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Francia, in 25 anni debito pubblico da 880 a 3.345 miliardi

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Alla fine del primo trimestre 2025 il debito pubblico francese è pari al 116% del PIL. Ancora più impressionante è il deficit: nel 2024 il disavanzo ha toccato i 168,6 miliardi di euro, pari al 5,8% della produzione nazionale

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Le riforme di Macron hanno causato 50 miliardi di mancati incassi l’anno

Quando si pensa ai conti pubblici fuori controllo in Europa, l’associazione immediata un tempo era con l’Italia o, per chi ricorda la crisi dell’euro, con la Grecia. La Francia, al contrario, è sempre stata percepita come un pilastro di stabilità. Ecco perché oggi colpisce vedere Parigi al centro delle preoccupazioni finanziarie: il Paese che per decenni ha incarnato la solidità economica dell’eurozona è ora costretto a discutere di tagli, tasse e rischio downgrade.

I numeri raccontano meglio di qualsiasi analisi quanto sia inedita la situazione. Alla fine del primo trimestre 2025 il debito pubblico francese ha raggiunto 3.345 miliardi di euro, pari al 116% del PIL: un livello mai toccato prima. Ancora più impressionante è il deficit: nel 2024 il disavanzo ha toccato i 168,6 miliardi di euro, pari al 5,8% della produzione nazionale. Si tratta del peggior risultato dalla Seconda guerra mondiale, quasi il doppio rispetto al limite del 3% fissato dai trattati europei. Per la Francia, da sempre tra le economie “virtuose” del continente, è un salto di paradigma che lascia interdetti osservatori e investitori.

Francia, i conti pubblici travolgono Bayrou

In Francia la politica sta ballando al ritmo dei conti pubblici. François Bayrou, premier scelto da Emmanuel Macron per guidare la correzione di bilancio, aveva promesso rigore e sacrifici. Ma il suo piano ha spaccato l’Assemblea nazionale, trasformando la discussione economica in una crisi politica che ha travolto il governo in poche settimane.

Il progetto prevedeva 44 miliardi di euro di tagli alla spesa e nuove tasse, insieme all’abolizione addirittura anche di due festività nazionali. Una cura da cavallo che non ha superato la prova parlamentare: Bayrou è stato sfiduciato e costretto a lasciare. E così ancora una volta mercati hanno alzato il livello di allerta: i rendimenti dei titoli francesi sono saliti al 3,45%, mentre le agenzie di rating minacciano la clava del downgrade. Per una potenza che ha sempre beneficiato di condizioni di credito favorevoli, è un cambio di orizzonte senza precedenti.

A quanto ammonta il debito pubblico della Francia

Il debito francese è cresciuto in modo costante per 25 anni, senza mai dare segnali di inversione. Ogni crisi economica ha lasciato un segno, spingendo i numeri sempre più in alto. Negli ultimi anni, tra pandemia e crisi energetica, la tendenza si è ulteriormente rafforzata fino a portare i conti pubblici a livelli mai raggiunti prima, come evidenziano i dati dell’Insee – Istituto nazionale di statistica francese.

Come si vede bene anche nel grafico, nel 2000 il debito francese era pari a 880 miliardi di euro. Negli anni successivi la crescita è stata costante: nel 2008 era arrivato a 1.327 miliardi, per poi accelerare con la crisi finanziaria fino a toccare 1.535 miliardi nel 2010 e quasi 1.925 miliardi nel 2013. La soglia dei 2.000 miliardi è stata superata nel 2014, mentre nel 2019, alla vigilia della pandemia, il debito era già salito a 2.380 miliardi di euro.

Con il Covid la curva si è impennata: in soli tre anni il debito è passato da 2.560 miliardi nel 2020 a 2.950 miliardi nel 2022, trainato dalle spese straordinarie per sanità, welfare e sostegni economici. La crisi energetica ha contribuito a mantenerlo in crescita: nel 2023 ha raggiunto 3.101 miliardi, nel 2024 3.305 miliardi, fino ad arrivare a 3.345 miliardi di euro nel 2025, pari al 116% del Pil.

Anche il deficit francese è al massimo storico

Il 2024 è stato un anno da record per i conti pubblici francesi, ma nella direzione sbagliata. Il disavanzo ha toccato 168,6 miliardi di euro, il livello più alto dalla Seconda guerra mondiale. Tradotto in percentuale, significa un deficit pari al 5,8% del PIL, quasi il doppio del limite del 3% fissato dalle regole europee. Non si tratta quindi di uno scostamento marginale: per ogni 100 euro prodotti dall’economia francese, quasi 6 sono stati spesi senza copertura, segnalando una fragilità che pesa direttamente sulla fiducia degli investitori.

Dietro questa cifra c’è uno squilibrio chiaro: nel 2024 lo Stato ha incassato 1,5 trilioni di euro, ma ne ha spesi 1,67 trilioni. La differenza di oltre 170 miliardi di euro si è accumulata soprattutto nel finanziamento del welfare, della sanità e delle amministrazioni locali, settori che assorbono la parte più consistente della spesa pubblica. È un divario che non ha precedenti negli ultimi ottant’anni e che ha riportato la Francia sotto stretta sorveglianza delle istituzioni europee, rendendo i suoi titoli di Stato più esposti alle oscillazioni dei mercati.

Debito francese, le tre cifre cruciali

Per capire perché i conti francesi siano così fuori linea basta guardare a tre numeri che raccontano meglio di qualsiasi analisi la situazione: 57, 240 e 50. Sono la percentuale di spesa pubblica sul Pil, i miliardi spesi in misure straordinarie negli ultimi anni e le entrate fiscali perse ogni anno a causa delle riforme volute da Macron.

Nel 2024 la Francia ha destinato alla spesa pubblica il 57% della produzione nazionale, la quota più alta d’Europa. Tra il 2020 e il 2023 lo Stato ha inoltre stanziato oltre 240 miliardi di euro per fronteggiare la pandemia e la crisi energetica. Sul fronte delle entrate, i tagli fiscali introdotti a partire dal 2017 hanno ridotto la pressione fiscale dal 54% al 51% del PIL, con un costo stimato dalla Corte dei Conti in 50 miliardi di euro ogni anno. L’effetto combinato di spese straordinarie e minori entrate ha aperto una forbice che oggi rende più difficile riportare i conti sotto controllo.

Francia, interessi sul debito esplosi

In Francia il costo del debito non è più una voce secondaria, ma una delle più pesanti del bilancio pubblico. Nel 2020 lo Stato pagava 26 miliardi di euro in interessi, una cifra importante ma ancora gestibile. Nel giro di quattro anni, complice l’aumento dei tassi sui mercati, quella spesa è arrivata a 66 miliardi di euro nel 2024: significa che in meno di un quinquennio la Francia ha dovuto trovare altri 40 miliardi l’anno solo per remunerare i propri creditori. È un importo che supera interi capitoli di spesa, dall’istruzione alla difesa.

La ragione è nei rendimenti dei titoli di Stato francesi, oggi fermi al 3,45%. Può sembrare poco, ma per un Paese che ha accumulato un debito di 3.345 miliardi di euro anche pochi decimali di differenza equivalgono a decine di miliardi aggiuntivi ogni anno. Il confronto con gli altri partner europei è eloquente: la Francia paga tassi più alti della Grecia, che porta ancora le cicatrici della crisi del 2011, e molto distanti dalla Germania, che resta sotto il 2%. È il segnale che i mercati hanno iniziato a considerare Parigi un debitore più rischioso, con conseguenze dirette sul peso crescente degli interessi nel bilancio statale.

Francia, politica e mercati in allarme

Il Parlamento francese è paralizzato da un’Assemblea nazionale profondamente frammentata, dove ogni voto resta incerto e manca una maggioranza stabile. Il Rassemblement National di Marine Le Pen ha chiesto lo scioglimento della Camera e nuove elezioni legislative, mentre la sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon invoca elezioni presidenziali anticipate. Il presidente Emmanuel Macron, per ora, ha escluso entrambe le ipotesi. Fuori dalle aule parlamentari cresce la protesta sociale. I sindacati hanno annunciato scioperi e manifestazioni nazionali, mentre sui social si è diffuso il movimento “chiudere la Francia”.

Dal 2026 la spesa pubblica in Francia rischia il congelamento ai livelli attuali senza un nuovo bilancio. Il governo avrebbe margini minimi di manovra, mentre ministeri e enti locali dovrebbero gestire risorse ferme. Le agenzie di rating valutano un possibile downgrade, con effetti immediati sulle banche francesi. La Francia non è a rischio default e resta “troppo grande per fallire”, ma l’instabilità politica e le proteste sociali la rendono oggi una sorvegliata speciale dell’eurozona.

Fonte: Insee – Istituto nazionale di statistica francese
I dati si riferiscono al periodo 2000-2025

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