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Fondi Ue, un piano nazionale per rispondere ai neet

di Laura Di Raimondo Direttore Generale Asstel - Assotelecomunicazioni |

Come costruire un modello “a prova di futuro”? Il tema dell’impiego dei fondi europei del settennale in corso è centrale. Ma il punto è saperli spendere. I dati sui fondi europei ci restituiscono, da tempo, un quadro chiaro: spendiamo male e troppo poco le risorse disponibili.

L’Italia è in difficoltà sul fronte lavoro. Sono allarmanti i numeri del rapporto sulla mobilità sociale del World Economic Forum di Davos 2020: il numero dei ragazzi inattivi, che non studiano e non lavorano, è arrivato a oltre due milioni, mentre quello degli incapienti (coloro che hanno un reddito inferiore al minimo imponibile dal Fisco) a quasi otto milioni. Meglio non va sia per i bambini, che non sono inseriti nel sistema scolastico, sia sulla formazione continua e opportunità lavorative.

Piano Nazionale di settore, l’impegno di Asstel

Noi di Asstel – l’associazione che nel sistema di Confindustria rappresenta la Filiera delle imprese di Telecomunicazione – da tempo stiamo lavorando per costruire un Piano Nazionale di settore per rispondere al profondo e radicale processo di trasformazione digitale che sta interessando il nostro Paese. Un’evoluzione che porterà cambiamenti importanti non solo sul modo di concepire il lavoro – anche grazie allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale – ma anche sull’organizzazione e sulle modalità di svolgimento.

Dobbiamo investire nella formazione perché è la chiave per guidare la trasformazione e anticipare i prossimi cambiamenti. Occorre individuare strumenti utili con il supporto del Governo centrale e delle Regioni nel rispetto delle prerogative e delle competenze di ognuno. In questo quadro il tema dell’impiego dei fondi europei del settennale in corso è centrale. Ma il punto è saperli spendere. I dati sui fondi europei ci restituiscono, da tempo, un quadro chiaro: spendiamo male e troppo poco le risorse disponibili.

Facilitare alle imprese della filiera il ricorso al fondo sociale europeo

Una delle leve più importanti, a nostro avviso, è di facilitare alle imprese della Filiera il ricorso al Fondo Sociale Europeo (FSE) a partire dal settennale 2014-2020 ormai prossimo alla scadenza. Per questo, da aprile dello scorso anno, abbiamo avviato un’interlocuzione costante con i ministeri dell’Economia e del Lavoro, con l’obiettivo di utilizzare i Fondi e avviare una strategia che veda le Regioni protagoniste del cambiamento, attraverso azioni formative sinergiche con le imprese, uniformi nei tempi e funzionali ai processi di riqualificazione dei lavoratori di diversi territori. Per dare continuità al processo, da parte del Governo sarà fondamentale anche orientare in questa prospettiva la Programmazione comunitaria 2021/2027.

Chiediamo un passo avanti alle istituzioni perché mai come in questa occasione è fondamentale la velocità di reazione per accompagnare le trasformazioni professionali collegate alle innovazioni tecnologiche e avviare un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico-privato, avendo come unico fine la sostenibilità occupazionale dei lavoratori della Filiera.

Questa è la strada che può portare a un reale cambiamento a beneficio sia della competitività delle imprese, sia dello sviluppo del capitale umano, e preservare l’occupabilità delle persone. Grazie ad un forte investimento sull’aggiornamento continuo delle competenze dei lavoratori, e più in generale delle persone, si può costruire un modello “a prova di futuro”.