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Fibra ottica, Agcom-Agcm: ‘Il mercato da solo non ce la fa, intervenga il Governo’. Ma come?

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“La realizzazione delle reti di nuova generazione deve essere riconosciuta come un’esigenza prioritaria per la competitività dell’intero sistema economico e per la crescita, meritevole di un intervento di politica pubblica, in quanto le sole forze di mercato non portano – naturalmente – al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea”

E’ quanto si legge nell’indagine congiunta Antitrust-Agcom sulla banda larga, avviata a gennaio e condotta allo scopo di esaminare se la dinamica naturale degli investimenti nelle reti a banda ultra-larga e valutare in che modo la tutela della concorrenza – statica e dinamica – e la regolamentazione dei mercati interagiscano con i profondi cambiamenti tecnologici e di mercato e con le possibili politiche pubbliche nel settore delle comunicazioni elettroniche.

Pochi investimenti=scarsa cultura digitale

L’indagine evidenzia innanzitutto la disparità di condizioni tra le diverse aree del paese, con alcune aree in cui si assiste “a una dinamica concorrenziale da parte degli operatori privati sotto lo stimolo della regolamentazione” e altre in cui “si registra una sostanziale assenza di investimenti infrastrutturali”.

Viene inoltre sottolineato la carenza di una “diffusa cultura digitale” con poche famiglie (e imprese) connesse ad Internet e un modesto l’utilizzo dei servizi online.

Le azioni da intraprendere

Per superare l’attuale stallo occorre quindi “accelerare la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e, più in generale, promuovere interventi pubblici a sostegno della domanda e dell’offerta di servizi a banda ultra-larga; vanno sostenute forme di joint-venture tra operatori privati finalizzate ad accelerare gli investimenti nelle reti di nuova generazione”.

Nelle sue conclusioni, l’indagine sollecita tre cose: “regole certe e trasparenti e una politica pubblica coerente nelle sue diverse articolazioni istituzionali” così da creare le condizioni per consentire agli operatori privati di “cogliere appieno le opportunità di investimento offerte dal mercato” e “di esprimere un’efficace strategia industriale, al fine di contribuire a realizzare quella necessaria opera di modernizzazione che è condizione imprescindibile per la ripresa del Paese” e la “definizione di un piano strategico nazionale per lo sviluppo delle infrastrutture che individui in maniera organica le aree di intervento, semplifichi le relazioni tra i diversi decisori coinvolti e svolga una pianificazione degli interventi sulle infrastrutture. Ciò al fine di ridurre le incertezze che possono gravare sulle scelte di investimento degli operatori privati e rallentare lo sviluppo delle infrastrutture”.

Lo scenario ideale

Sottolineano infine Agcom e Agcm che lo scenario “ideale” sotto il profilo concorrenziale e più “lineare” dal punto di vista della regolamentazione sarebbe quello caratterizzato dall’esistenza di un operatore di rete “puro”, non verticalmente integrato nella fornitura di servizi agli utenti finali. Ammettono tuttavia che “si tratta di uno scenario di assai difficile realizzazione concreta”, mentre sarebbe tutta da valutare sia sotto il profilo antitrust, sia in relazione alla sua disciplina regolamentare “una struttura di mercato riorganizzata solo sulla figura dell’operatore dominante verticalmente integrato”. (A.T.)

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