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Gare Infratel, Antitrust avvia indagine su Tim

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un procedimento nei confronti di Tim per accertare possibili violazioni all’art. 102 Tfue, (abuso di posizione dominante) che abbiano ostacolato o quanto meno rallentato lo svolgimento delle gare Infratel per la banda ultralarga nelle aree bianche. Il procedimento è stato avviato su segnalazione di Infratel, Wind Tre, Enel, Open Fiber e Vodafone (qui il Pdf del provvedimento Antitrust).

La replica di TIM, da qualche settimana impegnata in un serrato muro contro muro con il Governo proprio sui bandi Infratel, è arrivata a stretto giro: “L’odierno (di ieri ndr) avvio di istruttoria dell’Antitrust è dipesa dalla presentazione nelle scorse settimane ed in un arco di tempo estremamente ridotto di una serie di esposti da parte dei soggetti portatori di un interesse ad impedire la realizzazione del suo investimento – si legge nella nota – TIM, come anche in passato ha dimostrato, è certa di avere agito nel rispetto delle norme e lo dimostrerà nelle sedi opportune. TIM confida che, già in fase di istruttoria, emergerà la correttezza dell’operato della Società”.

Secondo le informazioni acquisite dall’Autorità, si legge nella nota dell’Autorità, “Tim avrebbe posto in essere una pluralità di condotte volte a perseguire due obiettivi lesivi della concorrenza. In particolare, si legge in una nota dell’Authority, il gruppo di tlc avrebbe ostacolato lo svolgimento delle procedure di gara indette da Infratel Italia per la copertura con reti Ftth delle aree bianche (a fallimento di mercato), in modo da preservare la posizione monopolistica storicamente detenuta in tali territori con la sua rete in rame, ed evitare l’ingresso di nuovi operatori concorrenti; si sarebbe accaparrata preventivamente la clientela sul nuovo segmento dei servizi di telecomunicazioni al dettaglio a banda ultralarga, anche con politiche commerciali anticoncorrenziali (prezzi non replicabili, lock-in). In tal modo, Tim conseguirebbe un duplice scopo: sul mercato al dettaglio, rendere meno contendibile la propria base di clientela nel processo di migrazione alle offerte a banda ultralarga; sul mercato all’ingrosso, scoraggiare e rendere meno profittevole gli investimenti nelle nuove reti”.

In particolare, prosegue la nota di Piazza Verdi, “la strategia di Telecom Italia, volta a rallentare lo svolgimento delle gare indette da Infratel Italia per la copertura con reti a banda ultralarga delle aree a fallimento di mercato del territorio nazionale, si sarebbe articolata in un complesso di condotte che potrebbero unitariamente configurare un’ipotesi di abuso del diritto, ossia di esercizio distorto e anticoncorrenziale di una serie di diritti astrattamente riconosciuti in capo alla stessa TI”.

Infatti, prosegue la nota dell’Antitrust, “nel corso dell’espletamento delle gare indette da Infratel Italia, Tim avrebbe annunciato una modifica dei piani di investimento rispetto a quanto comunicato alla stessa Infratel nel corso della consultazione pubblica svolta per l’individuazione delle aree a fallimento di mercato. In tal modo, Tim avrebbe tentato di rimettere in discussione la classificazione delle aree in cui è stato suddiviso il territorio nazionale, dichiarando l’intenzione di investire comunque nelle aree bianche”.

La revisione del piano di investimento, secondo l’Authority, “sarebbe stata comunicata nonostante fossero già in corso le procedure di gara predisposte per le aree bianche del territorio e successivamente alla decisione della Commissione europea di approvazione, ai sensi della disciplina europea in materia di aiuti di Stato, della misura di intervento diretto proposta dal Governo (Decisione della Commissione europea (SA.41647) del 30 giugno 2016, in G.U.U.E [2016] C258/4). La strategia di TI per rallentare lo svolgimento delle gare sarebbe stata condotta anche attraverso la proposizione di numerosi ricorsi e segnalazioni ad autorità giudiziarie e amministrative. Rallentando le procedure di selezione dei soggetti incaricati di realizzare le reti a banda ultralarga nelle aree bianche, TI potrebbe ostacolare lo sviluppo di forme di concorrenza infrastrutturale e l’entrata di nuovi concorrenti”.

Per quanto concerne le offerte commerciali di servizi di telecomunicazioni a banda ultralarga, “l’Autorità valuterà se le condizioni tecniche ed economiche in esse contenute siano tali da vincolare il cliente al contratto di fornitura di Tim per un lungo periodo (lock-in) e con prezzi non replicabili da parte degli operatori alternativi. Tale condotta potrebbe risultare idonea a restringere indebitamente lo spazio di contendibilità della clientela residuo per gli operatori concorrenti, limitando la concorrenza nel mercato per i servizi di telecomunicazioni al dettaglio a banda ultralarga, proprio in una fase in cui una competizione vigorosa sarebbe particolarmente auspicabile”.

L’avvio del procedimento, che si concluderà entro il 31 ottobre del 2018, è stato notificato ieri nel corso di ispezioni effettuate dall’Autorità in collaborazione con il Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

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