Il provvedimento

Franceschini rispolvera il ‘2×1000’ Irpef per le associazioni culturali: perché nessuno ne parla?

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Un’apprezzabile iniziativa, già testata nel 2016 e poi purtroppo abbandonata, è stata rintrodotta, a favore di 3.057 associazioni culturali: tetto di spesa di 12 milioni di euro. E, volendo, l’1,5 % Irpef alla cultura.

L’Italia è veramente un Paese strano: l’attenzione dei media “mainstream” si concentra spesso su questioni proprio minori (per esempio, nelle ultime settimane, alcuni furti di opere d’arte dalle sedi della Rai…), e tralascia notizie che sono assolutamente importanti (e strategiche, in termini di politica culturale), qual è la reintroduzione nella normativa italiana di un provvedimento prezioso per rafforzare il tessuto culturale nazionale: da quest’anno, infatti, il contribuente italiano può destinare un 2 per mille del proprio flusso di imposte alle “associazioni culturali”, attraverso un meccanismo piuttosto semplice.

La notizia non è stata ripresa da nessun quotidiano, nemmeno da quegli specializzati come “Il Sole 24 Ore” o “Italia Oggi”: incredibile, ma vero.

Sabato pomeriggio 26 giugno, il Ministero della Cultura ha avviato una campagna promozionale di cui, ad oggi, non è giunta eco alcuna.

Il provvedimento governativo è stato reso noto l’11 giugno scorso, allorquando la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato l’elenco delle oltre 3mila associazioni cui si può destinare questo “2permille” (o “2 per mille” o “2 x 1.000”, che dir si voglia). Elenco trasmesso al Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri dal Ministero della Cultura il giorno prima (10 giugno 2021).

Chi ci conosce (quei pochi lettori affezionati alla rubrica “ilprincipenudo”…) sa che non siamo mai stati né siamo teneri nei confronti del Ministro “pro tempore” (e che si chiamasse – nell’ultimo decennio – Dario Franceschini o Alberto Bonisoli o Massimo Bray o Lorenzo  Ornaghi, poco ci ha importato, irriverenti come ci piace essere), ma questa volta va dato atto a Dario Franceschini di aver messo in atto un provvedimento importante, concreto ed emblematico al contempo.

La norma era stata applicata soltanto nel 2016, ma la disposizione grazie alla quale la quota dell’Irpef che i contribuenti possono destinare alle associazioni è stata ripristinata nel cosiddetto “decreto Agosto”: il quotidiano confindustriale, nel suo ultimo intervento in materia, a fine marzo, lamentava come il riavvio per il 2021 fosse in dubbio (così scriveva Valentina Melis, con richiamo anche in prima pagina, su “Il Sole 24 Ore” del 29 marzo 2021, “La cultura aspetta il 2 per mille ma il ritorno nel 2021 è incerto”), essendo ancora mancante il provvedimento di attuazione.

Si ricordi che è stata la legge di conversione del “Dl Agosto” (articolo 97-bis del D.l. n. 104/2020 del 4 agosto 2020, convertito – con modificazioni – dalla legge 13 ottobre 2020 n. 126; un decreto – si ricordi – da 25 miliardi di euro…) a consentire la reintroduzione della possibilità di destinare il “due per mille” della propria Irpef, per il 2021, ad una associazione culturale.

In termini quantitativi, il 2 per mille dell’Irpef si tradurrebbe teoricamente in oltre 380 milioni di euro (su dati 2019), ma la legge ha imposto per quest’anno un tetto di spesa di 12 milioni di euro.

Nel 2016, le associazioni beneficiarie furono 1.130. Nel 2021, le potenziali beneficiarie sono 3.057

La possibilità di destinare il “due per mille” alle associazioni culturali era stata applicata nel 2016: in quel caso, la legge di bilancio aveva fissato un tetto di spesa di 100 milioni di euro.

A causa di una serie di fattori – tra i quali i ritardi del decreto di attuazione (come per quest’anno: in effetti lo si attendeva entro novembre 2020…) – gli importi destinati dai contribuenti si fermarono a quota 11,4 milioni di euro (per la precisione 11.469.954,78 euro), e ne andarono a beneficiare 1.130 associazioni.

I contribuenti che effettuarono quella scelta nel 2016 furono ben 891mila (per la precisione, 870.949 cittadini).

Ritardi a parte, riduzione dello stanziamento a parte, si tratta di uno strumento assolutamente utile, anzi prezioso per molte associazioni, soprattutto di dimensioni medio-piccole, sebbene se ne siano avvantaggiati, cinque anni fa, anche piccoli “colossi” del Terzo Settore, come il Fondo Ambiente Italiano (Fai), che arrivò a raccogliere quasi 800mila euro (Associazione Amici del Fai: 791.157 euro, per la precisione).

Nell’elenco c’è naturalmente di tutto: bande musicali e bande cittadine e altrettante proloco, e poi cori, filarmoniche, associazioni folkloristiche, cineclub e cineforum, associazioni di amici di musei, università della terza età, il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Salerno, ma finanche le Acli e l’Arci, il Touring Club Italiano

Il “Dl Agosto” approvato il 4 agosto 2020 l’ha finalmente ripristinata, seppur con qualche criticità: il 21 aprile 2021, il qualificato mensile specializzato e sito web “Vita” (il portale del “Terzo Settore”, fondato e diretto da Riccardo Bonacina), titolava un articolo “Lo strano caso del 2 per mille alla cultura”: “finalmente emanato il decreto attuativo necessario per definire criteri di ammissibilità e procedure di iscrizione agli elenchi degli enti beneficiari del 2×1000 alla Cultura sul sito del Mic: ma le modalità non convincono organizzazioni culturali e fundraiser. Mancano meno di 10 giorni per iscriversi!”. Le associazioni hanno avuto chance di candidarsi soltanto dal 19 al 26 aprile 2021. Si lamentava, tra l’altro, come denunciato dall’Assif – Associazione Italiana Fundraiser e dal suo “Tavolo per il Fundraising Culturale”: scarsissima comunicazione sullo strumento; poco tempo per iscriversi alle liste; comunicazione dei beneficiari in ritardo rispetto alle scadenze fiscali per riuscire a programma una vera e propria campagna “2xmille” efficace…

Verrebbe da commentare: c’era proprio da aspettare la pandemia e le conseguenze disastrose del Covid-19 nel tessuto di migliaia e migliaia di piccole e grandi “associazioni culturali”?!

L’iniziativa del 2016 (introdotta nella Legge di Stabilità 2015) era nata nell’economia di una lontana stagione di annunci di “politica culturale”: si ricorderà il Matteo Renzi Presidente del Consiglio ed il suo slogan “ogni euro destinato in più alla sicurezza stanzieremo un euro in più per la cultura” (vedi “Key4biz” del 27 novembre 2015, “ilprincipenudo. Contro il terrore un miliardo alla cultura: ecco come sarà ripartito”).

Nel 2017, però, la norma del “2 per mille”… misteriosamente scompare, nel silenzio dei più.

Nel marzo del 2017 il senatore Franco Panizza del Partito Autonomista Trentino Tirolese (Gruppo per le Autonomie e segretario politico del Patt), presentava un’interrogazione urgente agli allora ministri Padoan e Franceschini. Pare che non si sia trattato di una decisione politica, ma di un mero errore burocratico. Fatto sta che la norma è scomparsa… Eppure, nel corso del 2017, tra maggio e novembre, durante l’iter parlamentare del cosiddetto “Codice Spettacolo”, c’era stato un parere favorevole da parte della Commissione Cultura della Camera rispetto ad un “ordine del giorno” G/2287-bis/8/7) di giustappunto Franco Panizza, che impegnava il governo “a valutare la possibilità di rendere permanenti” le previsioni contenute nella Legge di Stabilità 2016 per “consentire alle associazioni culturali la partecipazione al riparto del 2 per mille dell’Irpef, visto il fondamentale ruolo che esse svolgono nella nostra società”. L’ordine del giorno è andato a finire – come spesso accade per questi strumenti “para-normativi” – nel dimenticatoio… Per cinque anni!

Una meteora, insomma…

Veramente curioso che la questione abbia appassionato soltanto (parrebbe) il Senatore Franco Panizza, che peraltro non è stato rieletto in Parlamento e nel gennaio del 2021 viene nominato Presidente della Federazione Palla Tamburello del Trentino. Panizza è anche Segretario Particolare di Vittorio Sgarbi al Mart (Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto).

Nel giugno del 2020, è stata promossa una petizione su Change Org (che puntava ad ottenere 1.500 adesioni e si è invece fermata a quota 1.030) per far ripristinare la norma, promossa dalla Associazione Offine Culturali Impresa Sociale Ets (si ricordi che “Ets” è il nuovo acronimo che sta per “Ente del Terzo Settore”).

Come abbiamo segnalato, l’11 giugno 2021, sul sito della Presidenza del Consiglio è stato pubblicato l’elenco delle associazioni potenzialmente beneficiare: questa volta, il loro numero è triplicato, siamo a quota 3.057 associazioni.

I pre-requisiti per accedere a questa “eletta schiera” erano in verità minimalisti (come nel 2016): coerenza con l’oggetto statutario e dimostrazione di aver svolto attività culturali negli ultimi cinque anni.

A fronte del silenzio totale dei media, sabato scorso il Ministero della Cultura 26 giugno ha diramato un comunicato stampa, che pure ad oggi (lunedì 28 giugno) non ha avuto alcuna ricaduta.

Campagna promozionale del Ministero della Cultura (Mic) in sordina? “#destinazionecultura”

È stato coniato anche uno slogan “Destinazione cultura: dona il tuo 8×1000, 5×1000 e 2×1000 alla Cultura”,  con l’hastag “#destinazionecultura” ed è stato realizzato anche uno spot. Spot istituzionale che risulta essere online da lunedì della scorsa settimana, ma ha ad oggi registrato soltanto 294 visualizzazioni, a fronte dei 36.900 iscritti del canale YouTube del Mic

C’è un patrimonio da portare alla luce, c’è un patrimonio da tutelare, c’è un patrimonio da restaurare, c’è un patrimonio da studiare… e c’è un patrimonio che continua a sorprendere. È il tuo patrimonio culturale”: è questo il testo dello spot istituzionale realizzato dal Ministero della Cultura, un video che, con riferimento alla dichiarazione dei redditi, invita gli italiani a destinare l’8×1.000 ai beni culturali, il 5×1.000 alle attività di valorizzazione culturale ed infine il 2×1.000 alle associazioni culturali.

Di fatto, il cittadino amante della cultura può complessivamente devolvere ben l’1,5 per cento della propria Irpef alla cultura.

Cos’è il “2×1000” per le associazioni culturali? È in parallelo (non in alternativa) all’8 per mille per le confessioni religiose, il 5 per le organizzazioni non profit, il 2 per i partiti…

Il cosiddetto “2 per mille” (o “2×1000”) che qui interessa è una quota di imposte (Irpef, imposta sulle persone fisiche), a cui lo Stato rinuncia, per destinarla alle associazioni culturali per sostenere le loro attività.

Può essere destinato soltanto alle associazioni culturali riconosciute dal Ministero della Cultura in un apposito registro nazionale (pubblicato l’11 giugno 2021 sul sito web del Governo).

Il 2 per mille non costa nulla al contribuente, perché non è una tassa in più.

Il 2 per mille alle associazioni culturali non sostituisce l’8 per mille destinato alle “confessioni religiose” oppure allo Stato per alcune specifiche finalità (inclusi i beni culturali), o il 5 per mille per le “organizzazioni non profit”, o il 2 per mille ai “partiti politici”: sono 4 possibilità diverse (non sono alternative tra loro) ed è possibile utilizzarle tutte per destinare parte delle proprie imposte per fini diversi.

Se il contribuente non compila la casella e non firma, il contributo andrà direttamente allo Stato, che deciderà come utilizzarlo (si tratta del cosiddetto “inoptato”).

Si può esprimere soltanto 1 preferenza (a favore di una dei 3.057 associazioni culturali riconosciute, a livello nazionale, dal Ministero della Cultura).

Si ha tempo fino (anno di imposta 2020):

– entro il 30 settembre 2021: se si presenta il “modello 730”;

– entro il 30 giugno 2021: se si presenta il “modello redditi” (ex “modello Unico”) agli uffici postali;

– entro il 30 novembre 2021: se il “modello redditi” viene inviato telematicamente.

Concretamente, le “mosse” da mettere in atto sono 3:

  1. cercare nel modulo della dichiarazione dei redditi “Scelta per la destinazione del due per mille dell’Irpef” ovvero il riquadro che reca “Associazione culturale”:
  2. inserire il codice fiscale della “Associazione culturale” prescelta (nell’elenco);
  3. mettere la firma nel riquadro.

L’operazione è garantita da assoluto anonimato.

Il beneficiario non può conoscere l’identità del contribuente benefattore.

Così prevede – testualmente – l’Agenzia delle Entrate:

« Scelta per la destinazione del due per mille dell’Irpef alle associazioni culturali. Il contribuente può inoltre destinare una quota pari al due per mille della propria imposta sul reddito a favore di un’associazione culturale iscritta in un apposito elenco istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (art. 97-bis, D.L. n. 104/2020). Per esprimere la scelta a favore di una delle associazioni culturali ammesse al beneficio, il contribuente deve apporre la propria firma nell’apposito riquadro presente nella scheda indicando il codice fiscale dell’associazione cui vuole destinare la quota del due per mille. La scelta deve essere fatta per una sola delle associazioni culturali beneficiarie. »

Addenda: fattispecie particolari di contribuenti

E se non si presenta la dichiarazione dei redditi?

Possono presentare la “Certificazione Unica” tutti i lavoratori dipendenti senza altri redditi e senza spese da detrarre. Il datore di lavoro, o l’ente erogatore della pensione, ti consegnerà il modello relativo alla destinazione del “2×1000” insieme alla “Certificazione Unica”. Compila e firma il modello inserendo il codice fiscale in “Associazione culturale”. Mettilo in una busta, chiudila e scrivici sopra “Scheda per le scelte della destinazione del Due per Mille dell’Irpef”, il tuo nome e cognome e il tuo codice fiscale. Quindi consegnala a un ufficio postale gratuitamente, o a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (commercialisti, Caf). Oppure inviala telematicamente tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate.

In caso di dichiarazione congiunta?!

Se si utilizza la “Dichiarazione Congiunta”, è necessario compilare due schede, una per contribuente. Le schede vanno inserite in due buste separate, chiuse e contrassegnate sui lembi di chiusura. Su ciascuna vanno riportati il nome, il cognome e il codice fiscale del contribuente e la dicitura “Scheda per le scelte della destinazione due per mille dell’Irpef”. Si possono presentare all’ufficio postale, Caf o telematicamente al sito dell’Agenzia delle Entrate.

La destinazione del “5 per mille” dell’anno 2020: alla cultura soltanto 2 milioni di euro

In relazione invece al tradizionale “5 per mille”, va segnalato che il 10 giugno l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato gli elenchi per la destinazione del “cinque per mille” dell’anno finanziario 2020 con i dati relativi alle preferenze espresse dai contribuenti nella propria dichiarazione dei redditi.

Sono stati assegnati complessivamente ben 520 milioni di euro.

Gli enti beneficiari, nel settore culturale, sono soltanto 136.

Si tratta di oltre 69mila enti tra volontariato, ricerca sanitaria e scientifica, associazioni sportive dilettantistiche, enti per la tutela dei beni culturali e paesaggistici, enti gestori delle aree protette e quasi ottomila comuni. L’elenco degli enti ammessi e di quelli esclusi è consultabile online, nell’area tematica dedicata, insieme agli importi attribuiti.

L’elenco degli ammessi comprende in totale 69.151 enti, suddivisi per categoria: in cima alla classifica, si trovano gli enti del volontariato, ben 49.491, a seguire le 10.902 associazioni sportive dilettantistiche, i 510 enti impegnati nella ricerca scientifica, i 106 che operano nel settore della sanità, i 136 enti dei beni culturali e paesaggistici, ed infine i 24 enti gestori delle aree protette (24). Nell’elenco figurano anche 7.982 Comuni.

Di questo flusso – da cittadino direttamente ad enti – gli enti del settore culturale beneficiano poco: in testa si conferma il “volontariato”, con oltre 338 milioni di euro; al secondo posto, la “ricerca sanitaria”, con 78 milioni; quindi la “ricerca scientifica”, con 68,1 milioni; ai Comuni vanno 16,5 milioni; alle “associazioni sportive dilettantistiche15,8 milioni; agli enti per la “tutela dei beni culturali e paesaggistici” quasi 2 milioni; ed infine 517mila euro agli enti gestori delle aree protette.

“2 x mille” alle associazioni culturali: bella iniziativa, ma finora poco e male comunicata

Conclusivamente, una bella iniziativa questa “rinascita” del “2 per mille” per le associazioni culturali, ma, ancora una volta, non adeguatamente promossa.

È necessario avviare una campagna di promozione efficace e su larga scala del 2 per mille alla cultura, con un coinvolgimento attivo (anzi pro-attivo) della Rai. Sarebbe necessaria una campagna di lunga durata, non “last minute”.

In effetti, l’esperienza positiva dell’Art Bonus ha dimostrato che un’adeguata sensibilizzazione dei cittadini e delle organizzazioni culturali porta risultati molto positivi: si tratta di forme apprezzabili di “filantropia diffusa”, che possono integrare l’intervento diretto dello Stato nel settore culturale.

Scriveva saggiamente l’esperto Stefano Monti su “Formiche!” il 25 aprile 2021: “non si tratta quindi (o soltanto) di soldi: quello del 2 per mille è un meccanismo che potrebbe spronare le associazioni culturali ad essere più “inclusive”, a poter avviare una logica di progetto basata su “programmazione – investimenti – rendicontazione”, a poter definire un elemento di “bilancio sociale” e di “narrazione degli impatti”, che possano favorire l’emersione di un circolo virtuoso in base al quale dalla donazione (si veda, al riguardo, il cosiddetto effetto Benjamin Franklin), si possa poi avviare un rapporto sempre più intenso ed integrato con la comunità e con il territorio di riferimento, che a loro volta, potranno portare ad una crescita dell’associazione, ma anche degli stessi cittadini e dei territori, e abituare le persone, e le stesse organizzazioni, ad adottare una logica di “impatto”, così da definire le proprie scelte non tanto, e non solo, sulla base di “processi mentali più rapidi” (logo, brand, conoscenza pregressa, ecc.) ma sulla base di ponderazione degli effetti attesi dalla propria donazione”. Verrebbe soltanto da aggiungere: magari la stessa logica (programmazione / investimenti / rendicontazione) venisse seguita dallo Stato centrale, dalle Regioni, dai Comuni, negli interventi a favore della cultura!

Auguriamoci che il Ministero della Cultura e Rai comprendano l’importanza di promuovere al meglio il “2 per mille” a favore delle associazioni culturali, nell’economia complessiva di quell’1,5 per cento della propria Irpef che il cittadino può destinare alla cultura.

Clicca qui, per l’elenco delle 3.057 “associazioni culturali” italiane che possono beneficiare del “2 per mille” Irpef, pagina dedicata del sito web della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Clicca qui, per ulteriori informazioni sull’8×1.000, il 5×1.000 ed il 2×1.000 Irpef sul sito dell’Agenzia delle Entrate

Clicca qui, per la campagna di promozione curata dal Ministero della Cultura, lanciata il 26 giugno 2021: “#destinazionecultura”