la video recensione

Giorni di fuoco – Ryan Gattis

a cura di Carlo Macchitella |

La mattina del 29 aprile 1992 il tribunale di Los Angeles assolve i quattro poliziotti accusati di avere selvaggiamente pestato  il tassista afroamericano Rodney King la cui unica colpa era stata quella di non essersi subito fermato ad un alt. Quella sentenza fece da detonatore alle fortissime tensioni razziali esistenti e fino a quel momento tenute sopite, dando il via a 6 giorni di rivolta che sconvolsero la “città degli angeli”. Nella recente memoria americana non si ha ricordo di un qualcosa di così devastante  come quei giorni, durante i quali interi quartieri vennero saccheggiati, centinaia e centinaia di case, uffici, negozi vennero incendiati, decine di persone vennero uccise in maniera spietata.

Al raggiungimento di questi dati agghiaccianti non contribui’ però solo la rivolta delle minoranze razziali ma anche l’innescarsi di una violenta guerra tra gang decise a sfruttare la rivolta dei ghetti per potere regolare i conti tra di loro di vecchie ruggini e di antichi i torti subiti. Il racconto di quei 6 giorni drammatici e l’insieme di queste violenze sono l’oggetto del romanzo “Giorni di fuoco” di Ryan Gattis, Guanda editore. Usando uno stile che è un corretto mix di Ellroy e di Quentin Tarantino Gattis ci sbatte in faccia una Los Angeles feroce e spietata, priva di valori morali e di regole certe se non quelle della prevaricazione e della violenza.

Una Los Angeles narrata come mai prima d’ora, perché non è né la Los Angeles di Hollywood né quella dei detective privati, ne’ solamente quella dell’ingiustizia sociale, ma è una città attraversata dall’odio, dall’ira , dal delitto come modo di vivere e da una ferocia che appunto, come dicevamo, ricorda il Tarantino de “Le Iene” e di “Kill Bill”. Un libro scritto senza infingimenti: duro, durissimo e che ci immerge in alcune realtà che molto spesso sono state volutamente ignorate. Un libro quasi a metà strada, tra la letteratura e il cinema perché nella violenza, nei dialoghi, nella forza , e anche nella ironia, del racconto di quei sei giorni si intravede anche la trama della sceneggiatura di un film che potrebbe essere un grande racconto sull’America degli anni novanta, ma…anche di oggi.