Finestra sul mondo

Gibilterra uscirà dall’UE, La Jaguar in crisi per la Brexit, Trump annuncia dazi cinesi per 200 miliardi di dollari

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Gibilterra e la Brexit, il “grande tradimento” alla Spagna

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – Gibilterra, con ogni probabilita’, uscira’ dall’Unione europea insieme al Regno Unito, infrangendo le speranze che tutti gli spagnoli avevano riposto nei negoziati di Bruxelles per correggere una grave ingiustizia storica. Lo scrive oggi il quotidiano iberico “Abc”, in un editoriale dal titolo “Gibilterra e la Brexit, il grande tradimento”. Nell’articolo, il giornalista Jose Maria Carrascal denuncia la posizione assunta dal governo di Pedro Sanchez che non ha saputo imporsi lasciandosi scappare l’occasione per avanzare i suoi diritti sulla Rocca di Gibilterra. “Credevamo che Miguel Angel Moratinos avesse commesso la piu’ grande slealta’ nei confronti della Spagna visitando Gibilterra come ministro degli Esteri e garantendogli lo status di interlocutore ma, a quanto pare, sta per essere superato con la rinuncia camuffata di Madrid alle rivendicazioni che i governi di tutti i colori hanno sempre mantenuto sin da quando gli inglesi si sono impadroniti del territorio approfittando delle lotte interne”, si legge su “Abc”. “Credevamo che la Brexit avrebbe finalmente corretto questa ingiustizia storica”, insiste Carrascal, ricordando che, come stabilito fin dall’inizio in sede europea, sarebbero dovuti essere i governi di Spagna e Regno Unito a decidere le relazioni con Gibilterra. Alla fine invece cosi’ non e’ stato e “la cosa piu’ vergognosa” e’ che sia accaduto tutto “con il nostro aiuto”, conclude l’editoriale.

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Regno Unito: Brexit, Jaguar riduce la settimana a tre giorni in una fabbrica britannica

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – Londra, 18 set 10:09 – (Agenzia Nova) – L’industria automobilistica britannica Jaguar ha annunciato ieri, 17 settembre, di aver ridotto a tre i giorni lavorativi settimanali nella sua fabbrica di Castle Bromwich, nei pressi di Birmingham. La notizia ha immediatamente innescato sui media del Regno Unito un’accesa polemica intorno ai temuti effetti della Brexit. Come infatti spiega il quotidiano britannico “The Times”, appena qualche giorno fa il presidente del gruppo Jaguar Land Rover (Jlr), il tedesco Ralf Speth, nel corso di una riunione a Birmingham voluta dalla premier britannica Theresa May con i vertici delle aziende automobilistiche del Regno Unito dedicato al futuro delle auto a zero emissioni, aveva avvertito che la Brexit rischia di provocare seri danni all’industria manufatturiera britannica. In particolare, il recesso del Regno Unito dall’Ue potrebbe causare a Jlr una perdita annuale di 1,2 miliardi di sterline (circa 1,35 miliardi di euro) ed il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro, costringendo il gruppo a trasferire gran parte della produzione nei paesi dell’Europa orientale. All’annuncio della riduzione della settimana lavorativa da parte di Jlr ha immediatamente reagito uno dei leader della corrente piu’ anti-europea del Partito conservatore, i cosiddetti “Brexiters”, ndr), Bernard Jenkin, secondo cui i timori espressi da Speth sarebbero “totalmente inventati” per spaventare l’opinione pubblica britannica e costringere il Regno Unito ad accettare un compromesso umiliante con l’Ue sulla Brexit. A Jenkin ha replicato duramente il segretario della sezione di Castle Bromwich del sindacato Unite, Mick Livingstone, secondo cui i Conservatori dovrebbero piuttosto “rendersi conto di tutti i danni causati dal loro governo all’industria automobilistica britannica”. Per il sindacalista, l decisione di ridurre la settimana lavorativa nella fabbrica Jaguar di Castle Bromwich piu’ che con la Brexit ha a che fare con “la demonizzazione dei motori diesel indotta dal governo e dal suo impatto sulle vendite”.

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Stati Uniti-Cina, amministrazione Trump annuncia dazi su 200 miliardi di dollari di beni cinesi

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Usa, Donald Trump, ha annunciato ieri l’imposizione di nuovi dazi a carico di merci d’importazione cinesi per ulteriori 200 miliardi di dollari, e ribadito la minaccia di tassare tutte le importazioni cinesi se Pechino tentera’ di rispondere con delle tariffe ritorsive. Il presidente degli Stati Uniti, in una dichiarazione rilasciata lunedi’, ha affermato di essere pronto a imporre “immediatamente” dazi su altri 267 miliardi di dollari di importazioni “se la Cina intraprendera’ azioni di rappresaglia contro i nostri agricoltori o altre industrie”. Le tariffe, che entreranno in vigore il 24 settembre, saranno inizialmente del 10 per cento, ma potrebbero salire al 25 per cento il 1 gennaio 2019. Questa nuova ondata di dazi si aggiunge a quelli gia’ imposti a 50 miliardi di dollari di merci cinesi lo scorso giugno. L’annuncio da parte degli Usa era atteso dopo che lo stesso presidente Trump aveva anticipato nuovi dettagli sulla disputa commerciale contro la Cina, subito dopo la chiusura dei mercati. Trump si e’ detto convinto che la Cina “vuole un accordo” sul commercio, ed ha aggiunto che in ogni caso “un sacco di soldi” stanno per tornare “nelle casse” degli Stati Uniti.

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Stati Uniti, Trump ordina declassificazione documenti su consulente Carter Page e Russiagate

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha chiesto al direttore dell’Intelligence nazionale e al dipartimento di Giustizia di declassificare le informazioni relative all’indagine sulle ingerenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016 e sull’ex consigliere Carter Page. Trump ha chiesto inoltre al Federal Bureau of Investigation (Fbi) di rendere pubblici tutti i messaggi di testo relativi all’indagine “Russiagate” dell’ex direttore dell’Fbi James Comey, dell’ex vice direttore dell’Fbi Andrew McCabe, dell’ex agente speciale dell’Fbi Peter Strzok, dell’avvocato dell’Fbi Lisa Page e di Ohr, figure che a quanto e’ emerso nei mesi scorsi hanno agito mossi da una profonda partigianeria politica. I repubblicani del Congresso hanno fatto pressioni al presidente Trump per declassificare e rendere pubblico piu’ materiale possibile correlato all’indagine russa sulle interferenze alle elezioni del 2016 e il ruolo ricoperto dalla campagna dello stesso Trump. L’amministrazione Usa ha chiesto la declassificazione di questi documenti proprio per una sempre piu’ sentita esigenza di trasparenza; molti Democratici, pero’, hanno contestato l’inquilino della Casa Bianca, accusandolo piuttosto di voler minare l’immagine della comunita’ d’intelligence. Tra i documenti che saranno pubblici anche quelli top secret sulle indagini condotte dall’Fbi nei confronti dell’ex consulente Carter Page, figura chiave dell’indagine. I federali ritenevano Page un possibile tramite dei russi per influenzare le elezioni.

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Argentina, incriminata per corruzione l’ex presidente Cristina Kirchner

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – L’ex presidente dell’Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, e’ stata incriminata dal giudice Claudio Bonadio nell’ambito dell’inchiesta “Quaderni di corruzione”. La Kirchner e’ accusata di essere stata al vertice di un’associazione illecita che mirava a raccogliere tangenti milionarie da imprenditori in cambio dell’affidamento di importanti lavori pubblici. Nei suoi confronti e’ stata richiesta anche la revoca dell’immunita’ parlamentare per eseguire l’arresto preventivo. La sua detenzione sara’ possibile solo dopo l’improbabile via libera di due terzi dei senatori. Lo rende noto il quotidiano spagnolo “El Pais”. Le accuse riguardano il periodo che va dal 2003 al 2015, quando Cristina Fernandez e prima di lei suo marito Nestor Kirchner ottennero due mandati presidenziali consecutivi. Nell’inchiesta sono coinvolte anche altre 41 persone tra cui l’ex ministro della Pianificazione, Julio De Vido; il suo vice, Roberto Baratta; Angelo Calcaterra, cugino dell’attuale presidente Mauricio Macri, che ha confessato al giudice di aver effettuato pagamenti illegali per finanziare le campagne elettorali di Kirchner; e l’ex segretario dei lavori pubblici Jose’ Lo’pez, in carcere da quando e’ stato sorpreso a nascondere 9 milioni di dollari in un convento. L’elenco include anche alcuni degli uomini d’affari piu’ potenti dell’Argentina, come Aldo Roggio, Gerardo Ferreyra, Luis Betnaza, Carlos Wagner ed Enrique Pescarmona. I beni della Kirchner, circa 4 mila milioni di pesos, sono stati congelati. Il caso e’ scoppiato all’inizio di agosto dopo la diffusione dei quaderni su cui Oscar Centeno, autista del braccio destro del ministro De Vido, ha annotato per 10 anni tutti i movimenti del denaro frutto di presunte tangenti che le compagnie di costruzioni pagavano in cambio di contratti con lo Stato.

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Italia, il vice-premier M5s Luigi Di Maio dichiara guerra alla stampa “inquinante”

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – Il vicepremier italiano ha minacciato di ritirare la pubblicita’ delle aziende statali ai giornali che lui ha accusato di “inquinare ogni giorno il dibattito politico”: lo riporta il quotidiano progressista britannico “The Guardian”, in un reportage in cui la corrispondente da Roma Angela Giuffrida scrive come l’intervento di Luigi Di Maio, che e’ il “capo politico” del Movimento 5 stelle (M5s), sia solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi contro i media da parte del M5s; attacchi che richiamano alla mente le sparate del presidente Usa, Donald Trump, contro i giornalisti “nemici del popolo”. Di Maio ha annunciato che il governo si sta preparando ad istruire i vertici delle aziende a partecipazione statale intimando loro di congelare la pubblicita’: “Le cose cambieranno, l’Italia ha bisogno di un’informazione libera e di editori puri che abbiano a cuore solo l’interesse dei lettori”, ha dichiarato il leader del M5s. I Cinquestelle, ricorda il “Guardian”, hanno costruito il proprio consenso via internet ed hanno sempre accusato i giornali di servire gli interessi delle elite e di propalare “fake news”, un termine reso popolare da Trump dopo la sua elezione a presidente. La minaccia di Di Maio sulla pubblicita’ dei giornali, scrive il “Guardian” citando il professor Mattia Diletti dell’Universita’ La Sapienza di Roma, riflette l’intenzione della coalizione di governo giallo-verde di “uccidere i media tradizionali una volta per tutte”; secondo il docente di Scienze politiche, attaccare i media tradizionali e’ anche una tattica del M5s per rivitalizzare il proprio elettorato in un momento in cui l’opinione pubblica e’ dominata dall’azione del partito partner nel governo giallo-verde ed in particolare dal leader della Lega, l’altro vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. I quotidiani di carta stampata sono poco letti, ricorda al “Guardian” il professor Diletti, e la gente si informa soprattutto dalla televisione e dai social media: “Se la stampa dovesse essere costretta a chiudere”, ne conclude il docente, “a proeccuparsi sarebbe solo una minoranza e certamente non provocherebbe una rivolta popolare”.

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Francia: il Partito socialista prepara il programma alle prossime elezioni europee

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – Il Partito socialista francese dovrebbe presentare oggi una prima stesura del programma per le prossime elezioni europee. Il segretario generale, Olivier Faure, lunedi’ ha evocato un progetto europeista volto a contrastare il “liberalismo dominante” che conduce alla “regressione sociale e alla rottura con i popoli”. Il centrosinistra cerca di ritagliarsi uno spazio tra la France Insoumise, partito della sinistra radicale guidato da Jean-Luc Me’lenchon, e La Re’publique en marche del presidente Emmanuel Macron. Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Opinionway, i socialisti sono dati al 4,5 per cento.

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Francia: “Le Monde”, sbagliato sottovalutare il peso politico di Marine le Pen

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – Sottovalutare il peso politico della presidente del Rassemblement National (ex Front National), Marine Le Pen, sarebbe un grave errore politico. E’ quanto afferma il quotidiano francese “Le Monde” in un editoriale dove si spiega che, nonostante i tanti problemi, il partito di estrema destra alle prossime elezioni europee potra’ contare sulla stessa ondata populista che in questo periodo sta investendo l’Europa. Nel corso del suo ultimo intervento tenuto il 16 settembre scorso a Fre’jus, Marine Le Pen si e’ mostrata decisa a voler vincere le prossime elezioni europee. La presidente del Rassemblement National ha mobilitato i suoi sostenitori con un discorso di denuncia contro la “folle politica immigrazionista” di Bruxelles e contro il presidente francese Emmanuel Macron.

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Germania: presidente Bundesbank Weidmann, “banche tedesche non solo vittime” crisi 2008

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – Dieci anni dopo la bancarotta della banca d’affari statunitense Lehman Brothers e la successiva crisi globale, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, individua le cause del fenomeno anche al di fuori degli Stati Uniti. La crisi era effettivamente iniziata negli Usai, “ma le banche tedesche non furono solo vittime”, ha affermato Weidmann in un’intervista al quotidiano tedesco “Bild”. “La crisi finanziaria e’ stata anche una crisi tedesca”, ha sottolineato il presidente della Bundesbank. Molti istituti di credito tedeschi avevano assunto rischi elevati, che alla fine non hanno potuto sostenere. All’epoca, questo evento “ha profondamente allarmato molte persone e ha scosso la loro fiducia nel sistema finanziario”, ha continuato Weidmann, secondo cui “la fiducia nello Stato ne ha probabilmente sofferto”. Per il presidente della Bundesbank, le regole si erano fatte piu’ severe, ma credere che lo Stato potesse prevenire completamente la crisi era “un’illusione”. Weidmann ha infine dichiarato di comprendere la delusione dei cittadini per il fatto che finora solo pochissimi dirigenti bancari, coinvolti in gravi casi, siano stati puniti per le loro responsabilita’ nella crisi finanziaria iniziata nel 2008.

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Germania: verso la destituzione del direttore dei servizi segreti interni

18 set 10:50 – (Agenzia Nova) – Il presidente dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bfv) i servizi segreti interni della Germania, Hans-Georg Maassen, verra’ presto destituito. Secondo il quotidiano tedesco “Die Welt”, il cancelliere Angela Merkel avrebbe gia’ deciso il destino di Maassen. La prosecuzione di Maassen nell’incarico sarebbe ormai impossibile, dopo che il presidente del Bfv “e’ intervenuto troppo in profondita’ in questioni politiche di ordine quotidiano”, mancando di imparzialita’. La destituzione di Maassen verra’ annunciata presumibilmente questa sera in una riunione tra i vertici della Grande coalizione al governo in Germania dal marzo scorso. Indipendentemente dall’esito della riunione, sulla destituzione di Maassen dovra’ formalmente decidere il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, che ha piu’ volte ribadito il proprio appoggio al presidente del Bfv.

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