sulla filiera del recupero, sulla manifattura, ma anche sui cittadini, con una riduzione di circa il 20% del costo di gestione dei rifiuti urbani.

In questo scenario, la capacità industriale di preparazione al riciclo raddoppierebbe da 12 milioni di tonnellate attuali a 24 milioni di tonnellate, il recupero di materia nei processi industriali passerebbe dall’attuale 24% dei rifiuti al 48,5%, il recupero per usi agronomici dal 13% al 30%, mentre il recupero per usi energetici dal 19% attuale scenderebbe al 14%, privilegiando soluzioni meno inquinanti e più innovative.

Basterebbe puntare sulla riduzione dei rifiuti e sul riuso di oggetti e materiali, hanno spiegato Symbola e Kinexia, ad esempio incentivando i prodotti alla spina anziché quelli monouso, spingendo sulla sharing economy, dichiarando guerra all’obsolescenza programmata, promuovendo i centri di raccolta e re-design, introducendo una tariffa sulla base della quantità effettiva di rifiuti prodotti e cancellando gli incentivi sul recupero energetico degli impianti di incenerimento.