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Frequenze: scatta da oggi la ‘neutralità tecnologica’ per un uso più efficiente dello spettro

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L’Italia si è adeguata con il DL 28 maggio 2012 che ha modificato il Codice delle Comunicazioni elettroniche. Resta da capire se e chi ha fatto richiesta di revisione.

Scade oggi, 25 maggio 2016, la facoltà per gli operatori titolari di diritti d’uso di frequenze radio di chiedere il riesame delle limitazioni ai loro diritti in base al principio della neutralità tecnologica delle frequenze sancito dalla Direttiva europea 2009/140/EC con l’obiettivo di “aumentare la flessibilità dell’accesso allo spettro radio e della sua gestione mediante autorizzazioni neutrali dal punto di vista tecnologico e dei servizi per permettere agli utilizzatori dello spettro di scegliere le tecnologie e i servizi migliori per le bande di frequenze dichiarate a disposizione dei servizi di comunicazione elettronica nei pertinenti piani di assegnazione delle frequenze nazionali conformemente al diritto comunitario”.

Cosa vuol dire?

A partire da oggi gli operatori titolari di diritti d’uso delle radio frequenze concessi prima del 25 maggio 2011  e con validità non inferiore a cinque anni che abbiano presentato all’autorità nazionale competente una richiesta di riesame delle limitazioni ai loro diritti potranno avere autorizzato il riesame delle limitazioni tecnologiche che assegnavano le diverse bande di frequenza ciascuna ad una specifica tecnologia.

I titolari di diritti d’uso, anche quelli televisivi o i titolari di frequenze WiMax, potranno dunque gestire in maniera più ‘efficiente’ le frequenze, utilizzandole o affittandole per fornire servizi diversi da quelli per cui erano stati concessi.

L’Italia si è adeguata con il Decreto Legislativo 28 maggio 2012 che ha modificato il Codice delle Comunicazioni elettroniche, permettendo però – in base alle disposizioni dell’articolo 14 del Codice e in deroga alle disposizioni comunitarie – di presentare domanda anche a chi ha ottenuto i diritti d’uso dopo il 25 maggio 2011 (ad esempio i broadcaster che hanno avuti assegnati i diritti d’uso nel giugno 2012).

Resta da capire se e chi ha fatto richiesta di revisione.

A partire da oggi, quindi, in base alla direttiva europea, “gli Stati membri assicurano che nelle bande di frequenze dichiarate disponibili per i servizi di comunicazione elettronica possano essere utilizzati tutti i tipi di tecnologie usate per i servizi di comunicazione elettronica nel rispettivo piano di assegnazione delle frequenze nazionali a norma del diritto comunitario”, prevedendo limitazioni “proporzionate e non discriminatorie dei tipi di tecnologie di accesso senza fili o rete radiofonica utilizzati per servizi di comunicazione elettronica, ove ciò sia necessario al fine di: a) evitare interferenze dannose; b) proteggere la salute pubblica dai campi elettromagnetici; c) assicurare la qualità tecnica del servizio; d) assicurare la massima condivisione delle radiofrequenze; e) salvaguardare l’uso efficiente dello spettro”.

Gli Stati membri dovranno quindi assicurare che nelle bande di frequenze dichiarate disponibili per i servizi di comunicazione elettronica possano essere forniti tutti i tipi di servizi di comunicazione elettronica nei rispettivi piani nazionali di attribuzione delle frequenze a norma del diritto comunitario.

La Commissione, nel predisporre questa ‘liberazione’ delle frequenze aveva sottolineato che “…le frequenze radio dovrebbero essere considerate una risorsa pubblica molto limitata, che ha un importante valore pubblico e di mercato. È interesse di tutti che lo spettro radio sia gestito nel modo più efficiente ed efficace possibile da un punto di vista economico, sociale ed ambientale, tenendo conto del ruolo importante dello spettro radio per le comunicazioni elettroniche, degli obiettivi della diversità culturale e del pluralismo dei media nonché della coesione sociale e territoriale. È pertanto opportuno che siano gradualmente soppressi gli ostacoli a un suo uso ottimale”.