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Giocattoli connessi, sempre più rischi per la privacy

Hello Barbie is displayed at the Mattel showroom at the North American International Toy Fair, Saturday, Feb. 14, 2015 in New York. Mattel, in partnership with San Francisco startup ToyTalk, will release the Internet-connected version of the doll that has real conversations with kids in late 2015. (AP Photo/Mark Lennihan)

Con l’avvento di giocattoli di nuova generazione che usano il riconoscimento vocale, si connettono ad Internet e utilizzano il sistema Cloud, c’è il rischio sempre più concreto per la privacy e la sicurezza dei bambini.

La compagnia di giocattoli digitali Vtech con base ad Hong Kong è stata una delle prime ad essere colpita dall’ attacco di un hacker, che lo scorso anno è riuscito ad avere accesso alle informazioni personali come email, nomi, cognomi, foto, password, indirizzi di casa di quasi 5 milioni di genitori e di 200mila bambini.

Con estrema facilità l’hacker era stato in grado di scaricare più di 190GB di foto, e considerando che  Kid Connect, il portale online della Vtech che permette ai genitori di scaricare una app per il cellulare con la quale poter scrivere in tempo reale ai propri figli che utilizzano il tablet Vtech, ha più di 2 milioni di iscritti, 190GB sono nulla rispetto a tutto il materiale che si può trovare sui server Vetch.

Due degli esempi più importanti della nuova generazione di giocattoli sono Dino, il dinosauro di plastica che utilizza il Cloud, Wi-Fi, la tecnologia di riconoscimento vocale e anche Watson di IBM, un sistema che permette di “ascoltare” e rispondere alle parole di un bambino, e Ciao Barbie della Mattel, che si avvale anche di riconoscimento vocale e può fare registrazioni vocali direttamente su Cloud. Entrambi funzionano in un modo che è simile al modo in cui gli assistenti virtuali come Siri di Apple Alexa di Amazon funzionano.

Il problema della privacy e della sicurezza si pone proprio nel momento in cui i bambini “giocano” con questi nuovi giocattoli, che in quanto “connessi”, per legge prima di essere utilizzati -quindi prima di iniziare stipare i dati, foto e molto altro- devono ricevere il consenso da parte dei genitori.

Ma cosa succede se, una volta dato il consenso, un altro bambino gioca con quel giocattolo? In quel caso è consentito stipare i dati di un altro bambino senza aver avuto il consenso dei genitori? E cosa potrebbe succedere se un bambino registrando una nota vocale con il proprio giocattolo confessasse un abuso subito dai genitori? Si dovrebbe notificare alla polizia? Oppure no?

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