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Frequenze, asta Banda L: l’Italia incassa più di Germania e Regno Unito

Frequenze

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Alla fine, secondo il vecchio adagio che le frequenze all’asta si comprano comunque, la gara per la banda L non è andata deserta, ma ha anzi stimolato un significativo interesse nel mercato.

Dal sito del Ministero si apprende che sarebbero due le offerte presentate, quelle di TIM e Vodafone. Essendo previsti due lotti, con un prezzo base d’asta di circa 230 milioni ciascuno, secondo il disciplinare di gara non si verificheranno rilanci. La gara, dunque, grazie alla base d’asta alta e ai disincentivi alla partecipazione di un solo operatore, raccoglierà per le casse statali una cifra molto significativa, vicina ai 500 milioni di euro.

Gli unici precedenti confrontabili sono quelli della Germania e del Regno Unito. In Germania nell’asta conclusasi la scorsa estate, i due operatori principali, DT e Vodafone, si sono aggiudicati 20 MHz ciascuno. Tuttavia il ricavato della gara tedesca, che prevedeva una base d’asta per Mhz più bassa e 8 lotti da 5 Mhz (anziché 2 da 20 Mhz, come nel caso italiano) si è fermato a ‘soli’ 330 milioni di euro. Dunque a parità di partecipanti, la gara italiana sembra aver riscosso maggiore successo di quella tedesca, evidentemente grazie a un’architettura più efficace dell’asta, disegnata dalla nostra Agcom. Il ricavato della gara italiana supera anche quello inglese che è risultato inferiore a 300 milioni.

Il ricavato della gara italiana, peraltro, avrebbe potuto essere ancor più cospicuo se gli altri due operatori, Wind e 3 avessero partecipato. Evidentemente, al contrario di quanto fatto dai colleghi di Telefonica nel mercato tedesco, questi due operatori, dopo l’annunciata fusione, hanno preferito non gettarsi nella mischia, in attesa di sapere cosa fare delle proprie frequenze dopo la valutazione dell’autorità antitrust.

La possibile rinuncia di Wind e 3 è stata probabilmente valutata dall’Agcom nel momento in cui, dopo la Legge di Stabilità, ha scritto le regole della gara, adottando una soluzione prudenziale che garantisse, pur in un contesto di minore concorrenza rispetto all’asta tedesca, la certezza dell’assegnazione e una valorizzazione soddisfacente per l’erario.

Ciò è stato reso possibile dalla costruzione di due lotti da 20 MHz sul totale dei 40 MHz disponibili e dalla definizione di un prezzo minimo d’asta più elevato. In effetti, se non ci fosse stata fusione H3G-Wind – e la conseguente necessità per la newco di razionalizzare le risorse spettrali esistenti in attesa del via libera antitrust – la concorrenza avrebbe probabilmente spinto a superare il riferimento iniziale dei 600 milioni di cui alla Legge di Stabilità, allorquando si pensava che partecipassero tutti e quattro gli operatori alla gara.

D’altra parte, i proventi della gara, al di là della loro consistenza, sono stati comunque destinati dal Governo a forme di co-finanziamento e quindi l’intera cifra ottenuta dalla gara rappresenta un’entrata netta per lo Stato, senza buchi di copertura, finalizzata a progetti destinati alla banda ultra larga per un ammontare di oltre 920 milioni di euro. In ogni caso, Agcom e Governo pare si siano mossi, questa volta, con la necessaria tempestività ed efficacia, la prima disegnando regole incentivanti per l’asta e il secondo rilasciando la Banda L tra i primi paesi in Europa, con il risultato che ad oggi la gara italiana segnerà un piccolo record in Europa.

Bisogna quindi riconoscere che lo scetticismo iniziale di alcuni commentatori, che ritenevano la banda molto poco appetibile paventando il rischio che la gara andasse deserta, è stato così smentito da un esito che potrà ben considerarsi un successo, anche in ragione della rinuncia di Wind-H3G: lo Stato incassa ben un terzo delle risorse in più rispetto a quanto ottenuto dalla Germania e dal Regno Unito la scorsa estate, in una situazione macroeconomica nazionale sicuramente più difficile.  Un segnale di ottimismo e vitalità dal mercato che fa ben sperare.

Essendo la banda L una porzione di spettro frequenziale non accoppiato ma complementare alle bande già detenute dagli operatori mobili, l’uso principale di tale banda sarà infatti quello di rafforzare le capacità di download di traffico dati delle reti mobile LTE.

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