L'istruttoria

Google, istruttoria dell’Antitrust francese: “Non ha avviato gli accordi con tutti gli editori”

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Senza il ricorso a un arbitro terzo per decidere l’equo compenso delle news in assenza di accordo con gli editori, i Big Tech decidono con quali media negoziare e quali bannare dalle loro piattaforme, per esempio perché piccoli o anche critici nei loro confronti.

I futuri effetti del tanto decantato modello australiano si vedono già in Francia. Senza il ricorso a un arbitro terzo per decidere l’equo compenso delle news in assenza di accordo con gli editori, i Big Tech fanno quello che vogliono: decidono con quali media raggiungere gli accordi e quali bannare dalle loro piattaforme, per esempio perché piccoli o anche critici nei loro confronti.

Istruttoria dell’Antitrust francese su Google

Così l’autorità francese garante della concorrenza ha aperto un’istruttoria nei confronti di Google per non aver avviato negoziati con tutti gli editori entro tre mesi, come richiesto dall’Authority, e per non aver fornito loro, come indicato dal garante, tutti i dati necessari per concludere l’accordo. Gli editori esclusi, riporta la Reuters che ha dato la notizia in esclusiva, lamentano “l’assenza di buona fede” di Google nel portare avanti i colloqui. 

In Australia la nuova legge non si applicherà a Facebook e Google

La stessa “buona fede” che Facebook ha promesso al governo australiano nell’avviare le trattative con i media locali per raggiungere accordi per il pagamento dei contenuti.  

Grazie all’accordo con il governo di Canberra, a Facebook e Google non si applicherà la nuova legge, se danno un “contributo significativo alla sostenibilità dell’industria dell’informazione australiana”.

In Australia dovrebbe essere approvata questa settimana la legge che obbliga le tech company a pagare le news agli editori, secondo gli ultimi emendamenti, con l’esclusione di Facebook e Google, perché hanno iniziato ad avviare delle trattative con gli editori.

I piccoli media preoccupati

“Questo cambia il disegno di legge in modo significativo”, ha detto alla Reuters il senatore indipendente Rex Patrick, che prevede di votare contro il disegno di legge modificato. Per il senatore “I grandi media potrebbero negoziare con successo con Facebook o Google…mentre tutti i piccoli restano fuori”.

Anche Lee O’Connor, proprietario ed editore del quotidiano regionale The Coonamble Times, sostiene che gli emendamenti favoriscano i grandi gruppi di media.

E se Facebook e Google non concludono gli accordi con tutti gli editori?

E se una volta approvata la legge, Facebook e Google non dovessero poi concludere gli accordi con i media?

Il ministro delle Finanze, Josh Frydenberg, ha detto che darà tempo alle due società di concludere gli accordi, prima di decidere se esercitare “i suoi nuovi poteri”, rassicurando anche che “è rimasto in vigore la soluzione finale dell’arbitrato”. 

Dunque, è troppo presto per dire che il modello australiano è la soluzione per salvare il giornalismo e per garantire a tutti gli editori l’equo compenso per le news usate dai Big Tech sulle loro piattaforme.