recensione

Festival del Cinema di Roma, 18^ edizione tutta al femminile: “La Chimera di Alice Rohrwacher”

di Giulia Lorusso Caputi |

La diciottesima edizione della Festa del cinema di Roma, si avvia verso la sua conclusione con La Chimera di Alice Rohrwacher.

La diciottesima edizione della Festa del cinema di Roma, si avvia verso la sua conclusione con La Chimera di Alice Rohrwacher.

Siamo negli anni Ottanta, quando su un treno vi è un inglese: Arthur (John O’Connor) in un completo molto elegante. Le ragazze intorno a lui sono molto attratte ed interessate da questo straniero: si incuriosiscono e chiedono di tutto. Il ragazzo ne è lusingato, fino a quando non arriva un venditore di calzini a prenderlo in giro. L’Inglese, nomignolo che gli sarà affibbiato nel corso della storia, si infiamma e gli urla addosso. Arrivati in un paese di provincia, capiamo che l’inglese ha un dono particolare: percepisce l’esistenza delle tombe etrusche. Così un gruppo di amici, I Tombaroli, lo “utilizza” per ritrovare oggetti di valore e rivenderli a Spartacus, una compagnia di mercanti d’arte, con cui fanno affari.

Nel frattempo, un filo rosso, lega due anime: quella di Arthur e Beniamina. La madre di quest’ultima, Flora, interpretata da Isabella Rossellini, è una donna anziana un po’ altezzosa, che però, adora Arthur. Flora attende ostinatamente, il ritorno della, ormai scomparsa, figlia Beniamina.

A servire Flora, c’è Italia (Carol Duarte) che riuscirà a rapire il cuore, disilluso e nostalgico di Arthur.

Con trovate registiche poetiche, Alice Rohrwacher, rende benissimo l’idea del contatto tra mondo dei morti e dei vivi. C’è un forte contrasto nei vivi, una strana attrazione per il mondo di chi non c’è più: come se tendessimo a rifiutarlo, ma ne fossimo anche estremamente sedotti.

Gli etruschi sotterravano, assieme alla salma, ogni suo bene. Ed ogni tomba rifletteva gli interessi e il carattere di chi vi era sepolto.  

Il gruppo dei tombaroli asseconda quell’attrazione e, a volte, senza dare valore a quegli oggetti, ne prende possesso e li trasporta in un mondo che non è più il loro.

Per citare Italia:

 “Là sotto ci sono cose che non sono fatte per gli occhi degli uomini, ma delle anime”

È difficile, dopo una perdita, non rimanere intrappolati in quel senso di ricerca continua. Niente ci soddisfa più e un contatto o qualsiasi cosa che ci rimandi a quella persona, ci può dare pace, anche se per poco.

Arthur è vittima di sé stesso e del suo dono, come molti di noi spesso sono. Le nostre capacità, se non indirizzate bene, diventano la fortuna degli altri.

La chimera è un film da vedere, poiché ci dimostra una sensibilità incredibile. L’essere umano diventa magico nella sua normalità.

Alice Rohrwacher ha, infatti, sempre avuto la capacità di fare luce, laddove sembra non esserci più.