il confronto

Fake news, le diverse ‘battaglie’ di Germania, Francia e UK. E in Italia?

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Multe fino a 50 milioni nel ddl del governo Merkel per i social che non cancellano le notizie false, la Francia si affida a una società di fact-checking che le segnala a Facebook. Il parlamento britannico ha avviato una commissione d’inchiesta e in Italia il disegno di legge prevede multe e anche il carcere per le fake news e gli hate speech.

I governi europei iniziano a preparare la guerra alle fake news. E lo stanno facendo, non solo per “il bene dei cittadini”, ma perché si stanno avvicinando le elezioni ed è forte il timore che gli elettori possano essere influenzati da notizie false postate sui social durante la campagna elettorale. Infatti in Germania a breve si terranno quelle regionali e a settembre le politiche (la cancelliera Angela Merkel se la vedrà con Martin Schulz, in vantaggio nei sondaggi). In Francia il 23 aprile si voterà per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, la Gran Bretagna sta vivendo ancora il post Brexit mentre in Italia il governo Gentiloni non si sa se arriva a fine legislatura.

In Germania in arrivo multa da 50 milioni

 

Il ministro della giustizia tedesco, Heiko Maas, ha annunciato la presentazione di un disegno di legge contro le bufale online. La proposta prevede multe fino a 50 milioni di euro per le piattaforme che non rimuoveranno entro 24 ore dalla segnalazione i contenuti calunniosi e diffamatori, mentre per quelli che richiedono un’attività investigativa la rimozione è prevista nell’arco dei 7 giorni.

 

 

Secondo le statistiche riferite dallo stesso ministro Maas, Twitter avrebbe cancellato solo l’1% dei contenuti offensivi segnalati dagli utenti. Un po’ meglio avrebbe fatto Facebook, con il 39%, mentre Google si dimostra il più attento con un 90% di contenuti offensivi rimossi da YouTube.

Il network e l’algoritmo antibufale della Francia

 

La Francia, al momento, si è pensato a una soluzione più tecnica e pratica. È lo stesso Facebook ad aver avviato una partnership con Poynter’s International Fact-Checking Network (IFCN), un network delle principali testate giornalistiche che hanno il compito di verificare le notizie sul social network e nel caso segnalare quelle che non sono scritte da “fonti attendibili”. Gli utenti dei social vengono messi in guardia grazie a un bollino di “non attendibilità” che marchia le fake news con questa dicitura: “Disputed”-contestata. Inoltre quando si cerca di condividere la bufala online si visualizza un alert per ricordare che il contenuto non è veritiero. Infine l’utente stesso può segnalare le notizie che ritiene siano false.

Ecco come funziona l’algoritmo attivato in Francia da Facebook.

 

 

Nel Regno Unito avviata commissione d’inchiesta: ‘fate prostituzione commerciale’

 

Anche la Gran Bretagna, dopo la Brexit, è corsa ai ripari. La Commissione media ha avviato un’inchiesta sul tema, mentre la Commissione degli Affari interni ha audito i referenti britannici di Facebok, Twitter e Google: “Non fate abbastanza per rimuovere le notizie false. Fate prostituzione commerciale, ve ne vergognate almeno?”, ha detto loro un deputato laburista presente all’audizione.

 

In Italia cosa prevede il disegno di legge anti-bufale

 

Il mese scorso in Senato è stato presentato il primo disegno di legge antibufale e contro le campagne di odio sul web. Il testo di legge che vede come prima firmataria la senatrice Adele Gambaro (Ala-Sc) insieme ai senatori Riccardo Mazzoni di Ala, Sergio Divina della Lega Nord e Francesco Giro di Forza Italia.
L’articolo 1 del testo stabilisce che chi pubblica o diffonde “notizie false, esagerate o tendenziose attraverso social media o siti, che non siano espressione di giornalismo online, è punito con l’ammenda fino a 5mila euro. La sanzione è più aspra se la bufala “può destare pubblico allarme”, o “recare nocumento agli interessi pubblici”. In questo caso sono previsti: l’ammenda fino a 5mila euro a cui si aggiunge la “reclusione non inferiore a dodici mesi”. Chi, invece, si rende “responsabile di campagne d’odio contro individui” o “volte a minare il processo democratico” è punito con la reclusione non inferiore a due anni e l’ammenda fino a 10mila euro. (Leggi l’articolo completo sul ddl)

 

Venerdì 17 convegno dell’Agcom sulle fake news

 

L’impatto delle piattaforme online sulla libertà d’informazione e sul pluralismo dei media. Fake news e le altre sfide regolatorie” è questo il titolo del convegno organizzato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni venerdì 17 marzo dalle 9:30 alle 13. Ecco il programma e l’email per richiedere l’accredito.