Su una cosa gli operatori sono tutti d’accordo: le prossime frequenze dovranno essere assegnate spendendo il meno possibile, auspicabilmente sostituendo ad una logica di incasso per lo Stato, quella di investimenti per il Paese. Questo, da un lato in considerazione dello stato di salute degli operatori che non hanno le risorse per svenarsi in un’asta competitiva, dall’altro – soprattutto – alla luce degli investimenti per realizzare le nuove reti 5G Stand Alone, ancora ingenti. Nel manifesto Asstel, al capitolo frequenze in scadenza c’è quindi accordo sul tema ‘allocazione non onerosa‘, a fronte di determinati impegni di investimento da parte degli operatori.
Prima consultazione chiusa a giugno
Detto questo, sul tema una prima consultazione si è chiusa a giugno mentre una seconda è in atto. Agcom sta sondando una seconda volta le telco, per individuare la modalità migliore di allocazione delle risorse spettrali in scadenza fra quattro anni.
Si sta ragionando su forme diverse (anche sul beauty contest) che valorizzino le capacità di infrastrutturazione. Il lavoro è avviato, non è precipitoso, ma c’è la percezione – da parte dell’industry e non soltanto – di voler arrivare ad una definizione della questione prima della sua scadenza naturale.
Non tutti hanno le stesse dotazioni spettrali
Oggi, non tutti hanno la stessa quantità di frequenze. Le ragioni sono molteplici. Da una parte, c’è chi ha voluto investire di più, o chi ha privilegiato alcune bande rispetto ad altre. Dall’altra, soprattutto nel caso di iliad, c’è una ragione storica. L’azienda è presente sul mercato dal 2018: da quel momento, c’è stata una sola asta, la famosa asta delle frequenze 5G. Per le altre frequenze, quelle assegnate precedentemente (in scadenza nel 2029), iliad ha avuto un pacchetto iniziale, figlio del sistema dei rimedi imposto in occasione della fusione fra Wind e 3.
Asstel, dunque, parla di allocazione e non di rinnovo, perché riconosce la necessità che ci sia un ribilanciamento dei portafogli spettrali. C’è poi il caso recente di Fastweb+Vodafone: il risultato dell’acquisizione della società inglese da parte di quella elvetica è stato, anche, un aumento del portafoglio di frequenze, avendo messo insieme a fattor comune il 100% di quelle che detenevano entrambe le aziende.

Diversi metodi di riallocazione, timore di hyperscalers e Starlink
Ed è per questo che Agcom sta elaborando diversi metodi di riallocazione delle bande, tenendo conto anche della concorrenza e di un altro timore diciamo così trasversale: la possibile e temuta partecipazione al processo di allocazione delle frequenze di nuovi entranti come hyperscalers (Amazon, Google, Facebook, AWS, Micorosft ecc) e player satellitari (Starlink), che potrebbero in qualche modo rivoluzionare il mercato così come lo conosciamo oggi. Un timore sollevato apertamente dal Ceo di Fastweb-Vodafone Walter Renna, ma certamente percepito da tutta la industry.
Cosa potrebbe succedere se Amazon si aggiudicasse parte delle frequenze?
Le metterebbe all’asta al miglior offerente fra gli operatori?
Oppure le fornirebbe sotto forma di servizi telefonici in bundle con altri prodotti, come già avviene con Amazon Prime?
E se fosse Starlink ad acquisire una quota dello spettro?
Sarebbe magari disposta a lasciare inutilizzate e spegnere le frequenze, pur di danneggiare la concorrenza? L’imprevedibilità di certi scenari è grande.
E ancora, se fosse un ex incumbent delle Tlc, magari Deutsche Telekom o Orange, a voler partecipare?
In ottica di consolidamento pan-europeo del mercato si tratta di un’opzione che non si può escludere a priori, ma che anzi nel lungo termine sarà concreta.
Quesiti non del tutto peregrini, soprattutto in tempi fluidi come questi, nei quali le alleanze e gli scenari cambiano di giorno in giorno. Una situazione di incertezza che rischia di pesare sugli investimenti a lungo termine della industry delle Tlc e che certamente va evitata, garantendo certezze sulla durata delle allocazioni spettrali.
Opzione mista e opzione rinnovo sul tavolo
Sono due, in sintesi, gli orientamenti cui è giunta l’Autorità dopo la prima consultazione: un’opzione mista (proroga, rinnovo, gara) che prevede diverse modalità a seconda delle diverse bande. Di fatto, si tratterebbe di considerare dei pacchetti di spettro uguali per tutti per una parte, da dare gratis, mentre un’altra parte viene rinnovata a chi già li deteneva.

La seconda è invece un’opzione rinnovo diretto. Fra le due, quest’ultima – se portata avanti in queste modalità – avrebbe il forte svantaggio di non prevedere alcun tipo di ribilanciamento frequenziale, di fatto ingessando ogni tipo di concorrenza e garantendo una rendita di posizione.

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