All’inizio di questo mese gli utenti di Nest Secure sono rimasti scioccati nell’apprendere che il loro sistema di allarme e sicurezza domestica avrebbe presto supportato i comandi vocali di Google Assistant.
Cerchiamo di capire perché.
Il team di Google qualche settimana fa, aveva annunciato l’introduzione del supporto di Google Assistant per Nest Secure, nota azienda produttrice di componenti smart come termostati, rivelatori di fumo e sistemi per la sicurezza, compresi campanelli e serrature intelligenti, acquistata da Google nel 2014 per 3,2 miliardi di dollari.
Grazie a questa nuova funzionalità gli utenti possono usufruire dei tanti servizi che offre Google Assistant, come la possibilità di ottenere informazioni in tempo reale (condizioni del traffico o il meteo), controllare e gestire attività i dispositivi smart della propria casa.
Tutto davvero molto bello e soprattutto molto utile, ma che ha suscitato qualche domanda da parte degli utenti e dagli esperti di privacy. Nest Secure ha incorporato un microfono che non è mai stato citato nelle specifiche tecniche.
La scheda del dispositivo presente sul sito ufficiale non l’ha mai menzionato, si è solo limitata a elencare le altre caratteristiche riguardanti il tastierino fisico per la disattivazione dell’allarme, il sensore di movimento, la possibilità di funzionare da keypad e l’interazione da remoto con l’applicazione mobile. Lo stesso vale per il materiale informativo presente all’interno della confezione all’atto dell’acquisto.
If @Google‘s @Nest Secure devices really had secret microphones that they hid from consumers, those consumers should probably be forgiven if they don’t trust the company’s after-the-fact promises that it never spied on them. #DontBeEvil https://t.co/sZsFC31zdV via @csoonline
— Tom Zeller Jr. (@tomzellerjr) 20 febbraio 2019
Secondo quanto dichiarato da un portavoce di Google a Business Insider, la società avrebbe commesso un “errore” dicendo che “Il microfono non è mai stato concepito come un segreto e avrebbe dovuto essere elencato nelle specifiche tecniche“, affermando che “il microfono non è mai stato attivo e viene attivato solo quando gli utenti abilitano specificamente l’opzione.”
In questo caso specifico, l’errore di Google è destinato a erodere ulteriormente la fiducia dei consumatori nei confronti delle principali società tecnologiche e del loro impegno per la privacy dei consumatori.