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Gas: in Ucraina si chiude un tubo verso l’Europa e l’Italia, a rischio un terzo delle forniture

Per la prima volta rischio rubinetti del gas chiusi?

Dalle ore 06:00 di stamattina si attendeva una riduzione consistente del flusso di gas naturale dalla Russia verso l’Europa occidentale. Il problema, però, non è tanto alla fonte, quanto nel viaggio attraverso i territori dell’Ucraina al momento sotto i bombardamenti dell’artiglieria di Mosca.

Secondo quanto riportato dall’Ansa, che cita Naftogaz, società ucraina che gestisce i gasdotti di interconnessione tra Russia e resto d’Europa: “L’Ucraina non è più responsabile del trasporto del gas russo attraverso i territori ucraini sotto occupazione militare russa: si tratta di un terzo del volume totale del transito di gas verso l’Europa”.

Le maggiori criticità dovrebbero riguardare il valico di Sokhranivka e la stazione di compressione Novopskov, che si trovano sotto il diretto controllo dell’esercito russo ormai. E infatti la società ucraina ha informato della situazione la Gazprom.

L’azienda russa ha però negato questo scenario, affermando che è “tecnologicamente impossibile” spostare tutti i volumi e non ci sono certo pericoli che consiglierebbero di farlo.

Il gas continua ad arrivare in Italia

Al momento, Snam non ha registrato nessuna variazione nelle forniture di gas all’Italia, anche perché il nostro mix di approvvigionamenti si sta ampliando sempre di più: “Al momento i flussi a Tarvisio sono in diminuzione rispetto a ieri ma sono compensati da maggior afflusso a Passo Gries (da Nord), grazie all’interconnessione delle reti e alle varie fonti di importazione. Il sistema è bilanciato, la domanda è soddisfatta; proseguono anche le iniezioni di gas in stoccaggio”, ha specificato l’agenzia di stampa italiana.

In Italia il riempimento degli stoccaggi al 5 maggio aveva raggiunto il 39% della capacità a fronte di una media Ue del 34,9%. Il nostro Paese ha una capacità di riserva di circa 17 miliardi di metri cubi, siamo secondi in Ue dopo la Germania, si legge sul sito di Tgcom24.

Entro sei mesi dovremmo raggiungere comunque un livello di riserve pari al 90% della capacità in tutti e 13 i siti di stoccaggio (che sono 9 di Snam, 3 di Edison e 1 di Ital-Gas).

Cingolani preoccupato

Se non raggiungeremo i livelli di sicurezza di stoccaggio di gas previsti rischiamo seri problemi per l’inverno 2022/2023, ha dichiarato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo a Vicenza al Festival Città Impresa.

Stiamo comprando 1,5 miliardi di metri cubi di gas al mese e siamo arrivati al 40% degli stoccaggi. Ne mancano ancora 8 miliardi. A questo ritmo avremo completato gli stock entro l’autunno. Intanto stiamo attivando altri accordi con Paesi produttori in Africa, abbiamo già assicurato 25 miliardi di forniture sui 29 complessivi. Nel 2024 potremo essere a regime e il gas dalla Russia sarà sostituito completamente”, ha spiegato Cingolani in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera in occasione del Festival.

Riguardo alla possibilità di un piano Recovery per l’energia, il ministro ha affermato: “Siamo entrati in un’economia di guerra e ci vorrebbe una risposta europea per superare l’emergenza energetica con un tetto comune al prezzo del gas”.

Prezzi ancora fermi, ma si teme il rialzo

Il prezzo del gas al momento resta invariato, sui livelli di ieri sera, quando sulla piazza di Amsterdam, il 10 maggio, le quotazioni hanno concluso a 98,80 euro al Mwh, con un rialzo del 5,35%.

A Londra, invece, il prezzo è salito a 142,55 penny al Mmbtu (+10,75%).

Nelle contrattazioni iniziali, secondo un primo report di Teleborsa, il gas naturale è salito del 3% a 101,68 euro al MWh, mentre successivamente i futures sul gas in prima consegna hanno cambiato segno e si sono attestati in ribasso dello 0,32%, a 98,485 euro per MWh.

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