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Galileo: nuovo passo avanti con le deleghe alla GSA, ma la piena operatività slitta al 2020

Galileo

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Si è compiuto, finalmente – è il caso di dirlo – il primo passo verso la fase di sfruttamento del sistema satellitare europeo Galileo la cui piena operatività, lo ricordiamo, era prevista nel 2012. Slitterà, pare, al 2020.

La Commissione europea ha infatti concluso un accordo con l’Agenzia GNSS (GSA) delegando una serie di compiti e funzioni a quest’ultima e fornendo un quadro di riferimento e un budget per i servizi e le operazioni fino al 2021.

In base alla struttura di governance stabilita nel Galileo Exploitation Delegation Agreement, la Commissione europea sarà responsabile della supervisione del programma, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) si occuperà della fase di realizzazione mentre alla GSA sarà affidata la fase di sfruttamento del sistema.

Tra le responsabilità della GSA: fornitura e la commercializzazione dei servizi; gestione, manutenzione, miglioramento, evoluzione e protezione delle infrastrutture spaziali e terrestri; ricerca e sviluppo di piattaforme di ricezione innovative in diversi domini applicativi; sviluppo delle future generazioni del sistema; tutte le altre attività necessarie per garantire lo sviluppo e il buon funzionamento del sistema.

La Ue contribuirà con una cifra massima di 490 milioni che coprirà gli appalti e le sovvenzioni del programma, incluse le correlate attività di ricerca e sviluppo.

Nel 2016 ci sarà quindi una revisione intermedia dell’accordo che confermerà il finanziamento della fase di sfruttamento.

“L’obiettivo di Galileo è quello di fornire ai cittadini europei un servizio dai vantaggi tangibili e questo accordo garantisce gli strumenti e i fondi necessari”, ha affermato il direttore esecutivo della GSA, Carlo des Dorides.

Galileo – il primo sistema di radionavigazione satellitare nato per scopi civili e non militari –  è la più grande infrastruttura spaziale progettata in Europa da un consorzio composto da tutti i paesi dell’UE. Avviato nel 2013, la sua gestazione è quanto mai travagliata, per svariati problemi di diversa natura, anche tecnici.

Il lancio dei primi satelliti della costellazione Galileo era previsto per il 2006 con l’obiettivo di averli tutti e 30 (il numero è poi sceso a 28) in orbita entro il 2008. Il lancio, però, è stato più volte rimandato per essere realizzato, infine,  nell’ottobre del 2011, con la previsione di mandare in orbita un totale di 22 satelliti entro il 2017/18. Dieci anni in ritardo sul previsto.

La lievitazione dei costi è uno delle cause principali di questo enorme ritardo.

Rispetto alla cifra inizialmente stanziata (3,4 miliardi) si prevedono costi aggiuntivi per circa 2 miliardi nel periodo 2014-2020 per completare le infrastrutture, a cui si dovranno aggiungere i costi di gestione che dal 2014 dovrebbero attestarsi a 800 milioni di euro all’anno. Senza contare che i costi per la costruzione del sistema, che prima dovevano essere suddivisi tra pubblico e privato, sono caduti infine tutti sulle spalle del settore pubblico, alla luce del fallimento del negoziato col consorzio concessionario del sistema, composto da 8 aziende: Finmeccanica, AENA, Alcatel, EADS, Hispasat, Immarsat, TeleOp e Thales.

Costi che la Ue prevede comunque di ammortizzare senza troppa fatica, viste le grandi potenzialità del mercato dei servizi satellitari, che nel 2013 ha raggiunto un valore di 175 miliardi di euro e dovrebbe arrivare a 237 miliardi nel 2020.

Ma a funestare l’ultimazione del sistema, anche svariati problemi tecnici: lo scorso 21 agosto, l’ultimo lancio di due satelliti – che avrebbe dovuto portare a 6 il numero di satelliti in orbita ,- è infatti fallito per cause ancora non meglio precisate e su cui la Commissione sta indagando con un’apposita Task Force.

Galileo nasce tra l’altro anche con l’obiettivo di affrancare l’Europa dalla dipendenza dal sistema americano GPS e dal russo Glonass: un’indipendenza con importanti ricadute economiche visto che è stato stimato che attualmente, quasi il 7% del PIL europeo si basa su beni e servizi che utilizzano segnali di navigazione via satellite forniti dal GPS.

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