Pubblicità online

Google, Ue apre inchiesta antitrust. Al centro dell’indagine non solo concorrenza, anche la privacy

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La libera concorrenza nell’Unione europea va tutelata di pari passo alla privacy, perché alla fine si sta parlando di dati personali trattati dalle società del settore, tra cui Google. Ora la Commissione vuole vederci chiaro. Il mercato della pubblicità in Europa vale più di 20 miliardi di euro.

Google sotto la lente dell’antitrust Ue

È ufficiale, con il caso numero AT.40670, la Commissione europea ha avviato formalmente un’indagine antitrust per valutare se Google abbia o meno violato le regole per la libera concorrenza nel mercato dell’Unione con l’obiettivo di favorire i propri servizi pubblicitari online sfruttando la grande mole di dati a sua disposizione.

In particolare, si legge nel comunicato ufficiale della Commissione, il focus dell’indagine sarà centrato anche sui tipi di servizi di inserzione pubblicitaria in rete e sulle soluzioni “ad tech”, cioè le tecnologie pubblicitarie (advertising technologies), tra cui le pubblicità comportamentali (Online Behavioural Advertising) e le offerte in tempo reale (Real Time Bidding) di programmatic advertising.

Le ad tech sono un insieme di applicativi web e mobile per la gestione delle informazioni utili alle campagne pubblicitarie, tra cui ovviamente anche i nostri dati personali. Raccolta ed elaborazione dati avvengono in completa automazione.

Grazie a questo continuo flusso di informazioni pubblicitarie, le aziende del settore individuano sempre nuovi spazi per l’advertising in rete, più rilevanti sia per il mercato, sia per i propri clienti.

Il messaggio della Commissaria Ue Vestager

La Commissione europea vuole capire se Google stia o meno distorcendo e di quanto i livelli di libera concorrenza nel mercato comune, con la conseguenza di limitare enormemente l’accesso al mercato pubblicitario e alle informazioni relative di altri attori e altre aziende.

Google ha già subito una sanzione di 220 milioni di euro in Francia, nell’ambito di un accordo con le autorità francesi di regolamentazione della concorrenza, per archiviare uno dei primi casi antitrust in cui l’azienda era stata accusata di aver abusato della propria posizione dominante nel settore della pubblicità digitale.

I servizi pubblicitari online sono al centro del modo in cui Google e gli editori monetizzano i propri servizi online. Google raccoglie dati da utilizzare per scopi pubblicitari mirati, in tal senso vende spazi e si propone anche da intermediario online. Quindi Google è presente in quasi tutti i livelli della filiera dell’industria dei display online”, ha commentato Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione e Commissario per il digitale.

Siamo preoccupati che Google abbia reso più difficile per i servizi pubblicitari online rivali competere nel mercato advertising. La parità di condizioni è essenziale per tutti supply chain dell’online display advertising. La concorrenza leale è fondamentale, sia per gli inserzionisti che devono raggiungere i consumatori, sia per gli editori che devono vendere il proprio spazio agli inserzionisti, per generare entrate e finanziamenti da investire nella produzione di sempre nuovi contenuti”, ha aggiunto la vicepresidente della Commissione Ue.

La fetta di guadagni in gioco è grande: nel 2019, la spesa per l’online display advertising nell’Unione è stata stimata in circa 20 miliardi di euro.

I presunti illeciti potrebbero riguardare la violazione delle regole per la libera concorrenza delle imprese nell’Unione e il presunto abuso di posizione dominante.

Tutelare libera concorrenza e anche la privacy

La libera concorrenza nel mercato interno dell’Unione va tutelata di pari passo alla privacy, perché alla fine si sta parlando anche di dati personali trattati dalle società del settore, tra cui Google certamente, che devono rispettare le norme previste dal Regolamento europeo per il trattamento dei dati (Gdpr).

L’indagine Ue si concentrerà soprattutto su alcuni elementi chiave per stabilire eventuali violazioni di Google, tra cui: l’obbligo per gli inserzionisti e gli editori di utilizzar i servizi di Google Display & Video o DV360 e/o Google Ads per l’acquisto di annunci display su YouTube; oppure l’obbligo per le stesse categorie di utilizzare Google Ad Manager e ulteriori potenziali limitazioni imposte dal motore di ricerca sul modo sull’acquisto di servizi concorrenti; limitazioni imposte a terzi da parte sempre di Google nell’accesso ai dati personali degli utenti, come identità, comportamento e orientamento.

In risposta all’azione intrapresa da Bruxelles, secondo quanto riportato dall’Ansa, un portavoce del gigante di internet ha commentato: “Migliaia di aziende europee utilizzano i nostri prodotti pubblicitari per raggiungere nuovi clienti e per finanziare i propri siti internet. Scelgono i nostri prodotti perché sono competitivi ed efficaci. Continueremo a confrontarci in modo costruttivo con la Commissione europea per rispondere alle richieste di chiarimento e dimostrare i benefici che i nostri prodotti portano alle aziende e ai consumatori europei“.