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Facebook accusata di ‘relazione abusante’ con gli utenti

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Alcuni membri della Commissione Uk digitale e media hanno detto, a viso aperto, al dirigente di Facebook di aver instaurato una ‘relazione abusante’ con gli utenti, perché esercita un controllo coercitivo sui contenuti senza lasciare scelta agli iscritti: ‘È ora di regolare la piattaforma’. Un altro schiaffo a Mark Zuckerberg.

Nel 2018 giorno dopo giorno si registra uno schiaffo a Facebook. Dopo quelli di Roger McNamee, uno dei suoi principali investitori ed ex mentore di Mark Zuckerberg, che ha accusato la società di pensare solo ai profitti e non a risolvere la dipendenza che crea negli utenti; e dell’attore Jim Carrey che si è cancellato dal social, perché non combatte abbastanza contro le fake news; il nuovo guanto di sfida è stato gettato da diversi parlamentari britannici. In missione negli Usa i membri della commissione digitale e media della House of Commons del Regno Unito hanno udito i rappresentanti di Facebook, Google e Twitter, nonché accademici e giornalisti: le fake news il tema dell’audizione.

Al manager di Facebook Jo Stevens del Labour ha detto: “C’è uno squilibrio di potere tra la piattaforma e gli utenti perché c’è il controllo delle informazioni che le persone vedono senza avere la libertà di scelta dei contenuti da fruire. Mi ricorda una relazione violenta in cui si verifica il controllo coercitivo”.

La conservatrice Rebecca Pow ha aggiunto: “Avete tanti dati sulle persone, siete ora molto, molto potenti, ma completamente non regolamentati”. “È tempo di regole che stabiliscano i ruoli e le responsabilità perché tutto questo sta influenzando la nostra società, non da ultimo i nostri figli”, ha concluso Pow.

Queste dure accuse sono state dette a viso aperto dai parlamentari Uk durante un’audizione, la prima all’estero, durata quattro ore presso la George Washington University.

Il responsabile della policy di YouTube, Juniper Downs, ha, ripetutamente, dichiarato che è la ‘priorità principale’ dell’azienda bandire i contenuti problematici, ma il presidente della commissione, Damian Collins, gli ha replicato dicendo: “Abbiamo sentito molto spesso l’espressione ‘priorità assoluta’. Se giudichiamo la società basandoci su ciò che fa piuttosto che su ciò che dice, la priorità assoluta è massimizzare le entrate pubblicitarie della piattaforma”. E per gli stessi membri della commissione anche investire ‘decine di milioni di dollari’, come affermato da YouTube per ‘presidiare’ la piattaforma video da contenuti pornografici e violenti, è troppo poco, sarebbe come “applicare un piccolo cerotto su una ferita aperta”. Troppo poco.

Nel corso dell’audizione, Twitter ha rivelato di aver trovato 49 account collegati a una famigerata fabbrica di troll russi che hanno pubblicato messaggi sulla Brexit in vista del referendum. Invece, YouTube ha dichiarato di non aver trovato traccia di agenti russi che hanno usato i video per influenzare il referendum nel Regno Unito.

Facebook, invece, ha dichiarato la responsabile della policy, Monika Bickert, “sta ancora indagando sui potenziali effetti sul risultato della Brexit da parte di troll russi autori di fake news” e ha aggiunto che il social network non ha modo di sapere se sono state pagate inserzioni per fake news da parte di account stranieri.

L’affermazione, spiazzante, ha scatenato la risposta furiosa da parte di Damian Collins, il presidente della Commissione, che ha utilizzato una metafora per descrivere la grave responsabilità, che, invece, Facebook ha avuto durante la campagna referendaria in Uk: “Se Facebook fosse una banca e qualcuno riciclasse denaro attraverso quella banca, la risposta … non sarebbe stata ‘Beh, non ha niente a che fare con noi. Siamo solo una semplice piattaforma. Quella banca sarebbe stata chiusa e la direzione avrebbe dovuto affrontare un procedimento giudiziario”. “E il comportamento messo in atto da Facebook è lo stesso”, ha concluso.

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