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Facebook banna le news in Australia. Il social rispetta le sue leggi e non quelle degli Stati

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In Australia gli utenti non possono più leggere e condividere le news locali ed internazionali su Facebook. Il divieto è stato annunciato ieri dalla società in risposta alla legge in arrivo che obbliga le big tech (Google ha accettato) a pagare nel Paese un equo compenso agli editori per le news condivise sui social o utilizzate dai motori di ricerca. 
Un lettore, che vive in Australia, ci segnala anche:

Facebook preferisce pagare le irrisorie multe e non rispettare le leggi

Facebook in Australia ha utilizzato lo stesso metodo usato in Italia. Piuttosto paga una multa, ma non rispetta le norme che possono danneggiare il suo business o causare una perdita di dati degli utenti, il dato prezioso su cui Facebook ha costruito la sua fortuna.

Meglio pagare 7 milioni di euro che interrompere la pratica scorretta sull’utilizzo dei dati degli utenti

In Italia, notizia di ieri, Facebook ha preferito farsi sanzionare dall’Antitrust con 7 milioni di euro piuttosto che interrompere la pratica scorretta sull’utilizzo dei dati degli utenti.

Lo “Stato” delle big tech e i legittimi Stati

Il messaggio politico agli Stati è chiaro: c’è una violazione consapevole delle leggi delle Nazioni per rispettare solo le proprie regole. Per fare un altro esempio, ha lo stesso atteggiamento anche Clubhouse, il social del momento basato solo sulla voce degli utenti. L’app è nata con una palese violazione del GDPR.

Questo è il nuovo fenomeno.  Le tech company si comportano come Stati autonomi anche perché le sei big tech costituiscono il terzo “Stato mondiale” per potenza economica. Le Authority continueranno ad intervenire per sanzionare le violazioni delle leggi da parte dei giganti del web, ma è giunto il momento per i legislatori nazionali e anche per quello europeo di andare oltre le sanzioni ed introdurre il blocco dei servizi digitali quando le leggi dei legittimi Stati non sono rispettate ed applicate dalle tech company. Il Digital Service Act prevede sanzioni ancora più importanti per gli abusi reiterati. In caso di recidiva deve scattare il ban dell’app o del servizio. Lo stesso metodo usato da Facebook in Australia.  

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