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Formalizzato il lancio di ‘Italy is Art’ (ItsArt). Mediaset in manovra su Rai?

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Su queste colonne, venerdì scorso 8 gennaio 2021, abbiamo segnalato (vedi “Si chiamerà ItsArt. Svelato il nome della ‘Netflix italiana della cultura’”), in assoluta anteprima (come riconosciuto oggi anche dal quotidiano “Il Sole 24 Ore”), il nome, la governance ed una serie di altre caratteristiche della ancora piuttosto misteriosa “Netflix italiana della cultura” (sic) ovvero “ItsArt”.

Nel pomeriggio di ieri lunedì 11 gennaio, infatti, finalmente, è stato diramato un comunicato ufficiale dall’ufficio stampa della intrapresa, sebbene – ancora una volta – con modalità anomale: il comunicato non reca nemmeno un nome di addetto stampa, né un recapito telefonico, ma soltanto un account generico (press@itsitaly.tv).

Il comunicato stampa non aggiunge nulla di nuovo rispetto a quel che IsICult / Key4biz ha già scoperto, ma aggiunge un dettaglio interessante, sempre a proposito del “naming”: ItsArt” non sta esattamente per “It is Art”, bensì per “Italy is Art”, con una crasi che ha infastidito alcuni puristi della lingua italiana. D’altronde, tra le ambizioni dell’ardita intrapresa c’è anche la promozione internazionale della cultura italica.

E sorge naturale il quesito (se l’ambizione di “ItsArt” è soprattutto… internazionale): ma che fine ha fatto il canale internazionale in lingua inglese che Rai ha messo in cantiere da molti mesi, anche per rispettare – per così dire – quanto previsto dal vigente (e sempre evanescente) “contratto di servizio” tra Stato e Viale Mazzini?! Scomparso dai radar, gestazione avvolta dal più assoluto mistero (si sa soltanto che è alla guida del progetto: sulla sezione “Trasparenza” della Rai risulta Fabrizio Ferragni come “Direttore Canale in lingua inglese”, nominato nel giugno 2020).

Spiega l’anonimo redattore del comunicato stampa di “ItsArt” che “il nome scelto per la piattaforma ITsArt esprime la proiezione internazionale dell’iniziativa e rimarca lo stretto legame tra il nostro Paese e l’arte. ITsArt nasce infatti da un concetto semplice e immediato che è al cuore del progetto: ‘Italy is art’ (l’Italia è arte)”.

Intanto il sito web “Attivisti dell’italiano. Perché la lingua la fa chi la parla” ha promosso oggi una petizione al Ministro affinché la denominazione della piattaforma venga modificata.

In relazione al logo (l’identità del creativo o dell’agenzia non viene rivelata), si spiega che “con una linea dinamica e moderna, evoca l’italianità con un richiamo al tricolore. Il punto davanti a IT, che ricorda l’estensione ‘.it’, indica la proiezione italiana sul web, sottolineando la visione digitale del progetto”.

Viene anche spiegato che è online – come abbiamo anticipato su “Key4biz” ieri mattina – “il sito www.itsart.it dove è presente una landing page che fornirà costantemente gli aggiornamenti e le indicazioni per gli addetti ai lavori. Sul sito è attivo un indirizzo mail al quale è possibile inviare proposte di contenuti anche legati a eventi e manifestazioni culturali”.

In effetti, quello messo online ieri non è un sito, ma una pagina di vetrina, sulla quale, peraltro, non risulta nulla, se non l’identità di due dei promotori, ovvero Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (Mibact) e Cassa Depositi Prestiti (Cdp).

Incomprensibile – ovvero anch’essa… misteriosa – l’assenza del logotipo di Chili, che pure è la società che gestirà operativamente la imminente piattaforma.

ItsArt: “sostenere il settore delle performing e visual arts”

Il comunicato stampa rivela però qualcosa in più del “dietro le quinte”, leggendo bene anche tra le righe: “l’obiettivo alla base del progetto è quello di sostenere il settore delle performing e visual arts con particolare attenzione alle realtà minori maggiormente colpite dall’emergenza Covid-19. Attraverso la piattaforma si potrà accedere a un’offerta ampia e diversificata per la visione live e on-demand di concerti e opere teatrali, si potranno effettuare tour virtuali dei principali musei italiani e delle maggiori mostre di interesse pubblico, visitare festival e fiere e scegliere fra un ampio catalogo di film e altri contenuti tematici”.

Quindi, la piattaforma nascente avrebbe come obiettivo primario il sostegno alle “performing art” ed alle “visual arts”, ovvero a teatro e musica e danza, quel che generalmente viene definito “spettacolo dal vivo”, e poi le “arti visive” (definizione che include qualsiasi manifestazione artistica che abbia come risultato un oggetto visibile, a partire dalla pittura…). Soltanto in fondo viene citato “un ampio catalogo di film”…

Va segnalato quel cenno alle “realtà minori”…

Se la complessiva strategia della piattaforma appare incerta, anche la strategia comunicazionale è veramente curiosa: nessuna conferenza stampa, nessuna data precisa dell’avvio dell’offerta…

Le perplessità manifestate da molti operatori ed esperti permangono tutte immutate (segnaliamo – per tutti – l’articolo critico di Chiara Zanini su “Gli Stati Generali” del 9 gennaio 2021), e non si potrà – per capire meglio la strategia e la concretezza del progetto – che attendere i prossimi passi della misteriosa piattaforma, così come le risposte che il Ministro Dario Franceschini prima o poi darà alle interrogazioni parlamentari di Lega e Movimento 5 Stelle (presentate da oltre un mese).

È interessante anche osservare la ricaduta stampa/mediale dell’iniziativa, dopo il comunicato stampa di ieri: assai modesta, soltanto i due quotidiani specializzati in economia – ovvero “Il Sole 24 Ore” ed “Italia Oggi” – hanno dedicato un discreto interesse all’intrapresa, nonché “il Riformista” e “La Gazzetta del Mezzogiorno”.

E curiosamente Dagospia ha rilanciato oggi – a distanza di dieci giorni – l’articolo di Carlo Tecce pubblicato su “l’Espresso” domenica 3 gennaio (e notoriamente c’è sempre un “dietro le quinte” nelle iniziative della testata scandalistica diretta da Roberto D’Agostino). Dagospia ri-titola in modo crudele: “Net-flop all’italiana. L’operazione ‘Netflix della cultura italiana” by Franceschini è uno specchietto per gli allocconi”.

A cosa attribuire questa ricaduta mediatica deficitaria?! Debolezza dell’ufficio stampa della piattaforma ItsArt o disinteresse della comunità culturale rispetto all’iniziativa?!

L’Agis lancia una petizione: chiede “precise strategie” per la ripresa del settore spettacolo

Nel mentre, il settore dello spettacolo boccheggia, in stato di acuta crisi e di confusione totale: riapriranno i cinematografi ed i teatri? Nessuno lo sa. Né “se” né “quando”…

Oggi il Presidente dell’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) Carlo Fontana ha promosso una petizione su Change.org per “segnalare come sia arrivato il momento di individuare precise strategie, anche temporali, per una ripresa delle attività di spettacolo. La ferita delle chiusure dei luoghi dello spettacolo si rimarginerà con grandissima fatica. I ristori sono stati un sostegno, un supporto importante, ma per la sola sopravvivenza: utili, ma non bastano. Sono evidenti a tutti le difficoltà della situazione, ma non è più il tempo di navigare a vista. Questa mia vuole essere una sollecitazione dettata solo dall’interesse generale e che ha come finalità quella di restituire una parte considerevole e determinante per la vita di tutti noi”.

Se una lobby storica come Agis – un tempo potente e spesso in assoluta sintonia col Ministero – è costretta a promuovere un appello su una simile piattaforma (che nell’arco di poche ore ha superato le 1.000 firme), ciò sta a significare che la situazione è veramente molto ma molto grave.

E temiamo che la piccola ed incerta ItsArt potrà essere veramente di marginale conforto…

Filippo Fonsatti, Presidente della Federazione dello Spettacolo dal Vivo ha dichiarato l’11 dicembre 2020 (nel corso del “Forum sullo Streaming nella Lirica e nella Prosa” organizzato da Assolirica in collaborazione con l’Agis), a proposito della piattaforma: “la sostenibilità economica senza un intervento pubblico è una illusione, un’ipocrisia e un’ingenuità. Senza investimenti pubblici di centinaia di milioni di euro, stiamo parlando del nulla”. In sintesi: “senza risorse è una idea velleitaria”. Una idea “teorica e simbolica” soltanto.

Strane coincidenze: la campagna Mediaset (Striscia la Notizia) contro “gli sprechi Rai”

Quel che riteniamo curioso è che, nel mentre Rai non veniva coinvolta nel progetto di piattaforma ItsArt, da alcune settimane si registra una martellante campagna critica (anzi, denigratoria: satirica ma denigratoria) messa in atto da Mediaset nei confronti di Viale Mazzini: a cadenza quasi quotidiana, il programma di punta di Canale 5, ovvero “Striscia la notizia”, propone dei servizi di critica feroce nei confronti di alcuni deficit del servizio televisivo pubblico.

È stata avviata una sorta di… rubrica, dal sintomatico titolo “Sprechi Rai”, affidata all’inviato Alessio Giannone, in arte “Pinuccio”. L’inviato introduce i servizi da una imprecisata spiaggia, con un siparietto (visivo e sonoro) intitolato “Rai Scoglio24”, che gioca ovviamente con il logotipo di RaiNews24.

Alcuni servizi sono di qualità, altri sono piuttosto sciatti, ma si ha ragione di ritenere che questa iniziativa non sia proprio giornalisticamente spontanea, ovvero frutto soltanto della sempre effervescente redazione del programma creato da Antonio Ricci nel 1989: sicuramente… qualcuno a Cologno deve aver dato il via libera a quella che si pone come vera e propria “simpatica” campagna di delegittimazione del servizio pubblico.

Insomma, un disegno, ovvero una regia, c’è sicuramente, tra Cologno e Roma.

Il primo servizio critico è del 16 novembre 2020, dedicato giustappunto al canale internazionale della Rai (“Sprechi in Rai, il caso ‘Rai English’”). L’indomani servizio su “Il caso ‘Rai Istituzionale’”. Il 23 novembre, “Più vicedirettori per tutti”. Il 30 novembre, “La nomina di 10 nuovi direttori”. Il 2 dicembre, “Le contraddizioni dell’Ad Salini”. Il 4 dicembre, “Il mistero dell’Ufficio Studi”…  

Mediaset ha criticato anche esplicitamente la piattaforma cultural-digitale promossa dal Mibact e Cdp (e Chili), con un servizio di giovedì 7 gennaio, nel quale segnalava “lo strano no della Rai”…

Il 9 dicembre, “Il mistero del presepe di Viale Mazzini”, caso che stimola altri quattro servizi, il 14 dicembre, il 16, il 17, il 18 ed il 22 (ma in questo l’argomento appariva senza dubbio di “attualità”). Pausa fino al 7 gennaio, con la denuncia de “Il caso della partita interrotta su Rai 2”, l’8 gennaio critiche a “La sede deserta in Cina”, e ieri 11 gennaio “Spese pazze in Russia”… Una strategia “editoriale” certamente c’è.

Da segnalare che, in quasi tutti i servizi, Pinuccio prende in giro l’Ad Fabrizio Salini, e sostiene che il “governo” reale della Rai sia ormai nelle mani di una triade di sodali: il Ministro grillino Vincenzo Spadafora, Mara Venier (storica conduttrice di “Domenica In”) e del suo amico Alberto Matano (conduttore di “La vita in diretta”).

Totale silenzio da parte della Rai: a cosa è dovuta questa a-reattività?!

Totale il silenzio stampa da parte della Rai.

Eppure, forse, una reazione sarebbe opportuna, perché il diritto di critica ed il diritto di satira sono sacrosanti, ma è anche legittima una qualche forma di pur minima reattività rispetto ad una campagna negativa così intensa e continuativa da parte del principale “competitor”.

Al tempo stesso, da qualche settimana un sito web denominato “VigilanzaTv”, pepato ma qualificato, curato dal giornalista Marco Zonetti, propone a cadenza quotidiana articoli molto feroci nei confronti di Viale Mazzini, dando spesso ampio spazio a quello che certamente può essere considerato il più attivo parlamentare italiano in materia Rai, qual è il deputato Michele Anzaldi, uomo di fiducia di Matteo Renzi, nonché Segretario della Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi (la cosiddetta “Vigilanza Rai” appunto)… E non si può escludere che anche questa “azione di disturbo”, nel suo piccolo, rientri nell’economia di una strategia di Italia Viva di paradossale opposizione infra-governativa da parte di Matteo Renzi, nella traballante alleanza con gli altri partiti della maggioranza…

Strane interferenze tra Mibact e Rai

Da segnalare anche – nella confusione in atto – alcune curiose dinamiche, tra Mibact e Rai. Il Ministro Dario Franceschini ha voluto mesi fa (giugno 2020) Maria Pia Ammirati alla guida di Istituto Luce Cinecittà, ma la ex Direttrice delle Teche è stata nominata a fine dicembre Direttrice di Rai Fiction… Ad oggi non risulta si sia dimessa da Cinecittà, allorquando è evidente che le due cariche sono oggettivamente incompatibili. E chi sta pensando al futuro di Cinecittà, al di là dell’annunciato coinvolgimento, anche qui, di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) nel suo ambizioso rilancio?! E che dire dello stesso Ministro che l’8 gennaio fa ha nominato alla guida del Centro per il Libro e la Lettura (Cepell), istituto autonomo del Mibact Marino Sinibaldi, Direttore di Radio 3 Rai?! Anche in questo caso, una qual certa incompatibilità c’è, non avendo nemmeno l’autorevole dirigente Rai il dono della ubiquità. Comunque, si tratta di altre… strane “interferenze” tra Mibact e Rai.

E che dire, infine, di ulteriori scivoloni della Rai?!

Negli ultimi giorni, molte le critiche a Viale Mazzini per il successo della serie “SanPa” (ricostruzione documentaristica della storia della comunità di San Patrignano fondata da Vincenzo Muccioli), realizzata da Netflix a partire da centinaia di ore di materiali di archivio di Viale Mazzini, e battendo Rai sul tempo (è in gestazione un documentario prodotto dalla tv pubblica)… E senza dubbio spiazzante l’intervista che Papa Francesco ha concesso a Canale 5 (è intervenuto lo stesso Silvio Berlusconi per ringraziarlo)…

Verosimilmente, tra la strana operazione di ItsArt nella quale Rai è esclusa e la campagna denigratoria di Striscia contro gli sprechi… non c’è nessun collegamento diretto, ma quel che non piace – a chi ancora crede nel servizio pubblico radiotelevisivo – è questa sorta di inazione, passività, inerzia che sembra caratterizzare attualmente Viale Mazzini, a fronte di una serie concentrica di aggressioni.

La Rai pecca sicuramente di molte colpe, ma qui si corre il rischio di una dinamica del tipo “buttare via il bambino con l’acqua sporca”.

Crediamo che ci sia una regia occulta in operazioni comunicazionali di questo tipo.

L’Amministratore Delegato Fabrizio Salini sta senza dubbio attraversando una fase di offuscamento, ma è la Rai nel suo complesso a soffrire di una pericolosa deriva. Ed intanto le annunciate proposte di riforma della Rai restano congelate nei cassetti delle commissioni parlamentari…

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