indagine conoscitiva

Fake news, le 4 mosse dell’Agcom

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L'Autorità conclude l'indagine conoscitiva sulla disinformazione online e individua 4 azioni "a tutela dell'informazione online".

Contro le fake news ecco le 4 azioni individuate dall’Agcom:

  • Implementare un sistema di monitoraggio continuativo della qualità dell’informazione online ed analisi dell’impatto dell’intermediazione algoritmica.
  • vigilare costantemente sul contesto in cui operano le piattaforme online, nell’ambito del Sistema integrato delle comunicazioni (in particolare, nel comparto della raccolta pubblicitaria, fonte primaria di sostentamento dell’informazione online).
  • Monitorare e verificare l’evoluzione degli scenari competitivi nei settori di attività delle piattaforme online.
  • Sviluppare l’attività di monitoraggio dei sistemi di misurazione degli indici di ascolto online(web analytics).

Le 4 linee di intervento sono contenute nell’Indagine conoscitiva su “piattaforme digitali e sistema dell’informazione” approvata dal Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, con relatori Antonio Martusciello e Antonio Nicita.

Il 60% degli italiani crede alle fake news

Circa il 60% degli italiani, nel campione trattato da Agcom, risultano avere una falsa percezione in relazione a fenomeni misurabili in senso oggettivo, che riguardano una serie di tipologie di contenuti: dalle informazioni sull’economia a quelle di tipo scientifico-ambientale, dai temi importanti dell’agenda politica, quali la situazione economica, l’immigrazione, la criminalità, il lavoro.

Lo studio, condotto in collaborazione con SWG, rivela come provenienza geografica, livello di istruzione e condizione socioeconomica siano in grado di influire sulle percezioni e sul riconoscimento di notizie false. Se un’istruzione superiore ha un effetto positivo sulla capacità di inquadrare correttamente i fenomeni, una condizione economica sfavorevole può alterare la percezione della realtà, rendendola in alcuni casi assai più pessimistica. Peraltro, nel contesto informativo, elementi come tecnicismo della notizia, appartenenza degli argomenti a temi di interesse dell’individuo e modalità di esposizione alle notizie influenzano in modo rilevante la probabilità di errore nel giudizio di affidabilità sull’informazione.

A chiusura dell’indagine conoscitiva, in considerazione delle criticità riscontrate dal lato dell’offerta e della domanda, nonché del percorso istituzionale intrapreso negli ultimi anni nei settori in cui operano le piattaforme online, con particolare riguardo al sistema informativo, l’Autorità definisce possibili linee di intervento mettendo al centro il ruolo dell’informazione di qualità, in particolare del servizio pubblico radio-televisivo e multimediale, nel fornire strumenti idonei a soddisfare il diritto del cittadino-utente a una informazione corretta e completa finalizzata a formare una libera e consapevole opinione.

Soro: “Bene commissione parlamentare di inchiesta su Fake news”

“Il perimetro di azione della istituenda commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione intenzionale seriale e massiva di informazioni false, le cosiddette ‘fake news’, appare ben definito in tutte le proposte, riguardando i temi sia della disinformazione sia della malainformazione, nelle sue principali implicazioni di ordine individuale e collettivo”. E’ quanto ha affermato il Garante per la privacy Antonello Soro durante l’audizione alle commissione Cultura e Trasporti riunite della Camera dei Deputati.

Soro condivide la scelta di estendere a entrambi i termini l’indagine, in quanto “la disinformazione va considerata nella sua valenza istigativa di condotte discriminatorie, diffamatorie e comunque lesive della dignità personale”, mentre “la malainformazione rappresenta un complesso fenomeno da analizzare anche come possibile minaccia per la democrazia, con riflessi potenzialmente negativi sulla sovranità, con effetti distorsivi sulla corretta formazione del consenso, così da orientare le scelte politiche del corpo elettorale nella direzione voluta”, ha concluso il Garante privacy.