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Fitness a casa e comfort food, come Internet cambia le nostre abitudini

Dopo mesi come questi siamo disposti a perdonarci molte cose, tra cui l’esserci lasciati un po’ andare a tavola e aver rimandato a data da destinarsi il giorno in cui finalmente avremo bicipiti tonici e la parvenza della favoleggiata tartaruga sull’addome.

Sembrano cose un po’ frivole, non lo sono; secondo le stime dei ricercatori dell’Università statale di San Paolo (UNESP), in Brasile, in un articolo pubblicato su «Frontiers in Endocrinology», i dati riguardo ai danni del lockdown e della mancanza di esercizio fisico, ad esempio, sono particolarmente impressionanti. Tra i 1.000 volontari analizzati, il livello di attività fisica è diminuito del 35% durante i mesi di lockdown, e parallelamente sono aumentati i comportamenti errati, come lo stare sdraiati o seduti troppo a lungo, magari senza nemmeno alzarsi per sgranchirsi un po’ le gambe.

Tutto questo, secondo i ricercatori, dovrebbe essersi tradotto in un aumento annuale di 11,1 milioni di casi di diabete di tipo 2 e addirittura di 1,7 milioni di decessi in più in tutto il mondo, non molto in meno di quelli causati dallo stesso Covid.

In Italia i dati non sono diversi: secondo l’indagine quantitativa condotta da Asi (Associazioni Sportive e Sociali Italiane) e Swg, solo 3 italiani su 5 non hanno mai smesso di fare sport durante la pandemia; un po’ meno di 1 su 5 ha cominciato a farla dopo il lockdown. La percentuale di chi pratica discipline sportive è infatti scesa dal 66% al 59%. Per questo l’OMS raccomanda di non trascurare il proprio corpo anche quando si è chiusi in casa, come durante questo nuovo lockdown: lezioni di ginnastica online, attività con i propri figli, o perfino, in mancanza d’altro, fare le scale un po’ di volte al giorno o camminare sul posto.

Il fitness online cresce, anche quello aziendale

Grazie alle connessioni Internet casa (sempre più fibra ottica, sempre meno ADSL: su SOSTariffe.it si possono trovare le più convenienti attualmente sul mercato) è effettivamente semplice seguire le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e molte l’hanno fatto coi corsi di fitness a distanza. Secondo un’indagine di Sportclubby, la maggiore piattaforma italiana dedicata alla prenotazione di corsi online o in palestra, quest’anno 7 italiani su 10 – se la campagna di vaccinazione andrà come previsto – torneranno ad allenarsi in presenza, ma questo non significa che si abbandoneranno le abitudini prese durante il lockdown.

Già, perché se andare in palestra significa comunque prevedere un certo impiego di tempo, soprattutto se la sede è un po’ lontana da casa, c’è certamente appeal nel potersi mettere in tuta, accendere la smart tv quando si vuole con il proprio corso pronto a partire, esercitarsi, fare una doccia e ripartire.

Soprattutto per chi viaggia molto, per chi ha poco tempo per il lavoro, per chi non ha per forza bisogno degli attrezzi e delle macchine disponibili in palestra, l’home fitness continuerà a essere una di quelle risorse scoperte per necessità e che poi entrano a far parte delle abitudini (come, per altri versi, lo shopping online, diventato praticamente obbligatorio con i lockdown).

Secondo il 16% degli intervistati da Sportclubby, su un campione di 600 italiani, il 16% affiancherà quest’anno attività online e/o outdoor ai corsi in sede. Il 3% invece punterà soprattutto sul live streaming, e l’1% con lezioni on demand.

Per le palestre è allo stesso tempo un rischio e un’opportunità: per chi sarà in grado di riconvertire almeno parzialmente la propria attività e puntare sulla propria preparazione, potrà essere l’occasione di espandere il proprio mercato con un’audience molto più ampia di prima, potenzialmente su scala nazionale.

Come si è già visto in altri settori, i più bravi potranno riuscire a tamponare i problemi economici dovuti alle continue chiusure delle palestre e magari a inventarsi un nuovo business più redditizio del primo: un italiano su 3, infatti, ha dichiarato che si allenerebbe anche online con palestre o trainer al di fuori della propria zona. E c’è anche – molto promettente – il settore del fitness aziendale, nato anche per restituire quella complicità e condivisione con i colleghi che la lontananza dall’ufficio causa smart working ha quasi cancellato, con startup di sicuro interesse come Doomore, piattaforma dedicata agli allenamenti online anche di gruppo.

Ma è boom anche per il comfort food

Ma, come si diceva, siamo molto più disposti anche a perdonarci qualche trasgressione, che va in direzione opposta alle preoccupazioni salutiste del fitness. Alzi la mano chi non è mai ingrassato, neanche un pochino, durante il lockdown, e complimenti alla sua forza di volontà: per la maggior parte degli italiani lo stare a casa ha coinciso con la voglia di cucinare (e panificare) per passare un po’ il tempo, ma anche con ore e ore passate sul divano a guardare i programmi di Netflix, Prime Video o Disney+. Con l’unico compagno che veramente si desidera in questi casi: lo snack e le bevande gassate superzuccherate.

Anche American Uncle, piattaforma e-commerce alla guida del settore comfort food in Italia (fondata dal giovanissimo Alessandro Odierna, oggi ventiseienne), ha effettuato un suo studio, relativo al 2020: tra M&M’s, Oreo, Kinder, Pringles, Doritos, gli italiani hanno acquistato una quantità industriale – è il caso di dirlo – di spuntini ipercalorici di ogni tipo, soprattutto in Lombardia (la regione più colpita dai lockdown), a Roma e a Napoli. Qui a farla da padrone sono i giovani e i giovanissimi: rispetto al 2019, la fascia tra i 18 e i 24 anni ha fatto registrare un incremento degli ordini dell’82%.

In particolare da noi “tirano” i cereali (58%) seguiti da patatine e caramelle, ma c’è un po’ di tutto negli ordini di chi sceglie di concedersi almeno una serata senza badare alla dieta, tra energy drink, marshmallows, salse piccanti, bastoncini di carne essiccata (la beef jerky tradizionale e conosciutissima negli USA, che a sorpresa si sta affermando anche da noi). Un’abitudine non esattamente salutare, sì, ma che parla di noi, e delle nostre contraddizioni in pandemia, almeno quanto un’infuocata sessione di guerrilla cardio.

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