Advertising politico

Facebook e Google, allo studio negli Usa norme più severe sugli spot politici online

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La Federal Election Commission ha votato una proposta per imporre il disclaimer di chi finanzia le campagne politiche sui social.

Gli inserzionisti di spot politici online (digital advertising) su Facebook, Google e altre piattaforme web potrebbero ben presto trovarsi costretti a rivelare in tempo reale agli utenti della rete gli sponsor degli spot. Lo scrive Bloomberg, aggiungendo che il giro di vite sulla pubblicità politica sui social negli Usa è stato proposto dalla FEC, la Federal Election Commission per evitare il reiterarsi dell’influsso della Russia sulle elezioni presidenziali del 2016. L’obiettivo della FEC è arrivare ad un nuovo regolamento sulla pubblicità politica online prima delle elezioni di medio termine di quest’anno (mid term elections).

E’ la prima volta dal 2006 che la FEC mette mano alle regole sulla pubblicità politica anche online, dove la materia, diversamente dai media tradizionali (tv e radio), non è regolata.

Il nuovo regolamento proposto per i social prevede in primo luogo “disclaimer” sotto forma di link che compaiono su monitor di pc e display di smartphone e tablet, che identifichino chiaramente gli sponsor degli spot politici a favore dei candidati e dei partiti in lizza.

E’ vero che il nuovo regolamento non garantirebbe l’impermeabilità degli spot pubblicitari dall’influsso di potenze estere, ma di certo sarebbe un primo passo per portare maggior trasparenza nella piazza virtuale, luogo sempre più nevralgico per indirizzare il voto dell’elettorato.

E’ vero inoltre che gran parte degli spot pubblicitari comprati dalla Russia alle presidenziali Usa del 2016 non comprendevano messaggi di sostegno pro o contro un candidato specifico, gli unici che impongono il disclaimer dello sponsor. Ma è vero anche che imporre per tutte le pubblicità con contenuti propagandistici l’obbligo di disclaimer (anche sugli smartphone) contribuirebbe a rendere più informato l’elettore e a far luce su eventuali influssi esterni sulle elezioni.

C’è da dire che lo scorso mese di settembre Mark Zuckerberg aveva annunciato un’operazione trasparenza sulle pubblicità politiche pubblicate sul social, tramite la creazione di un archivio consultabile che comprendesse tutti gli spot per le elezioni presidenziali, per consentire agli utenti di vedere chi le avesse finanziate, a chi fossero rivolte e quante volte siano comparse sugli schermi degli utenti.

La proposta della FEC, in consultazione per 60 giorni, avrà bisogno del voto unanime di tutta la commissione, formata da sei membri, tre per ogni partito. Oggi sono due i posti vacanti. Il regolamento dovrà comunque passare anche dal Congresso.

Nel 2011 Facebook aveva chiesto e ottenuto dalla FEC di esentarla dal pubblicare il disclaimer sui contenuti sponsorizzati visto che utilizza il tag “sponsorizzato” per identificare i post a pagamento, senza specificare però chi li paga.

Le cose potrebbero presto cambiare.