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Global Digital Market: in Italia persi 5,1 miliardi di euro in tre anni

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Il Global Digital Market in Italia ha vissuto una contrazione della spesa pari a 5,1 miliardi di euro in tre anni, passando dai 69,4 miliardi di euro nel 2011 a 64,234 miliardi nel 2014, con una perdita complessiva di 5,1 miliardi di euro in tre anni. E’ quanto emerge dai dati analizzati da Annamaria Di Ruscio, amministratore delegato di NetConsulting cube in occasione dell’Eustema Day 2015. ITcomeITalia: come far ripartire l’Italia?, che si è tenuto ieri a Roma.

Intanto, per il 2015 la società stima una crescita complessiva dell’1% del Global Digital Market italiano a 64,445 miliardi di euro. Ma il tunnel della crisi economica “è molto lungo e non ne usciremo presto – dice l’Amministratore Delegato di NetConsulting cube Anna Maria Di Rusciol’Italia per tornare in termini di PIL ai valori del 2007 dovrà aspettare il 2025”.

Secondo Di Ruscio il ritardo dell’Italia non è solo una questione di banda larga, ma anche di digital skill e di come stiamo utilizzando la tecnologia. L’integrazione della digital technology nel tessuto economico del paese è scarsa. Le aziende dispongono di diverse componenti tecnologiche e siti web, ma concretamente ci fanno pochissimo. Abbiamo bisogno di fare sistema e di abbandonare la logica dei subappalti.

Mercato contratto

Il mercato digitale del nostro paese è contratto, con un gap di circa 23 miliardi rispetto alla Ue. L’incidenza del mercato digitale sul PIL in Italia è pari al 4,7% nel 2014, rispetto alla media del 6,4% nellaUe.

Cosa si può migliorare? “C’è un grande tema che si chiama IoT (Internet of Things) che il Governo sta sottovalutando – dice Di Ruscio – al Cebit di Hannover grandi paesi come Germania e Cina hanno fatto sapere che spendono 700-800 milioni l’anno per l’industria 4.0, un investimento fatto in primo luogo per contrastare l’ondata degli OTT. Anche il nostro paese deve ripartire, perché gli OTT sono già qui e per questo le grandi aziende e la PA non possono fare affari sulla pelle dell’ICT. Basta dire che l’ICT ruba posti di lavoro. Netflix è alle porte, è un grande fenomeno di cambiamento e stimolo, non dobbiamo erigere muri”.

Il quadro

Complessivamente, nel 2014 Global Digital Market italiano ha perso  il 2,1% del suo valore. I maggiori driver di crescita sono stati il Cloud (+37,4%), la Mobility (+11,9%) e l’Internet of Things (+14,5%).

Dal punto di vista delle tariffe professionali ICT l’Italia registra una tariffa media giornaliera di 310 euro, a fronte della media Ue di 520 euro.

Per quanto riguarda le dinamiche relative alle imprese, il bilancio del 2014 è di 104.000 aziende fallite, 275.000 nuove imprese e 1.256 start up innovative.

Nel 2014, il peso del Mercato Digitale della PA (esclusa la componente Sanità) sul Mercato totale dell ICT ha visto ridurre la sua incidenza al 5,6%, per un totale di 3,138 miliardi di euro, a fronte dei 3,695 miliardi del 2011, quando il peso sul mercato complessivo dell’Ict italiano era del 5,8%.

Dal punto di vista economico, la crescita del PIL italiano nel primo trimestre è stata dello 0,3%, con un tasso di disoccupazione del 12,4%.

Sullo sviluppo digitale, l’Italia è ancora in ritaro: secondo il Digital Economy and Society Index 2015 – che prende in considerazione cinque indicatori: connettività, capitale umano, uso di Internet, integrazione della tecnologia digitale e servizi digitali pubblici – l’Italia è al 25° posto nel ranking Ue.

Luci e ombre della digitalizzazione in Italia

Gli utenti Internet attivi in Italia sono il 60%, a fronte di una media globale del 42%, mentre quelli attivi sui social nel nostro paese sono il 46%, rispetto a una media globale del 29%.

Per quanto riguarda il Mobile Commerce, nel 2014 si è registrato un incremento del 135% in Italia e gli utenti mobili unici sono il 135% nel nostro paese, più del doppio rispetto al 51% a livello globale. Gli account social mobile sono il 36% nel nostro paese, rispetto al 23% di media a livello globale.

Meno roseo il quadro delle aziende. Secondo i dati, il 95% delle imprese italiane con più di 10 dipendenti ha una connessione a banda larga (nella Ue a 28 la media è del 100%); il 69% delle aziende italiane ha un sito web (media Ue 73%); il 60% delle nostre aziende ha una connessione a banda larga mobile (54% nella Ue); il 32% delle nostre imprese usa i social media (nella Ue il 28%); infine, appena l’8% delle nostre aziende svolge attività di eCommerce, rispetto al 18% della Ue.

La presentazione di Annamaria Di Ruscio, ad NetConsulting cube

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