In Israele ci sono 7,2 milioni di ebrei, negli Usa 5,7 milioni. In Italia sono 30 mila
L’attacco armato avvenuto a Bondi Beach, a Sydney, durante una celebrazione pubblica per la prima sera di Hanukah, la festa che ricorda la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme e si celebra per otto giorni, si inserisce in una sequenza di episodi che negli ultimi anni hanno riportato al centro dell’attenzione la vulnerabilità delle comunità ebraiche, anche lontano dai grandi teatri di conflitto. La risposta parte da un numero preciso: la popolazione ebraica mondiale è stimata in 15,8 milioni. Nel 2000 erano 13,1 milioni, quindi l’aumento è stato di 2,6 milioni in circa 25 anni. Una crescita reale, ma che non ha ancora colmato il vuoto della storia: nel 1939, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, gli ebrei nel mondo erano 16,6 milioni. Oggi mancano ancora circa 800 mila persone per tornare a quel livello.
Queste stime si basano sui principali studi demografici internazionali sulla popolazione ebraica e fanno riferimento alla core Jewish population, cioè alle persone che si identificano come ebree. I dati sono elaborati da istituzioni di riferimento come The Jewish Agency for Israel e confluiscono nelle analisi pubblicate dall’American Jewish Year Book, una delle fonti più utilizzate per misurare dimensioni, andamento e distribuzione della popolazione ebraica nel mondo.
Israele e diaspora: dove vivono gli ebrei
Oggi il mondo ebraico è diviso quasi a metà tra Israele e il resto del pianeta, ma l’equilibrio non è fermo. In Israele vivono 7,2 milioni di ebrei, pari al 46% del totale mondiale, mentre fuori da Israele se ne contano 8,6 milioni, cioè il 54%. Israele continua a crescere e a rafforzare il proprio peso demografico, ma la maggioranza della popolazione ebraica vive ancora nella diaspora, distribuita in molti Paesi e spesso in comunità numericamente ridotte. È questo dato che aiuta a leggere anche episodi come la strage avvenuta in Australia durante Hanukah: non un fatto isolato, ma un’azione che si inserisce in un clima di ritorsione ideologica, in cui comunità lontane dal conflitto in Palestina diventano bersagli simbolici.
Dal punto di vista demografico, però, la direzione è chiara. Israele è oggi il principale motore di crescita e ospita più ebrei di Europa e America Latina messe insieme. La crescita è sostenuta da una natalità più alta e da flussi migratori continui, mentre nella diaspora le comunità risultano stabili o in lieve calo, soprattutto in Europa occidentale. Una dinamica che, nel tempo, sta ridisegnando la geografia del mondo ebraico.
Ebrei nel mondo, concentrati in pochi Paesi
Come si può ben vedere dal grafico, se si guarda a dove vivono gli ebrei nel mondo, la mappa è molto meno dispersa di quanto sembri. In cima alla classifica c’è Israele, con 7.200.000 persone, seguito dagli Stati Uniti, che ne ospitano 5.700.000. Già qui emerge il dato centrale: questi due Paesi da soli concentrano tra l’81 e l’82% dell’intera popolazione ebraica mondiale. Tutto il resto del pianeta si divide la quota rimanente. A distanza vengono poi la Francia con 500.000 ebrei, il Canada con 390.000 e il Regno Unito con 290.000, che rappresentano i principali poli europei e nordamericani fuori da Israele e Stati Uniti.
Scendendo ancora, i numeri diventano più piccoli ma restano significativi. In Argentina vivono 180.000 ebrei, in Russia 165.000. Australia e Brasile sono entrambe a quota 120.000, mentre la Germania chiude questa top ten con 118.000 persone. Subito sotto c’è anche l’Italia, con 30.000 ebrei, una comunità numericamente contenuta ma storicamente radicata. Anche qui il dato da tenere a mente è uno: al di fuori dei primi due Paesi, nessun altro supera il mezzo milione. Il mondo ebraico, nei numeri assoluti, resta quindi fortemente concentrato, con pochi grandi centri e una lunga serie di comunità medio-piccole distribuite nel resto del mondo.
Gli ebrei e il peso demografico
Guardare ai numeri assoluti dice dove vivono più ebrei, ma per capire il loro peso reale bisogna confrontarli con la popolazione totale dei singoli Paesi. In Israele gli ebrei rappresentano il 46% della popolazione, quasi una persona su due. Negli Stati Uniti la quota scende al 2,2%, in Canada all’1%, in Francia allo 0,75%. In Regno Unito e Argentina gli ebrei sono lo 0,4% della popolazione, mentre in Germania, Russia e Brasile si arriva allo 0,1%. Numeri che mostrano come, fuori da Israele, anche le comunità più numerose restino una parte molto piccola della popolazione nazionale.
Dove la presenza ebraica è minima
Se nei grandi Paesi i numeri sono nell’ordine dei milioni o delle centinaia di migliaia, in altre parti del mondo la presenza ebraica diventa molto ridotta. In Sudafrica si contano 70.000 ebrei, un numero che può sembrare significativo, ma che va letto alla luce della popolazione complessiva del Paese, che si attesta sui 65 milioni di abitanti: una quota quindi molto piccola. In Cile gli ebrei sono 20.000. Poi si scende rapidamente: Nuova Zelanda 7.000, India 5.000. In Giappone il dato è 1.000, lo stesso valore indicato per Tanzania e Portogallo (1.000 ciascuno). In Kenya si arriva a 200 persone. E in Indonesia e Malaysia si parla di comunità minuscole, con meno di 100 ebrei. Numeri che mostrano quanto, fuori dai grandi centri, la presenza ebraica sia spesso numericamente marginale.
La popolazione ebraica nel tempo
Per capire quanti sono oggi gli ebrei nel mondo serve fare un passo indietro e guardare i numeri nel lungo periodo. Il dato più recente, da solo, dice poco se non viene messo in relazione con quello che è successo prima. La demografia, in questo caso, è fatta di fasi molto diverse tra loro, con cambiamenti bruschi e recuperi lenti che aiutano a leggere meglio la situazione attuale.
All’inizio del Novecento, nel 1900, gli ebrei nel mondo erano 10 milioni. La crescita è rapida fino alla vigilia della Seconda guerra mondiale, quando nel 1939 si arriva a 16,6 milioni. Poi il crollo: nel 1945 il totale scende a 11 milioni, cioè 5,6 milioni in meno in appena sei anni. Da quel punto la risalita è graduale: 12 milioni nel 1960, 13 milioni nel 1980, 13,1 milioni nel 2000. Negli ultimi anni la crescita diventa più continua, con 14,8 milioni nel 2020 e 15,7 milioni nel 2024. Anche oggi, però, il livello resta sotto il massimo toccato nel 1939, un riferimento che continua a pesare quando si leggono i numeri di oggi.
Oltre gli ebrei, la cittadinanza israeliana
C’è poi un numero che cambia prospettiva, perché non parla solo di quanti ebrei ci sono oggi, ma di quante persone potrebbero ottenere la cittadinanza israeliana. Le stime indicano 25,5 milioni di persone eleggibili, un dato che deriva dalla Legge del Ritorno, approvata nel 1950, che riconosce Israele come patria del popolo ebraico e garantisce il diritto alla cittadinanza non solo a chi si identifica come ebreo, ma anche ai figli, ai nipoti e ai coniugi di persone ebree. È un perimetro più ampio rispetto a quello usato nelle statistiche demografiche. A confronto, la popolazione ebraica “core”, cioè le persone che si identificano come ebree, è stimata in 15,8 milioni. La distanza tra i due numeri è di 9,7 milioni di persone, un divario che aiuta a capire quanto il bacino legato a Israele sia più esteso rispetto alla popolazione ebraica attuale.
Fonte: The Jewish Agency for Israel
I dati sono aggiornati al 2025
