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Il Garante si congeda con uno sguardo al futuro e l’auspicio di tecnologie più rispettose e cittadini più consapevoli

Stamane si è tenuta, nella Sala della Regina della Camera dei Deputati, la Relazione annuale al Parlamento del Garante della Protezione dei Dati Personali, composto da: Antonello Soro, Augusta Iannini, Giovanna Bianchi Clerici, Licia Califano,dietro al tavolo, assieme al Segretario Generale Giuseppe Busia, mentre nella platea, numerosissima e autorevole, spiccavano in prima fila le più alte cariche dello Stato.

Trattandosi dell’ultima Relazione annuale, inevitabile che la circostanza evocasse per tutti una occasione di bilancio dell’intero settennato. Un settennato caratterizzato da un incremento della potenza di fuoco della tecnologia e dall’esplosione del tema della protezione dei dati, come mai è stato registrato negli ultimi venti anni.

Si chiude un settennato che ha registrato la penetrazione forsennata delle piattaforme degli Over the Top (Google, Facebook, Amazon, Netflix, Microsoft, Apple ecc.), che sono diventate onnipresenti, onnipotenti, onnivore.

Un settennato che ha posto i dati come motore dell’economia (7 delle prime 10 società al mondo per capitalizzazione vivono sui dati altrui), come fattore centrale della sovranità delle nazioni, come fondamento ineludibile di protezione della persona, della sua integrità e della sua dignità, infine di difesa della democrazia.

Nel corso di questo settennato che ha sconvolto il mondo, l’Europa ha lanciato nel 2018 il suo Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati, il GDPR, sul cui modello tutti gli Stati europei hanno plasmato le normative nazionali di settore.

Il GDPR, entrato in vigore giusto un anno fa, ha costruito una diga contro lo strapotere delle piattaforme, ma ha anche imposto regole di civiltà a grandi e piccoli operatori, a imprese e pubbliche amministrazioni: la difesa della persona è diventata la “cifra” di riferimento della nostra era. E il GDPR è ormai diventato il riferimento mondiale per la protezione dei dati personali, diventando lo strumento di riferimento per decine di Paesi nei cinque continenti. Non è un caso se a Bruxelles, nella fase di approvazione del GDPR, le 5-6 piattaforme del Big Tech hanno espresso un fuoco di lobby come non si era mai registrato nella intera storia della UE.

Fin qui il contesto del GDPR, avendo dietro di noi un anno di accompagnamento delle nuove regole nazionali ed europee. Ora è arrivato il tempo di verificare gli adeguamenti, la compliance, e c’è da aspettarsi che assisteremo al dispiegarsi pieno delle caratteristiche di protezione della persona che connotano GDPR e nuove norme nazionali.

Questo è, in parte, il quadro di riferimento che il Collegio del Garante ci lascia, dopo sette anni di attività.

Dobbiamo essere grati al Presidente Antonello Soro e ai membri del Collegio, per il modo con cui hanno tenuto testa alle incredibili pressioni nazionali ed internazionali di cui sono stati inevitabilmente oggetto, per il modo con cui hanno attraversato, con la dovuta sobrietà, condizioni di contrasto di interessi e, nel contempo, forme di inevitabile “solitudine istituzionale”.

Tra qualche settimana sarà tempo di rinnovo della struttura regolatoria.

C’è da augurarsi che il nuovo Collegio assicuri l’auspicata continuità.

Siamo confidenti sul fatto che la infinita saggezza sapienziale delle istituzioni saprà trovare il giusto equilibrio di competenze, integrità e valori con un nuovo Collegio capace di affrontare le straordinarie sfide che ci attenderanno e attraverso le quali, noi tutti comuni cittadini, dovremo ritrovare il ruolo positivo delle tecnologie al servizio del nostro futuro.

Un ringraziamento vero al Garante per quanto ha fatto in questi sette anni.

Per approfondire:

Cambridge Analytica, GDPR, eFattura, Rousseau e reddito di cittadinanza. L’attività del Garante Privacy nel 2018

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