l'audizione

Fibra ottica: senza Telecom Italia piano Enel a rischio?

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Per l'ad Marco Patuano, se nelle aree a fallimento di mercato la fibra non la compra Telecom è difficile che il progetto Enel abbia un ritorno visto che in queste aree 'mai e poi mai si reggerebbero due reti'.

Telecom Italia ribadisce ancora una volta il suo ‘no’ ai condomini, ma apre alla collaborazione con Enel nella fibra ottica. La società elettrica, del resto, difficilmente avrebbe un ritorno economico senza la partecipazione al suo progetto della compagnia telefonica, nonostante la capillarità delle sue infrastrutture che permetterebbe di risparmiare grazie al riutilizzo delle infrastrutture aeree e sotterranee.

Lo ha detto ieri sera l’ad della società telefonica, Marco Patuano, in audizione al Senato, in riferimento ai recenti annunci della società elettrica riguardo la volontà di costruire infrastrutture nelle aree rurali e semi rurali.

Se necessario, ha detto Patuano, l’azienda è disposta a collaborare con “chiunque costruisca” reti, ma per cooperare occorre non è obbligatorio fare delle combinazioni societarie: esiste anche il concetto di comprare le infrastrutture da qualcun altro “se costruite in modo efficiente e a costi minori”.

“Se sarà confermato che il prezzo a cui potremo comprare sarà inferiore al prezzo a cui andremmo a costruire, la decisione razionale economica è quella di andare a comprare. Non ha senso ostinarsi a costruire. Confermo quindi che laddove Enel andasse a costruire, non abbiamo nulla in contrario a verificare la possibilità di diventare acquirenti di infrastrutture, ma per periodi molto lunghi. Non certo un anno ma almeno 20 anni”, ha detto Patuano, spiegando di avere avuto diversi incontri con l’Ad di Enel Francesco Starace.

Il tema centrale è quindi quello dell’allocazione ‘intelligente’ delle reti e il nodo sta, ovviamente, nel prezzo: “Ho detto a Starace: se il tuo prezzo è più basso del mio costo la scelta è abbastanza semplice, ma viceversa sarebbe un problema” e non solo per Telecom, ma anche per Enel perché – ha spiegato Patuano – se la fibra non la compra Telecom è difficile che il progetto abbia un ritorno visto che nelle aree a fallimento di mercato “mai e poi mai si reggono due reti”.

Patuano sottolinea poi che comunque Telecom Italia sta viaggiando in anticipo sui suoi stessi piani di copertura e conta che entro la fine del prossimo anno, avrà chiuso il gap con la Ue in termini di copertura in fibra ottica.

Con la sua rete Telecom raggiunge 24 milioni di unità immobiliari e sulla rete mobile conta 30 milioni di sim attive.

Entro il 2015 saranno investiti 10 miliardi di euro di cui 5 miliardi su tecnologie di nuova generazione fisse mobili e cloud. Gli altri 5 miliardi vanno ad attività di manutenzione e altre attività.

Il piano, per quanto riguarda il mobile, prevede il raggiungimento del 95% della popolazione al 2017 “ma siamo già all’86% con la copertura 4G”, mentre sul versante della fibra ottica, la previsione è +quella di coprire il 75% delle unità immobiliari entro il 2018.

Entro il primo trimestre 2018, ha detto ancora l’ad, il piano prevede la copertura 100 città in FTTH con una percentuale pari ad almeno il 50% di ogni città (pari complessivamente all’8% della popolazione). Telecom intende inoltre partecipare a tutti i bandi nelle aree bianche e grigie “con l’auspicio che i bandi siano progettati per consentire un’ampia partecipazione. Ai bandi Eurosud Telecom si trovò sola perché non si presentò nessun altro”, mentre la presenza di più operatori pronti a concorrere sulla copertura di un’area consente un efficientamento della spesa pubblica.

“Abbiamo accolto con favore la delibera del Cipe che ha sbloccato 2,2 miliardi per aree a fallimento di mercato”, ha detto quindi il presidente Giuseppe Recchi, sottolineando che Telecom ha vinto 7 bandi di gara per le regioni del centro-sud e che per accelerare la copertura a banda larga si potrebbe replicare il modello a incentivo utilizzate in queste aree, che consente un miglior impiego dei fondi pubblici.

Quanto all’FTTC, la tecnologia non va demonizzata né può essere considerata non in grado di ripettare l’evoluzione tecnologica futura perché garantisce – come emerge dai nostri test – velocità tra i 300 e i 500 Mbps. Per dare un’idea, un canale in alta definizione in 4K coi nuovi algoritmi di compressione usa 20 Mbps. Quindi nelle aree meno dense del paese permetterebbe di arrivare rapidamente a coprire le aree disagiate con i 100 Mbps.

La cosa prioritaria è coprire il paese in maniera orizzontale, poi, dice Patuano, il mondo non finisce al 2017.

L’avanzata francese: domani il cda

Il fatto che Telecom Italia attragga investitori stranieri qualificati di comprovata esperienza come Vincent Bollorè e Xavier Niel è una notizia positiva, per due motivi: innanzitutto perché significa “che l’azienda ha potenziale per crescere e poi che il modo in cui è gestita rassicura gli azionisti e suggerisce loro di impegnarsi ancora di più”. È questa la premessa del presidente Telecom Italia Giuseppe Recchi all’audizione di ieri in Senato, voluta dal senatore Massimo Mucchetti per fare il punto sull’assetto societario e sui piani dell’azienda.

Nel corso dell’audizione l’ad Marco Patuano ha confermato che domani si riunirà il cda che valuterà la richiesta di Vivendi di integrare il board con 4 suoi rappresentanti e che dovrà anche tenere conto dei timori dei fondi azionisti anche se, ha spiegato Recchi, “strategie e piani dell’azienda da un lato e assetto societario dall’altro si collocano su due piani distinti e separati”, con i manager che operano nell’interesse degli azionisti per creare valore, non per decidere chi debbano essere gli azionisti. “Noi cerchiamo di gestire l’azienda nel miglior modo possibile. Noi manager siamo spettatori”. Come a dire: ai fondi dovrà rispondere l’assemblea degli azionisti, non il cda.

Vivendi, ha precisato Recchi, non è “l’unico azionista Telecom”, che risponde a “una pluralità di soggetti”, dai grandi fondi ai piccoli azionisti. Il fatto che Vivendi detenga una quota rilevante “non implica necessariamente che eserciti un’influenza dominante”.

L’operazione con cui il consiglio di amministrazione ha deciso di proporre la conversione delle azioni di risparmio “va a beneficio di tutti, come lo stesso rappresentante comune degli azionisti di risparmio ha riconosciuto”.

Sparkle

La rete Sparkle è sostanzialmente qualcosa di irripetibile: si tratta di alcuni milioni di km di fibra posati principalmente sul fondo del mare che collegano Hong Kong, Singapore, india, Africa, Mediterraneo e attraverso l’Italia coprono tutta l’Europa, passando dall’Irlanda arrivano a Miami e da li si diramano fino in America Latina. Manca solo l’Australia. Sparkle è nella top ten delle maggiori reti mondiali  di cavi sottomarini.

La rete deve essere sigillata perché trasportiamo il traffico dati in diversi paesi e tutti tengono alla loro sicurezza. Noi dobbiamo rispettare tutti gli stati e lo loro diverse normative, ed evitare accessi impropri alla rete. La garanzia di integrità del sistema è fondamentale.

Non siamo naif. Per lo stato italiano fa la differenza che chi gestisce la sicurezza sia italiano. È un tema importante ma il punto è che va garantita la stessa sicurezza che garantiamo alla rete italiana.