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Governo: “Sì allo smart working nelle 6 Regioni a rischio” (Scarica l’informativa sicurezza da inviare all’azienda)

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Non solo nella cosiddetta zona rossa (i 10 Comuni lombardi e uno veneto focolai del coronavirus), ma lo smart working è possibile senza accordo con l’azienda anche nelle 6 Regioni a rischio: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria.

Lo consente il nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri varato ieri per consentire il lavoro da remoto al più ampio numero di persone possibile anche nella zona gialla, per evitare contagi e contenere l’epidemia.

Chi può beneficiare dello Smart working in Emilia-Romagna, Friuli, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria?

Solo i lavoratori subordinati, quindi con un contratto da dipendente sia full-time sia part-time, possono lavorare da remoto nelle 6 Regioni anche senza l’accordo con l’azienda e l’informativa sulla sicurezza del lavoro può essere assolta anche tramite una semplice email, utilizzando questo modulo predisposto dall’Inail.

Inoltre, il Governo nel decreto consente in generale a tutte le aziende con sedi sul territorio italiano di concedere il lavoro agile a chi proviene dalle 6 Regioni considerate a rischio e presenti nella zona gialla.

Sarà possibile lavorare da remoto in questi giorni dell’epidemia fino al 15 marzo 2020, salvo eventuali proroghe.

Smart working? Aumentano i rischi informatici

Lo smart working offre innumerevoli vantaggi: economici, ambientali e sociali. Ma lavorare da remoto offre anche più rischi di violazione e furti di dati aziendali, perché si possono utilizzare propri device. Non a caso nella Pubblica amministrazione in questi giorni è una corsa ai Pc per il lavoro agile, l’ha riferito Consip, la centrale di riferimento per gli acquisti della Pa. Solo la giustizia amministrativa e contabile ha richiesto in convenzione 600 portatili.

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