tech trend 2018

FinTech, i 4 trend per il 2018

di |

Dal Banking alla blockchain, dall’intelligenza artificiale alla cybersecurity fino all’assistente vocale al posto del bancario. Nel 2018 il denaro sarà sempre più gestito e trasferito con un click.

Il 2018 sarà un anno cruciale per il Fintech. Se nel 2017 la tecnologia di frontiera applicata alla finanza era inevitabile, oggi in questo settore le banche si giocheranno la partita. Ecco come si sta evolvendo il mercato dei servizi finanziari e quali sono le nuove opportunità per tutto coloro che ne usufruiscono, secondo l’osservatorio Moneyfarm.

Robo advisory (AI, sinergie industriali e MiFID 2)

Il settore dei robo-advisors o dei gestori digitali del risparmio, ovvero tutte quelle realtà che sviluppano soluzioni innovative, utilizzando la tecnologia digitale, per gestire il risparmio delle famiglie, si ritroverà a gestire diverse migliaia di miliardi di masse da qui al 2025.

Una grande mano in questo senso potrebbe arrivare dalla MiFID 2, la direttiva Ue che pone più tutele al risparmio e maggiore trasparenza a banche, sgr e sim. La nuova normativa, in vigore dal 3 gennaio 2018, potrebbe avere un effetto dirompente soprattutto sul mercato italiano che è ancora caratterizzato dalla prevalenza di modelli di distribuzione tradizionali. L’esperienza della RDR inglese, normativa da cui la MiFID ha preso spunto, ci mostra come l’aumento dei costi derivato dai maggiori oneri in carico a intermediari e case prodotto andrà probabilmente a creare uno spazio nell’industria per le iniziative più agili e innovative rivolte alla clientela mass. Questo perché i player tradizionali, per giustificare i costi elevati che impongono alla clientela, potrebbero essere portati a focalizzarsi maggiormente sul segmento affluent/private.

Il 2018 è anche l’anno in cui ci aspettiamo che l’intelligenza artificiale, che per adesso è entrata solo marginalmente nel campo della gestione del risparmio, comincerà a giocarvi un ruolo ben più importante, grazie soprattutto all’entrata in vigore della PSD2.

Le banche dovranno aprire l’accesso delle proprie piattaforme ad app FinTech

La PSD2, la direttiva europea sui pagamenti, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, ha un potenziale enorme per le prospettive di business che può aprire. Ci troviamo di fronte a una rivoluzione copernicana, nella quale le banche dovranno aprire l’accesso delle proprie piattaforme a parti terze, i correntisti diventeranno proprietari dei propri dati e potranno decidere di integrare i servizi finanziari di cui usufruiscono come meglio credono. I cambiamenti più immediati riguarderanno ovviamente il sistema dei pagamenti, in cui diventerà davvero molto complesso per le banche porre ostacoli all’utilizzo di servizi offerti da parti terze.

La PSD2, più che un semplice cambio di legislazione, va vista come l’apertura di una nuova piattaforma per l’innovazione digitale in grado di offrire tantissime opportunità a chi sarà in grado di approfittarne, un po’ come è stato per l’introduzione dei sistemi operativi per dispositivi mobili.

Difficile prevederne l’impatto e i tempi in cui i risparmiatori potranno godere i vantaggi di tale regolamentazione, che si esplicheranno in termini di servizi migliori e più personalizzati in una serie di ambiti, dai pagamenti alla gestione delle finanze personali e ai servizi di investimento.

Fine modulo

Dal punto di vista commerciale, il grande afflusso di dati potrebbe dare un’ulteriore spinta alle aziende innovative, offrendo loro nuovi strumenti in grado di facilitarne la crescita. I dati bancari permettono di immaginare le preferenze delle persone in modo assai dettagliato, si pensi alle iniziative promozionali personalizzate ne che potrebbero scaturire grazie alle partnership tra gli operatori. Va da sé, ma è importante ribadirlo a scanso di equivoci: qualunque tipo di condivisione di dati personali sarà consensuale. Quel che conta è che saremo finalmente padroni dei nostri dati, che prima appartenevano alle banche, e saremo liberi di disporne come vogliamo.

La chiave sarà dunque saper immaginare servizi che creino reale valore per le persone. Incrociando i dati di tutti i conti di un risparmiatore si potrà ottenere la radiografia completa delle sue abitudini finanziarie e tagliargli il servizio su misura. La Gestione del Risparmio diventerà così un servizio veramente olistico, che accompagna il risparmiatore durante l’intero ciclo finanziario, dalla fase di accumulazione del suo patrimonio alla fase dell’investimento. Un grande supporto lo darà senz’altro l’intelligenza artificiale.

L’Asia il grande hub del Fintech al mondo

L’Asia si definirà ancora di più come il grande hub del Fintech mondiale. Spesso quando si parla di Fintech si è portati a pensare ai mercati maturi come gli Stati Uniti e l’Europa. Ma oggi la frontiera è in Asia.

Nell’Asia Pacifica il Fintech ha ricevuto nel 2017 investimenti per un totale di $14.8bn secondo PwC contro gli 8.3 del Nord America e i 2.4 del Regno Unito. L’ecosistema è dominato dalla Cina, che vanta i 4 unicorni Fintech più grandi del mondo, e dall’India, che si è convertita alle transazioni digitali mediante l’uso di individually unique mobile wallets e mettendo fuori corso alcuni tagli di banconote, dando vita al più grande esperimento di demonetizzazione mai condotto a livello globale.

In Asia la crescita del settore Fintech è caratterizzata da una mastodontica sproporzione tra la domanda e l’offerta di servizi. Si pensi che solo il 69% degli abitanti dell’Asia Pacifica possiede un conto corrente, e scendiamo al 52% in Asia Meridionale.

L’assenza di un’industria tradizionale consolidata e l’emergere di una classe media rendono l’apporto delle nuove tecnologie ancor più dirompente che in Europa e negli Stati Uniti. Possiamo affermare a ragion veduta che in Asia la rivoluzione Fintech sta accompagnando l’inclusione finanziaria di centinaia di milioni, se non miliardi, di persone. Per questo, se vogliamo avere un indizio sulla forma che avranno i servizi finanziari di domani, è proprio all’Asia che dobbiamo guardare.

Mentre in Occidente i maggiori Fintech hub come Londra, New York e la Silicon Valley hanno vissuto un’innovazione graduale, per l’industria dei servizi finanziari del gigante tecnologico cinese si è trattata di una vera e propria rivoluzione. L’adozione diffusa di quei servizi da parte di una popolazione cresciuta con la tecnologia, unita alla consistenza degli investimenti in innovazione, lascia pensare che la Cina continuerà a essere il leader asiatico del Fintech.

Il settore che sta trainando la crescita, con più di 8 miliardi di investimenti, è quello del credito. Il boom di questo segmento in Asia è stato determinato da una grande domanda di prestiti che rimane insoddisfatta dal canale tradizionale ed è stato favorito sia dalla presenza di grandi piattaforme digitali che hanno diversificato su nuovi segmenti che dalla poca attenzione dei regulators. In questo senso il comparto asiatico rappresenta un esempio di come grandi piattaforme digitali, sia attraverso l’investimento in startup, sia attraverso l’intervento diretto sul mercato, possono entrare nello spazio Fintech generando profitti.

Più pagamenti elettronici anche con l’e-fattura

Qui il settore caldo può essere quello della fatturazione elettronica, sempre per motivi legati a nuove regolamentazioni, che imporranno un’armonizzazione. Nel 2018 l’Unione Europea imporrà a tutti gli stati membri degli standard comuni per quello che riguarda l’e-invoicing. Bruxelles spera così di aumentare il tasso di adozione dal 24% al 95% entro il 2024 e ciò comporterebbe risparmi per circa 64.5 miliardi per le imprese. Anche se le stime si rivelassero troppo generose, si tratta di una cifra enorme. La nuova normativa potrebbe funzionare anche da incentivo per la digitalizzazione delle imprese nazionali. Anche per questo motivo e per combattere l‘evasione fiscale, la Legge di Bilancio 2018 prevede l’obbligo di fatturazione elettronica dal 1^ luglio del 2018 per quanto riguarda la certificazione delle operazioni relative a cessioni di benzina e gasolio e delle prestazioni rese da subappaltatori e subcontraenti negli appalti pubblici. Dal 2019 l’obbligo sarà esteso a tutte le operazioni tra privati (B2B) e nei confronti dei consumatori finali (B2C).

Alexa il tuo nuovo bancario?

Anche se l’attenzione è ancora focalizzata sui dispositivi mobili, la voce come interfaccia utente è sempre più accettata e disponibile. Assistenti vocali – da Amazon’s Echo e Google’s Home a Baidu’s Xiaoyu e Alibaba’s Genie in Asia – stanno diventando sempre più parte della nostra vita quotidiana, con alcuni studi che prevedono addirittura che la maggior parte delle famiglie statunitensi ne avrà una entro il 2022.

Come nel caso dei chatbots negli ultimi anni, secondo le previsioni le istituzioni finanziarie continueranno a sperimentare come integrare gli assistenti vocali nelle loro offerte ai clienti. Allo stesso tempo occorre risolvere gli innumerevoli problemi di sicurezza e privacy dei dati, per questo motivo la cybersecurity è un altro trend delle FinTech nel 2018.

Articolo tratto dall’eBook di key4biz ’I Tech trend 2018‘. Per scaricare l’eBook clicca qui.