analisi

Gas, prezzo 10 volte più alto. Economia nazionale e benessere a gambe per aria?

di Giorgio Bianchi, Documentarista e fotogiornalista |

Il gas negli ultimi 15-20 anni ha avuto un prezzo di circa 20 Euro/MWh. Adesso siamo a circa 10 (dieci) volte tanto. Ma se l’energia costa 10 (dieci) volte il suo prezzo normale, tutti abbiamo un problema. Accendere la luce, scrivere un messaggio sul computer. Vivere.

Il 21 dicembre il gas naturale ha sfiorato i 180 Euro/MWh. Per fare un paragone (certamente improprio, ma rende l’idea) è come se il petrolio costasse 300 $/barile (1 barile = 1,65 MWh).

Il gas negli ultimi 15-20 anni ha avuto un prezzo di circa 20 Euro/MWh. Adesso siamo a circa 10 (dieci) volte tanto.

Cosa accadrà?

Ora, siccome dipendiamo totalmente dal gas (secondo alcuni sarà così per almeno altri 10-15 anni, ma in realtà di più, e comunque vada pure per 10-15 anni, siamo ottimisti), questa situazione dovrebbe creare, scusate se lo dico, un comune stato d’ansia. Altro che No-Vax. E invece nulla, anche perché la stampa mainstream non si occupa di altro se non di vaccini e pandemia. E allora cosa accadrà?

Il gas così caro renderà impossibile produrre molti beni (a meno ovviamente di riversare sui consumatori finali rincari non del 5%, ma del 30-40 o 50% e più).

Personalmente non sono preoccupato se esplode il prezzo delle piastrelle o del vetro, del cemento o del legname (anche se dovremmo esserlo tutti, perché se chiudono le industrie, qualcuno dovrà pur mantenerle le famiglie di disgraziati lavoratori che vengono espulsi dal ciclo produttivo).

Sono invece molto preoccupato per il rincaro del cibo. Le fabbriche che producono fertilizzanti stanno fermando o fermeranno la produzione. E senza concimi non si produce cibo.

Chiaramente potremo approvvigionarci da altre zone del pianeta (in Nord America, beati loro, producendosi il gas in casa, hanno prezzi molto più bassi). Ma in una fase di crunch delle catene di approvvigionamento globali non ci conterei troppo. E comunque sinceramente sarebbe meglio evitare che l’industria italiana (o europea) chiudesse del tutto.

Ovviamente il prezzo alto del gas implica che costi tantissimo anche l’energia elettrica

Questo è ottimo per chi produce energia da fonti rinnovabili, che sta facendo e farà guadagni mai neanche lontanamente sognati. E sicuramente gli investimenti in fonti rinnovabili aumenteranno, iter autorizzativi permettendo.

Ma se l’energia costa 10 (dieci) volte il suo prezzo normale, tutti abbiamo un problema. Accendere la luce, scrivere un messaggio sul computer. Vivere.

Proseguendo nell’equivalenza con il barile di petrolio (ancora più impropria), visto che in Euro/MWh l’energia elettrica vale circa 3 volte il gas, è come dire 900 $/barile.

Forse parlare di un prezzo equivalente a 300 (o 900) $/barile rende meglio l’idea (in effetti in Italia la bolletta dell’energia è talmente assurda e complicata che nessuno percepisce realmente quanto costa l’energia).

Con questi prezzi, nel 2022, occorreranno 50 miliardi in più a parità di consumo energetico. 

È quanto mai necessario creare un mega-fondo pubblico per compensare l’esplosione dei costi a carico dei consumatori (e magari evitare che il 90% degli operatori energetici fallisca – colossi pubblici a parte).

Fare qualcosa per attutire lo sconquasso che vedremo nei prossimi mesi è molto più urgente che regalare le ristrutturazioni ai condomini o ai proprietari delle ville o cercare in tutti i modi un capro espiatorio per dirottare l’attenzione dell’opinione pubblica dall’iceberg che abbiamo a pochi metri dalla prua della nave in cui viviamo. 

In alternativa, si può procedere ad oltranza, così come si sta facendo ora, riducendo i consumi con il terrorismo e le restrizioni e magari bloccando le produzioni con improvvisi blackout. 

I 20 reattori (su 58) fermi in Francia, almeno in apparenza per manutenzione, servono a questo?

Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi…