Il futuro del fotovoltaico in Italia potrebbe presto prendere una direzione nuova, più autonoma e strategicamente orientata alla resilienza industriale europea. È questo il cuore della proposta di modifica al DM FER X Transitorio, su cui ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha espresso parere favorevole il 3 luglio 2025 con il documento 305/2025/I/efr.
Al centro della novità intropotta dal MASE, un’asta dedicata agli impianti fotovoltaici i cui componenti principali non sono prodotti o assemblati in Cina, per promuovere la sicurezza dell’approvvigionamento tecnologico, in linea con il Net-Zero Industry Act europeo. Un cambio di rotta che potrebbe avere importanti conseguenze economiche e geopolitiche nel settore delle energie rinnovabili.
Intanto sono pervenute già 1.500 manifestazioni d’interesse per partecipare alla gara.
Il contesto, cosa prevede il DM FER X Transitorio
Il DM FER X Transitorio, approvato il 30 dicembre 2024, è lo strumento chiave per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili competitive sul mercato. È stato adottato in attuazione del Decreto Legislativo 199/21, che recepisce la direttiva europea RED II e gli obiettivi del PNRR.
- Tecnologie supportate: fotovoltaico, eolico, idroelettrico e impianti a biogas da depurazione.
- Durata: fino al 31 dicembre 2025 (o al raggiungimento anticipato dei contingenti previsti).
- Potenza incentivata: 14,65 GW totali, con contingenti differenziati per fonte.
- Meccanismi di accesso:
- Accesso diretto per impianti ≤1 MW.
- Aste competitive per impianti >1 MW, con ribasso rispetto a prezzi base per tecnologia.
- Pagamenti:
- <200 kW: tariffa omnicomprensiva.
- ≥200 kW: meccanismo a due vie gestito dal GSE, in base al prezzo del Mercato del Giorno Prima.
- Copertura costi: definita da ARERA tramite componenti tariffarie dell’energia elettrica.
Cosa cambia, l’asta “resiliente” fotovoltaica
La modifica proposta al decreto introduce un nuovo articolo 5-bis, in linea con l’art. 26 del Regolamento UE 2024/1735 (Net-Zero Industry Act), anticipandone l’applicazione al 2025.
L’obiettivo? Premiare nelle aste gli impianti fotovoltaici che utilizzano tecnologie non cinesi, favorendo filiere produttive europee o comunque più diversificate.
Tra le principali novità emergono: un’asta dedicata agli impianti con componenti non cinesi, un contingente massimo di 1,6 GW, pari al 20% degli 8 GW della prima asta fotovoltaica e un contingente aggiuntivo, ma senza alterare il limite totale di 10 GW già fissato per il fotovoltaico dal DM FER X.
Criteri di preselezione: fotovoltaico “de-cinesizzato”
Per partecipare alla nuova asta, gli impianti con potenza >1 MW dovranno dimostrare di rispettare requisiti stringenti sull’origine dei componenti principali:
- Moduli fotovoltaici non assemblati in Cina.
- Celle fotovoltaiche non prodotte in Cina.
- Inverter non di origine cinese.
- Almeno un altro componente (tra quelli elencati nel Regolamento 2025/1178) non deve essere cinese.
Le domande dovranno includere un impegno formale al rispetto di tali requisiti, pena l’esclusione.
Il parere di ARERA. Favorevole, ma con riserva
ARERA ha espresso un parere sostanzialmente favorevole alla proposta ministeriale, riconoscendo il valore strategico di incentivare una filiera energetica più autonoma e sicura.
Tuttavia, l’Autorità ha messo in guardia sul possibile incremento dei costi, legato all’introduzione di criteri non di prezzo. In pratica: sostenere la resilienza potrebbe tradursi in tariffe d’asta più alte, con un impatto sulle componenti tariffarie a carico dei consumatori.
Energia pulita e indipendenza tecnologica
Con questa misura, l’Italia si posiziona tra i primi Paesi a recepire, e anticipare, le nuove logiche industriali dell’UE post-Covid e post-crisi energetica: meno dipendenza dalla Cina, più filiera europea, maggiore sicurezza nell’approvvigionamento delle tecnologie green.
Una transizione energetica che non guarda solo al costo del kWh, ma anche a dove e come si produce la tecnologia che ci porterà verso la decarbonizzazione. È la strada giusta?