La guerra delle frequenze

Frequenze, 700 MHz alle tlc dal 2020. Broadcaster sulle spine

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Presentazione oggi a Bruxelles del Rapporto di Pascal Lamy sulla banda UHF. Per i 700 MHZ approccio comune che rischia di non accontentare né telco, né broadcaster. Gina Nieri (Mediaset): ‘DTT insostituibile almeno fino al 2030’.

Si riaccende il confronto sul futuro uso delle frequenze in vista della Conferenza mondiale dell’International Telecommunication Union (ITU) che si terrà a Ginevra nel 2015.

Proprio oggi Pascal Lamy, presidente del Gruppo d’Alto Livello sulle frequenze – di cui fa parte anche il consigliere di Mediaset Gina Nieri – ha consegnato nelle mani del vicepresidente della Commissione Ue, Neelie Kroes, un Rapporto che fissa delle linee guida per un uso ottimale della banda UHF (Ultra High Frequency), vale a dire quella dei 700 MHz, per i prossimi dieci anni.

La banda 700 MHz dovrebbe essere usata dalla banda larga mobile in tutta Europa entro il 2020 con una tolleranza di due anni. Le frequenze inferiori a 700 MHZ dovrebbe essere preservate per le tv in digitale terrestre fino al 2030.

Mediaset afferma che il braccio di ferro tra broadcasting televisivi europei e aziende di tlc per l’utilizzo della banda UHF ha avuto oggi un primo importante esito. Gina Nieri, consigliere d’amministrazione Mediaset, ha dichiarato: “Giudico molto equilibrata l’analisi complessiva del Rapporto consegnato oggi dal Presidente Lamy alla Commissione europea. Riconosce la centralità della televisione lineare nei consumi di contenuti audiovisivi e il ruolo insostituibile, almeno fino al 2030, della piattaforma digitale terrestre per mantenere l’eccellenza del sistema televisivo europeo”.

Antonello Giacomelli: ‘Il conflitto tra Tv e Tlc in Europa non serve a nessuno’

Sulla stessa linea il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, secondo cui “Il rapporto Lamy introduce un elemento di chiarezza in una materia complicata: il conflitto tra tv e tlc in Europa non serve a nessuno – ha detto – Lo dovremo leggere con attenzione ma la prima impressione è positiva. Abbiamo sempre detto che l’utilizzo della banda 700 da parte della telefonia mobile avrebbe dovuto essere armonizzata con l’introduzione dei nuovi standard di compressione tv, come il T2 – continua Giacomelli: – ora ci sarà più tempo per verificare l’impatto della tecnologia sull’evoluzione del mercato televisivo. L’importante è che tale processo sia armonizzato a livello europeo”.

Pascal Lamy: ‘Approccio comune, per la gestione dello spettro’

A Bruxelles in occasione della presentazione del Rapporto a Neelie Kroes, Pascal Lamy ha dichiarato: “I settori della banda larga e della trasmissione radiotelevisiva da tempo si contendono l’uso delle frequenze della banda UHF, ognuno avanzando le proprie argomentazioni. Sulla base delle discussioni avviate con i due settori, propongo un approccio comune per consentire all’Europa di progredire e crescere nel secolo del digitale”.

Neelie Kroes: ‘Soluzione necessaria per il nostro futuro digitale’

Per la Kroes, il Rapporto di Lamy “traccia un percorso che permette di creare capacità per far diffondere la banda larga mobile e assicurare un futuro stabile e prevedibile per la trasmissione radiotelevisiva su digitale terrestre, lasciando agli Stati membri che lo desiderano la possibilità di progredire più velocemente”.

“Dovrà anche garantire – ha aggiunto la Kroes – una coesistenza stabile tra i due settori che tendono sempre più a concentrarsi sui servizi media avanzati. Ne va del nostro futuro digitale e della difesa dei nostri interessi nelle negoziazioni internazionali”.

Sempre oggi la Kroes ha anche annunciato l’adozione di nuove regole per l’armonizzazione delle frequenze usate dai microfoni wireless, che sfruttano la banda UHF, e anche un prossimo Rapporto che farà l’inventario sull’attuale uso delle frequenze da parte dei Paesi Ue e sulle sfide future.

Questi tre documenti insieme dovranno consentire di organizzare nel lungo periodo i servizi europei a banda larga, wireless e di broadcasting.

I timori dei broadcaster

La European Broadcasting Union (EBU), che rappresenta i principali broadcaster pubblici europei, ha accolto con favore le indicazioni della Commissione Ue per salvaguardare l’accesso alle frequenze al di sotto dei 700 MHz per la tv digitale terrestre fino al 2030, ma resta sulle spine per le altre raccomandazioni.

Simon Fell, responsabile Tecnologia e Innovazione dell’associazione, ritiene che “la salvaguardia dello spettro sotto i 700 MHz permetterà ai broadcaster pubblici e privati di sostenere un’ampia scelta di contenuti e garantire investimenti e innovazione nel lungo periodo”.

“E’ fondamentale – ha precisato Fell – che le emittenti televisive non siano indebolite finanziariamente dalla perdita della banda 700 MHz.

Ma l’EBU ammette d’essere ancora preoccupata per la liberazione anticipata della banda 700 agli operatori tlc entro il 2020 con una flessibilità di due anni.

“Si corre il rischio – ha osservato Fell – di non dare a broadcaster e spettatori il tempo sufficiente per adattarsi alle nuove disposizioni sullo spettro per garantire il necessario aggiornamento delle tv su digitale terrestre e degli apparecchi, specie nei Paesi dove il DTT è ormai la principale piattaforma televisiva”.

Quella delle frequenze è una situazione spinosa, che dovrà mettere d’accordo l’industria media e delle tlc che puntano alla banda 700 per il futuro del mercato.

A luglio, la World Broadcasting Unions (WBU), organo che rappresenta i broadcaster europei del mondo, ha preso una posizione ufficiale comune chiedendo che le frequenze UHF (470-649 MHz) continuino ad essere usate per la trasmissione radiotelevisiva visto che sono le uniche che forniscono onde radio a livello globale per il digitale terrestre.

Gina Nieri (Mediaset): ‘DTT insostituibile almeno fino al 2030’

Il consigliere d’amministrazione di Mediaset, Gina Nieri, che fa parte del Gruppo d’Alto Livello che ha stilato il Rapporto sulla Banda UHF, ritiene molto equilibrata l’analisi del Rapporto.

Riconosce – ha indicato la Nieri – la centralità della televisione lineare nei consumi di contenuti audiovisivi e il ruolo insostituibile, almeno fino al 2030, della piattaforma digitale terrestre per mantenere l’eccellenza del sistema televisivo europeo. In questo modo è garantito ai cittadini l’accesso gratuito a un servizio universale di qualità. Priorità particolarmente sensibile nell’attuale congiuntura economica”.

Mediaset – ha detto ancora la Nieri – condivide in pari tempo la necessità di una politica di sostegno allo sviluppo delle reti a banda larga, fissa e mobile, al servizio delle imprese europee e dei cittadini che vogliono mantenere la libertà di scegliere tra diverse forme di distribuzione e poter accedere a un’ampia offerta di contenuti, anche gratuiti”.

“Inoltre, come indicato da Lamy, sarà importante valutare gli sviluppi del mercato e soprattutto monitorare da una parte l’evoluzione di tecnologie alternative (come il 5G), più efficienti e performanti rispetto alla tecnologia 4G/LTE, e dall’altra le preferenze degli utenti europei in termini di fruizione di contenuti via internet, sempre più caratterizzata dal consumo Wi-Fi”.

“Lamy – ha precisato la Nieri – ha infine riconosciuto che esiste lo spazio temporale necessario per una transizione graduale verso il conferimento della banda 700 alla broadband mobile. Frequenze alle TLC “sì” ma nel rispetto dell’evoluzione delle tecnologie terrestri più avanzate e delle preferenze dei consumatori. Un’inutile accelerazione determinerebbe infatti un indebolimento della piattaforma Digitale Terrestre, una riduzione radicale della concorrenza tra piattaforme (soprattutto in un paese come l’Italia caratterizzato da un monopolio sulla piattaforma satellitare) e procurerebbe un duro colpo al modello europeo basato sull’accesso universale e gratuito”.

Mediaset – ha ribadito la Nieri – confida che la Commissione europea, attraverso un forte coinvolgimento degli Stati membri, utilizzerà le preziose indicazioni del Rapporto Lamy per promuovere le esigenze e le reali aspettative dei cittadini, oltre che gli interessi e le prospettive di crescita di un’industria europea plurale ed indipendente”.

Le richieste delle telco

Soddisfazione ma solo in parte da parte della GSMA che rappresenta gli interessi degli operatori mondiali di telefonia mobile: “Apprezziamo gli sforzi della Commissione Ue per il futuro dello spettro e raccogliamo l’invito per la destinazione d’uso della banda 700 MHz per i servizi wireless nella Ue entro il 2020”.

Per colmare il gap con il Nord America e l’Asia – ha indicato la GSMA – è essenziale che gli Stati membri abbiano la flessibilità necessaria per agire tempestivamente, preferibilmente tra il 2018 e il 2020, e magari anche prima, per rispondere alla crescita del traffico dati e al drastico cambiamento delle abitudini dei cittadini in Europa che si affidano sempre più a internet per accedere a notizie e contenuti di intrattenimento.

La GSMA chiede quindi una revisione anticipata dell’uso della banda sotto i 700 MHz entro e non oltre il 2020, invece che nel 2025, al fine di garantire che l’Europa possa rispondere alle esigenze di un mercato in rapida evoluzione.

Le proposte del Rapporto Lamy

Più in dettaglio, Pascal Lamy ha proposto una formula “2020-2030-2025” per realizzare gli obiettivi della Digital Agenda europea in materia di banda larga. Un processo quindi in tre tappe, accompagnato da impegni precisi per il settore broadcasting, in modo da favorire investimenti e sviluppo del settore.

  • Le frequenze 700 MHz (la banda 649-740 MHz è al momento usata per i servizi di trasmissione televisiva e per i microfoni wireless) dovranno essere totalmente dedicate alla banda larga mobile in tutta Europa entro il 2020 con una tolleranza di massimo due anni;
  • L’uso del resto della banda UHF, vale a dire le frequenze sotto i 700 MHz, dovranno essere preservate per la trasmissione radiotelevisiva su digitale terrestre fino al 2030;
  • Entro la fine del 2025 dovrà essere presentato un bilancio al fine di stimare l’evoluzione delle tecnologie e del mercato.

Banda UHF

La banda 700MHz (694-790 MHz) dovrà essere riassegnata alla banda larga mobile in un tempo sufficiente per assicurare una transizione che sia il meno costosa possibile per gli utenti dello spettro e i cittadini e per tenere in conto la diversità dei livelli di penetrazione della trasmissione terrestre in Europa. La scadenza dovrebbe essere intorno al 2020 con una tolleranza di massimo due anni.

E’ inoltre necessario associare una certa stabilità regolamentare perché la trasmissione possa proseguire come è attualmente il caso della banda 470-694 MHz fino al 2030. Tutto ciò suppone misure su scala nazionale, Ue e internazionale.

Di conseguenza, in occasione della Conferenza mondiale dell’ITU, che riesaminerà e rivedrà le regole internazionali d’uso dello spettro, l’Europa dovrà respingere tutti i progetti d’assegnazione a titolo primario per i servizi mobili della banda 470-694 MHz, attualmente in uso all’industria tv.

Una certa flessibilità potrebbe tuttavia essere assicurata grazie allo sviluppo delle tecnologie di trasmissione ‘down link only’, riservando priorità alle reti di broadcasting.

Al fine di tener conto dell’evoluzione della domanda dei consumatori e delle nuove tecnologie, come le reti convergenti e lo sviluppo della fibra ottica su larga scala, entro il 2025 dovrà essere realizzato un bilancio sull’uso dello spettro UHF.

In base alle nuove indicazioni, poi, i radiomicrofoni per il Programme Making and Special Events (PMSE) avranno accesso ad almeno 59 MHz di spettro Ue che, se si ritiene necessario, può essere aumentato a livello nazionale.