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Filosofia della Rete: SummerSchool a Castelsardo dall’8 al 12 settembre

Michele Mezza

Michele Mezza

E’ il terzo anno. La SummerSchool di filosofia della rete compie il suo terzo giro di pista. E’ il momento dello sprint. E infatti quest’anno si cresce e da Castelsardo ci si trasferirà ad ottobre a Pisa a concludere l’Internet festival. Ma dall’8 al 12 settembre si torna proprio sulla straordinaria terrazza dinanzi all’Asinara dove ha preso forma quest’inedito esperimento: capire la rete a partire dalla filosofia del rinascimento italiano.

Il tema racconta l’ambizione del progetto: Conoscenza e democrazia al temo della loro riproducibilità tecnica, matrici filosofiche e opzioni sociali della società condivisa.

Si tratta di mettere a fuoco quell’intreccio fra sapere e partecipazione che sta sgretolando le forme della politica in tutto il mondo. Perché quando aumenta la consapevolezza degli individui si attenua la tensione democratica? E’ questo un fenomeno inedito? Da dove viene l’ansia di condivisione che sta riproducendo geometricamente saperi e competenze? Sono questi i quesiti su cui si confronteranno filosofi come Giulio Giorello, ordinario di filosofia della scienza alla Statale di Milano, e Carmelo Meazza, ordinario di filosofia all’Università di Sassari; sociologi come Giovanni Lanzone, della scuola di design Domus di Milano; informatici come Gianluigi Ferrari, vice direttore del dipartimento di informatica di Pisa; esperti della convergenza multimediale come Cesare Massarenti dell’Università Bicocca di Milano. Con la platea dei giovani comunicatori dell’Università di Sassari.

L’obbiettivo è dare una radice a quel processo di trasformazione che sta riclassificando politica ed economia. E decodificare le linee di sviluppo: dove stiamo andando. Ma non siamo all’ennesima tavola rotonda sulla televisione digitale o il futuro dei social network. Questa volta si tratta di capire strutturalmente da dove viene il pensiero non lineare. Da Steve Jobs o da Giordano Bruno?

Dai brevetti di Paolo Alto o dal secolo in cui, come spiega Eugenio Garin, si scoprivano le terre di Colombo e i cieli di Galileo. Questo è il nuovo approccio. Indagare quel lungo fiume carsico che fu deviato per due secoli dal fordismo industrialista, e che ora riprende a scorrere.

Il flusso del pensiero di Bruno, Machiavelli, Spinoza, Galileo, Cartesio. Quel mondo in cui, scriveva Galileo, “La filosofia…. è scritta in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intendere umanamente parola: senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto”.

E’ da quel laberinto che è uscita la talpa informatica. Un laberinto italiano, dove la bussola era tutta pensata e scritta in Italiano. Pura retorica? Noi pensiamo che si tratta di creare una griglia di pensiero lungo per dare alle imprese italiane che si affacciano sul mercato, grandi e piccole, collaudate e startup, imprese che oggi vanno con il cappello in mano sul mercato americano adottando un linguaggio estero per esprimere i nostri progetti, mentre è in italiano che si può spiegare il senso dell’algoritmo.

Una SummerSchool per la competitività del sapere italiano, per dare forza e sfrontatezza al made in Italy informatico. Ma anche per sfidare i luoghi comuni della rete.  In questi mesi si sono consumati processi rilevanti, che la politica ignora.

Google e Facebook da grandi suggestioni libertarie sono diventati padroni delle ferriere. Cosa vuol dire per l’innovazione? Come ci si pone rispetto ad una cultura che oggi è solo marketing di un brand?

Il modello di sapere condiviso rimane fondante di una nuova civiltà. Discuteremo anche delle opportunità di un modo italiano per produrre insieme potenza di calcolo. Come Quag, la comunity di interessi condivisi nata in Italia, proprio in Sardegna, che sarà analizzata dai ragazzi a Sassari.

Soprattutto quando questi brand stanno imponendo logiche e comportamenti che toccano le identità genetiche della vita umana: privacy, sovranità, autogoverno, autonomia del proprio corpo, sovranità nell’uso delle proprie opere culturali. Sono temi che devono diventare oggetto di conflitto politico ed economico. Ma ancora di più, siamo alla vigilia di una nuova svolta, come l’internet delle cose. Un tornante che al momento è guidato da una cultura italiana quale è Arduino? Che accadrà quando oggetti e consumi saranno tutti processati dal big data? Spiega Umberto Galimbertisuperato un certo livello, la tecnica cessa di essere un mezzo nelle mani dell’uomo per divenire un apparato che include l’uomo come suo funzionario”. E’ un destino inesorabile? Da Castelsardo un contributo per spingere altri, più attrezzati ad affrontare questo nodo. Dategli un occhio: unisolainrete.it

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